La guerra ai morti è sempre stata una delle pratiche predilette dai progressisti. In questi giorni, sull’onda delle proteste scoppiate in seguito alla morte di George Floyd, stiamo assistendo ad un nuovo capitolo dell’offensiva lanciata contro quelle figure del passato che sono in contrasto, per una ragione o per l’altra, con la narrazione politically correct.
È di pochi giorni fa la notizia che i sostenitori del movimento Black Lives Matter hanno stilato un elenco di 60 statue da abbattere nel Regno Unito, alcune delle quali dedicate ai più grandi protagonisti della Storia inglese, come Oliver Cromwell e Winston Churchill − presi di mira dalla furia iconoclasta degli antirazzisti − ma già sono innumerevoli i monumenti imbrattati o divelti in vari Paesi del mondo.
L’iconoclastia che accomuna i gendarmi della psicopolizia progressista ai terroristi dell’Isis, ci dice molto riguardo alla loro forma mentis. Proprio coloro che vorrebbero fare tabula rasa del passato, nel quale non vedono nient’altro che un ammasso di barbarie, ignoranza e superstizione, non riescono a farne a meno: questi sanculotti del terzo millennio, i quali hanno sposato in pieno un’ideologia che ha tra i suoi obiettivi principali lo sradicamento dei popoli e la cancellazione di tutte le identità, sono letteralmente ossessionati dal passato. Pensiamo agli antifascisti del terzo millennio, che vivono e prosperano sulle ceneri di un regime morto e sepolto da quasi ottanta anni, ma che essi non smettono di agitare come uno spauracchio per giustificare la loro stessa esistenza, oltre che i generosi finanziamenti di cui beneficiano. Senza il passato e i suoi protagonisti nel bene e nel male, i sacerdoti del politicamente corretto non potrebbero celebrare i loro rituali, né coniare i loro mantra.
Allo stesso modo coloro che hanno sempre avversato la religione cristiana, oggi sono costretti a rispolverare alcuni dei più importanti concetti cristiani per portare avanti il loro credo mondialista: dalla “white guilt” come colpa dell’uomo occidentale, al pentimento di cui deve fare sfoggio a causa del suo passato colonialista, è tutto un pullulare di buoni sentimenti che vengono presi di peso dalla tradizione cristiana, spogliati del loro significato spirituale e adattati ai dogmi del pensiero unico. L’Impero del bene si nasconde dietro questo moralismo ipertrofico, dietro i suoi slogan zuccherosi e le sue storie lacrimevoli sfornate in serie, per portare avanti indisturbato la sua opera di distruzione delle identità e delle differenze, siano esse etniche, culturali o sessuali, con lo scopo di trasformare il mondo in un deserto indifferenziato dove dappertutto si ritrovi il medesimo e l’uniforme. Le avanguardie di questo potere che vuole livellare ogni cosa, persino il passato – dalle femministe che sognano di eliminare le differenze biologiche tra uomini e donne, agli immigrazionisti che strepitano per l’abolizione dei confini – sono in fondo le beghine del nostro tempo, sempre intente a moralizzare i costumi, e a denunciare coloro che non si conformano alla morale del nostro tempo.
Tra l’altro questi “rivoluzionari”, il cui immaginario è curiosamente identico a quello di Goldman Sachs e delle pubblicità della Benetton, non si rendono conto che se dovessimo “purificare” le opere letterarie, artistiche o filosofiche del passato da tutto ciò che non rientra nei canoni dell’inquisizione progressista, non resterebbe nulla da leggere o ammirare. E dopo aver fatto piazza pulita del passato, cosa dovrebbe prenderne il posto? Su quali fondamenta intendono costruire gli apostoli delle magnifiche sorti e progressive? Quali sono i “valori” nei quali credono gli odierni iconoclasti? I gay pride? Le cliniche per far cambiare sesso ai bambini? L’aborto al nono mese di gravidanza? Dovremmo rinunciare a Platone, a Dante, a Meister Eckhart, a Michelangelo, a Bach, a Goethe, a Dostoevskij, a Jünger, per adeguarci alla cultura del piagnisteo, alla peggiore forma di totalitarismo che la Storia ricordi, la quale è riuscita a trasformare le idee in malattie (oggi è tutto una “fobia”), oltre che in reati? No, cari rivoluzionari al servizio dell’agenda mondialista: inginocchiatevi pure all’idolo del momento. Noi resteremo in piedi a difendere quello che volete distruggere, ed è soltanto a Dio che ci inginocchiamo, non certo alle vostre follie e perversioni. Coscienti del fatto che senza quel passato che tanto odiate, e nel quale sapete solo proiettare le brutture e le storture del vostro animo volgare, non potreste nemmeno respirare.