Intervista a Miguel Ruiz di Respuesta Social Ciudadana
Pubblichiamo una interessantissima intervista a Miguel Ruiz Cambra-Caracciolo, presidente di Respuesta Social Ciudadana, realtà della Spagna dedicata agli studi e alla diffusione del pensiero politico alternativo, a cura di Andrea Virga, nell’ottica di una condivisione di idee e proposte culturali al di fuori dei confini nazionali, uno degli obiettivi che fieramente ci impegniamo a portare a compimento.
1) Presenta te stesso e la tua organizzazione: come è articolata, da quando esiste e qual è la sua dimensione.
Per prima cosa, voglio citare il nostro felice e diffuso proverbio spagnolo che dice «è da ben nati, essere grati», quindi un ringraziamento speciale a questo mezzo di comunicazione al servizio della quarta teoria politica.
Come sottolineerò più avanti, mi chiedono di presentarmi, ma prenderò la licenza per parlare anche di diversi colleghi della nostra entità politica, che è Respuesta Social Ciudadana (Risposta Sociale Cittadina), un progetto collettivo e non personale.
Sono Miguel Ruiz Cambra-Caracciolo, con 26 primavere sulle spalle, un lavoratore nel settore pubblicitario, appassionato di filosofia e arte, un volontario in varie entità di beneficenza nella mia città natale. Attualmente sono il presidente di Respuesta Social Ciudadana, una posizione che spero possa essere assunta da un altro compagno/a tra qualche anno, in modo che tutti abbiano l’opportunità di sperimentare il valore dell’impegno e del servizio di un progetto comune, come è la nostra nuova entità politica.
Il nucleo del lavoro al servizio del partito nella direzione, è formato da lavoratori in campo medico, legale, del marketing digitale e da lavoratori nel settore industriale. Respuesta Social Ciudadana non è solo formato dalla direzione, che è un ingranaggio in più che affianca militanti e simpatizzanti, che lavorano nelle diverse realtà della società, tra cui il municipalismo, associazionismo e sindacalismo. È senza dubbio un insieme di “ingranaggi” che formano una catena al servizio di una realtà collettiva, basata su giustizia sociale, dignità umana, trasversalità e ispanismo.
La nostra organizzazione nasce tra le regioni spagnole dell’Aragona e di Valencia, nel calore umano di un gruppo trasversale di persone, di diverse età, condizioni sociali, con e senza un passato politico, ecc. Abbiamo deciso di filosofare in comune sul futuro della politica spagnola in particolare, e della politica globale in generale, e tutti abbiamo ripetuto la stessa cosa: la “destra” e la “sinistra” (come la chiama la maggioranza della popolazione) sono uguali, tutte con uno stesso fetore liberale. Quale alternativa eravamo rimasti a quelli di noi che non si sentivano identificati con il liberalismo? Coincidenze di vita, abbiamo trovato il libro La Quarta Teoria Politica di Aleksandr Dugin, ci è piaciuto molto, così tanto che nell’estate del 2018 abbiamo deciso di formalizzare l’idea sotto un partito politico. Il 14 aprile [anniversario di fondazione della Seconda Repubblica Spagnola, ndr] 2019, Respuesta Social Ciudadana, con la denominazione nell’aspetto politico come “ispanismo sociale” (o come ci chiamano alcuni scienziati politici, sinistra nazionale o sinistra sovranista) è diventata da un’idea collettiva l’alternativa palpabile di oggi, offrendo un’opzione trasversale nella società. È l’alternativa di cui hanno bisogno le persone, i comuni e la nostra sovranità nazionale, in questi momenti di dominio neoliberista. Dobbiamo muoverci molto, lo sappiamo!
Non possiamo confrontarci con i grandi partiti dell’arco parlamentare né con quelli che godono di una lunga esistenza nel tempo (ad eccezione di specifiche eccezioni extraparlamentari). La nostra militanza è per il momento generosa, la confrontiamo sempre con un neonato, che deve fare i suoi primi passi nel giro di un paio d’anni. La nostra presenza in Spagna sta crescendo a poco a poco con molto lavoro umano e virtuale, specialmente nella Spagna rurale e nel settore primario (agricoltura, allevamento…), che oggi versano essenzialmente in uno stato molto povero, causato in gran parte dalle omissioni delle amministrazioni nazionali e regionali, e in molti casi è esacerbato dallo spopolamento. Alcuni lettori si chiederanno sicuramente: perché ci concentriamo su questi settori demografici? Ha una spiegazione molto logica, il globalismo non ha raggiunto così tanto i villaggi, mantengono ancora le loro identità locali, oltre ad avere molte possibilità sia con progetti cooperativi, sia con la possibilità di nuove economie, e soprattutto di quelle industriali – in Spagna si è introdotto il turismo come un effimero placebo per l’ambiente rurale e a detrimento dell’industria vista come una fantasia utopica, il che qualcosa di totalmente sbagliato – che nelle città medie e grandi oggi sono impensabili da raggiungere. Stiamo anche iniziando a essere coinvolti nelle richieste dei cittadini in quartieri specifici di grandi città o nei collettivi sociali. In altre parole, si sta lavorando anche in campo sindacale, socioculturale e metapolitico, promuovendo una piattaforma cooperativa in cui la centralità non è una qualunqu entità ma l’ideologia sviluppata dalla quarta teoria politica, l’“ispanismo sociale”, e da essa sorgono i diversi gruppi collettivi da presentare alla società.
