La consuetudine lessicale ci propone un solo tipo di golpe: quello che si realizza mediante uno strappo improvviso, con la comparsa nelle strade dei carri armati, l’occupazione ‘manu militari’ dei palazzi del potere e i proclami dalla Televisione occupata.
Ma questo è il moncone di una pellicola rinvenuta per caso durante un sopralluogo in soffitta: graffi, fruscii assordanti e flash neri mentre si srotola il film.
Roba da antiquariato.
Oggi è di moda il GOLPE AL RALLENTATORE, come essere passati dall’analogico al digitale.
Il futuro è un posto da cui non si torna più indietro: e se l’è preso il PD, tanti anni fa, declinando delle generalità diverse da quelle attuali, una volta Quercia, una volta Ulivo, gli alberi emblematici di una longevità infinita, la minaccia di impadronirsi “in saecula saeculorum” del Paese e dei suoi abitanti esibendo un biglietto da visita.
Tutto ciò è avvenuto, appunto, al rallentatore – la versione più moderna del golpe – insinuandosi come l’acqua negli interstizi di una guaina sfilacciata, nei buchi di un impermeabile vecchio.
Qui, di seguito, gli aspetti salienti di questo moto espansivo, l’ultimo bollettino.
La sottomissione della scuola, che non insegna più, prigioniera di una visione demenziale di una società di eguali, senza più sanzioni né premi.
L’infiltrazione massiva nella Magistratura, dentro la quale il PD e i suoi predecessori hanno covato le uova della divisione politica: un catastrofico paradosso per un’istituzione che deve essere politicamente imparziale.
Il pieno controllo dei media: altro elemento di disturbo per una comunità di persone, che si è cristallizzata ormai in due grandi categorie, una delle quali parla, scrive, pontifica, fa il bello e il cattivo tempo, mentre l’altra sta zitta.
Si potrebbe obiettare che in un sistema governato secondo le regole della democrazia parlamentare, c’è sempre, per simili inconvenienti, il rimedio delle elezioni.
Tutto vero, purché non venga meno la libertà di andare a votare: che viene negata quando lo spread elettorale diventa troppo alto per il PD, e a condizione che l’arbitro – il presidente della Repubblica – non nasconda sotto il doppiopetto la maglietta di una delle due squadre accanendosi contro l’altra.
Ma in Italia – unico Paese al mondo – si è sostanziato un particolare tipo di golpe che chiamerei ANTROPOLOGICO e che risale ai tempi in cui un certo Grillo propagandava la formula “uno vale uno”, offrendo a tutti gli imbecilli l’opportunità di entrare in politica e di scalare le istituzioni sin tanto da conquistarne la vetta.
L’esperienza di questi ultimi anni ha dimostrato che le due fattispecie possono convivere, senza nessun pregiudizio l’una per l’altra, come, d’altronde, si evince dall’insistenza con cui la Boldrini ha reclamato l’applicazione della libertà di genere nelle ordinanze firmate dal premier – e questo mentre il Covid 19 imperversava mietendo migliaia di vittime – e come, inoltre, è comprovato dal premier medesimo nell’atto in cui diffida i fidanzati dall’incontrarsi nella Fase 2, se il loro rapporto non è sufficientemente ‘stabile’.
Ecco, il GOLPE ANTROPOLOGICO, compiuto ai danni delle persone passabilmente normali, da parte di quelle che non lo sono affatto, non è stato ancora censito nelle dispense di Scienze Politiche, ma si hanno buoni motivi per credere che sia solo questione di tempo.
Prendere nota.