Rarefazione

 

Rarefazione

La Storia è pignola nel datare fatti in politica, scienze, arti (che noia!) e quant’altro rientri negli accadimenti umani, per nostra genetica fortuna pensieri e sogni volano liberi ben oltre le dimensioni spazio temporali. Se dobbiamo collocare a una data il via all’inizio del processo di rarefazione, questa è il 31 gennaio, allorché il CdM del Governo inciucio vermiglio, colto alla sprovvista da due anziani cinesi allo Spallanzani, deliberava per il Bel Paese lo stato d’ emergenza semestrale (D.Lgs n. 1/2018) dovuto  all’insorgenza di patologie derivanti da agenti virali trasmissibili”.

Il quadro dell’Italia somigliava alla necrosi progressiva del ritratto di Dorian Gray, una maggioranza incollata dal Quirinale era assoluta minoranza nel Paese, il grillo parlante spiaccicato dal martello del voto popolare, i nipotini di Togliatti erano a pesca di sardine, il Presidente del Consiglio cambiava pelle come i serpenti e soprattutto la Nazione arrancava con l’asma sull’unica salita che conti, il PIL, a zero o peggio col segno negativo dei numeri reali.

A 7.500 km da noi Xi Jinping, l’ineffabile Presidente del drago col sorriso da Gioconda, in gennaio aveva dichiarato zona rossa la provincia di Hubei aggredita da un nemico invisibile, sconosciuto, il COVID-19. Proprio laggiù a Wuhan prendeva luce la prima criminale rarefazione, la più grave, sull’origine del virus, fumo alimentare, serpenti, pipistrelli macellati vivi nei mercati, ma sibilava anche un “venticello” di manipolazioni biologiche sfuggite, chissà come! da un laboratorio di ricerca franco cinese, tesi sedata dai guerrieri di terracotta in mascherina a difesa dell’impero rosso, il più virale della storia recente. Il suo è pirañismo  bulimico ove si scelga di fumare l’oppio illudendosi di far profitti sulla via della seta per intubare il capitalismo a corto di mercati e tecnologia a bassi costi.

Parentesi, vi ricordate gli esotici borghesi innamorati del libretto rosso sventolato da studenti raglianti (non dagli operai) col condom sulla testa, i ristorantini d’ involtini primavera, poi gli empori di cianfrusaglie, la compera silente di quartieri trasformati in “riserve gialle” e via su sempre più in alto nell’accaparrare risorse di Paesi, finanziando i loro debiti (U.S.A. compresi), autentica pistola di Van Gogh puntata al loro cuore. E fermiamoci qua, i cani occidentali abbaiano ora verso il sol levante, la mammolina Italia no, ringhiano ma non mozzicheranno perché la Cina vuol dire affari d’oro, per questi tutti hanno ficcato la testa dentro il cappio, la prova? La solitudine della rivolta di Hong Kong.

“Come va? Tutto bene?”, “Si, bene e voi come state?” è l’incipit tedioso del dialogo rarefatto di rapporti umani in video chiamata, mentre tre “p” ci assediano, paura, precarietà, povertà, in un isolamento da prigioni michelangioleschi senz’anima aspirata da un florilegio di DPCM contro il nemico invisibile che per assurdo siamo noi stessi, latori della dichiarazione di guerra alle comunità, sospettati di “unzione”, penalmente perseguibili per legge, chissà cosa argomenterebbe oggi Cesare Beccaria.  

La doppia paura, prendere il virus-trasmetterlo, fa d’ogni casa una cintura rossa, ambienti separati se uno esce a lavorare, è esposto a rischio, distanziamento familiare, niente baci, carezze, amplessi, strette di mano, salutini di gomito, gel, sanificazione e attenti all’orco può essere entrato dal vicino! E i figli senza cartella? Beh sarebbe meglio spedirli dai nonni, sono vecchietti già da tempo reclusi in quarantena, peccato averli però parcheggiati in case di riposo, ospiti innocenti di sorella morte corporale. Per quella spirituale, il prof. ha provveduto, niente panchine agli innamorati di Peynet, l’amor che muove il mondo fatelo sui display, gli amici li rivedrete rispettando le distanze, con guanti e mascherine, se andate a messa ricordatevi che l’occhio dello sbirro vi segue fino al confessionale, sacramenti sospesi, preti multati.

Il 23% della popolazione, stante l’età avanzata, resterà ai domiciliari, magari con una boccata d’aria sotto casa per far pisciare il cane, ci viene da cantare il legionario di Lucera.

Quasi 11 milioni di studenti in streaming, i travet da casa in smart working, la cultura sono spot di guitti in cerca di visibilità nella nebbia, studi affollati di beoti opinionisti e gli operai nel limbo della cassa integrazione, il “paradiso” può aspettare.

Certo nessuno intellettualmente onesto negherebbe il dovere di governare al meglio un’epidemia per certi versi memoria della tragica spagnola, rammentate? Eravamo in guerra e a casa c’era l’influenza mortale, allora come oggi la ricetta era igiene e mascherine, ma quell’Italia era una leonessa a caccia per la nidiata, bella e fiera da impazzire, purtroppo è morta lasciando gli orfani in Istituto

Dunque restiamo a casa ok, sospesi al susseguirsi delle fasi, procedendo al buio in attesa che ritorni la luce, ma niente sarà come vorremmo, il sistema ha fatto crack contro un nemico invisibile, saranno questue, tasse e debiti usurai, la liberazione è passata invano e domani la festa del lavoro sarà per pochi intimi come da circolare, prevenzione dovuta ma è RAREFAZIONE.

Torna in alto