Una macelleria sociale è dietro l’angolo
Non voglio soffermarmi sulla realtà delle nuove aperture della “fase 2”, anche se i guasti saranno ancora più gravi. Basti pensare ai ragazzini lasciati ancora a casa, quando sappiamo tutti quale importanza ha per i bambini socializzare con i coetanei e quali guasti ha arrecato alla loro formazione il dover stare chiusi tra quattro mura. Né parlerò del grave deficit formativo che viene indotto dalla scuola telematica; deficit che si assommerebbe alle già gravi storture arrecate alla nostra scuola. La scuola dovrebbe avere come scopo la formazione della persona, mentre oggi surrettiziamente è cambiato lo scopo della scuola, oggi è intesa come l’anticamera dell’ufficio di collocamento. Né voglio manifestare il mio grave disappunto verso l’utilizzo in campo giudiziario del processo telematico, vera stroncatura, nei procedimenti penali, del diritto di difesa e del, vanamente conclamato, diritto di parità tra difesa e accusa.
Oggi voglio parlare della drammatica situazione della nostra realtà economica, credo, non capita nella sua reale portata dalla cosiddetta classe politica e sicuramente ancora non affrontata, con ritardi assolutamente incomprensibili.
I danni subiti dalla nostra economia a causa dell’epidemia sono nulla rispetto a quanto sta per accadere in conseguenza dei mancati interventi economici da parte dello stato e soprattutto dell’assoluta mancanza di un qualsiasi piano economico di ripartenza e rilancio.
Gli imprenditori sono praticamente abbandonati a sé stessi in questo difficile momento. Per ripartire, rispettando le assurde e farraginose norme di sicurezza imposte dai decreti, servono cospicui investimenti che solo chi ha le risorse può ottenere, inoltre i prestiti garantiti dallo stato le banche li forniscono solo a chi ha già le risorse e siamo sempre allo stesso punto. Per di più dato che questi prestiti sono e restano, per larga parte, garantiti dallo stato le banche condizionano l’erogazione degli stessi all’estinzione dei prestiti precedenti. Così la tanto decantata operazione di finanziamento si risolve nell’ennesimo aiuto alle banche.
I piccoli e medi imprenditori italiani, vera ossatura della nostra capacità imprenditoriale, sono stati abbondantemente colpiti e falcidiati in questi ultimi anni. L’epidemia ha rappresentato il colpo finale e, per molti di loro, è indispensabile un aiuto concreto per poter ripartire, non solo per ottemperare alle norme di sicurezza ma anche per superare l’inevitabile contrazione del mercato, dovuta alla diminuzione del potere d’acquisto delle famiglie e al dilagare del racket dei grossi gruppi di vendita online. Si tratta di finanziamenti a fondo perduto e di reali finanziamenti a tasso agevolato, magari accompagnati con una dilazione e rateizzazione consistente di tutte le pendenze fiscali.
La prova di questo disagio sociale è visibile con quanti hanno già deciso di non poter riaprire e di andare ad ingrossare con i loro dipendenti la già fitta schiera dei disoccupati. È di oggi la notizia della prima vittima di coronavirus senza contagio: è un piccolo imprenditore campano di 57 anni che si è tolto la vita nel suo capannone che non avrebbe potuto riaprire. Vogliamo parlare della pacifica e regolare protesta dei ristoratori a Milano, tutti con mascherina, tutti regolarmente distanziati oltre un metro e tutti ugualmente multati per 400 euro? Questo ovviamente per aiutare le riaperture.
Quanti si sono posti il problema, che la mancanza di veri aiuti alle famiglie comporterà una naturale contrazione della domanda interna? Quanti hanno capito che il lavoro da casa contrarrà la necessità di personale? Cosa ha predisposto il governo per contrastare questa più che concreta drammatica possibilità?
Nulla, silenzio assoluto; così come sono silenti tutti i maggiori sindacati ridottisi a organizzare concerti, tutelare solo le carriere dei propri dirigenti e gestire i pensionati rimasti memori di sindacati con altra storia.
Questo ragionamento, se non ci saranno interventi concreti, fa presagire, a breve termine, massicci licenziamenti, contrazione dei salari, fame e disperazione. Questa è una vera pandemia da evitare.
Come? Attuando il Piano di Salvezza Nazionale per rimediare i soldi da investire senza ricorrere a prestiti esterni e stilando un serio e concreto piano di sviluppo economico accompagnato da un piano di salvaguardia e tutela del posto di lavoro e del salario.