Speriamo che questo progetto cooperativo sia preso come esempio sia dai partiti politici sia dalle associazioni metapolitiche che sono vicine o legate alla 4TP, come i nostri compagni in Ispanoamerica: Nomos, centro de estudios y estrategia (Argentina), Centro de Estudios Crisolistas (Perú), Juventudes por la Segunda República (Perú), Vanguardia Nacional (Colombia), Circulo Patriótico de Estudios Chilenos (Chile), Nova Resistencia (Brasile); o in Europa: “Il pensiero forte” (questa rivista che ci dà l’opportunità di farci conoscere) insieme al recente partito Vox Italia (niente a che fare con l’omonimo partito ultra-liberale in Spagna), i nostri vicini francesi – le riviste “Krisis” ed “Élements”, di Alain de Benoist (Francia); e come dimenticare la Russia e il suo Fronte della Gioventù Eurasiatista, del maestro Dugin?
2) Quali sono le vostre principali radici e ispirazioni ideali, e il vostro paradigma politico?
Anzitutto, attorno alla sigla di Respuesta Social Ciudadana, abbiamo riunito persone con e senza un passato politico, tra i quali si possono intravedere socialisti marxisti, nazionalsindacalisti, sindacalisti di Narciso Perales e Ceferino Maestú, ed ex militanti di partiti politici parlamentari oggi in netto declino… trasversalità con la T maiuscola! Tutti accettano e abbracciano la 4TP come un nuovo motore di trasformazione, necessario nel panorama attuale e relegando alla sfera sentimentale il loro passato ideologico, oggi superato o reso obsoleto dal tempo, dal capitalismo e dalla storia. L’ispanismo sociale non si limita a settori con una mentalità conservatrice o progressiva, insoddisfatti del sistema attuale o di partiti dell’uno o dell’altro colore che usano il neoliberismo come agenda.
Il nostro partito ha cinque punti principali; Hispanidad, Trasversalità, Dignità Umana, Giustizia sociale e repubblicanesimo. Difendiamo un modello economico sociale e cooperativo che garantisce i diritti delle persone, contro un modello economico che cerca solo di garantire il funzionamento del mercato, l’attuale modello neoliberista. Affermiamo sulla base della 4TP che la Spagna deve diventare l’asse fondamentale tra l’Ispanoamerica e l’Europa. Trascurare le relazioni politiche con l’America Latina decontestualizza la presenza di compagnie spagnole, che sono percepite da molte popolazioni secondo una falsa immagine di saccheggio, da cui i populismi locali traggono vantaggio. È imperativo un approccio su un piano di parità e il potenziamento dei vertici ibero-americani fino alla costituzione di un blocco multipolare, sovrano ed egemonico dei paesi ispanici o con eredità ispanica (Guinea Equatoriale, Sahara, Micronesia, Filippine…).
Difendiamo l’unione di Spagna e Portogallo in un’unica nazione iberica (ciò che è noto come Iberismo), come un principio plausibile per la creazione del futuro blocco multipolare.
Difendiamo la nazionalizzazione dei settori strategici e dei servizi pubblici (sanità, istruzione…) dall’attuale modello di privatizzazione.
Vogliamo sottolineare il lavoro di diffusione della 4TP in Spagna da parte del prof. Josep Alsina, con la sua rivista “La Emboscadura” e il suo libro L’ispanismo come quarta teoria politica, acquistabili presso le Edizioni Fides, quali unici riferenti teorici per la 4TP in Spagna.
Le nostre fonti d’ispirazione sono trasversali, ma come principale punto di riferimento abbiamo:
Alexander Dugin (1962) analista geopolitico, filosofo politico dell’Università statale di Mosca, dottore in sociologia, scienze politiche e filosofia; ha sviluppato la cosiddetta “Quarta teoria politica”, differenziandola dalla prima teoria politica della modernità (liberalismo), dalla seconda (comunismo) e dalla terza (fascismo). Nel suo approccio, prefigura la configurazione geopolitica dei progetti globali basati sui «grandi spazi» della civiltà, radicati a loro volta in una lotta tra i popoli e le élite plutocratiche finanziarie che attualmente dominano il mondo.
Inoltre, a mo’ di integrazione, segnaliamo i contributi specifici delle seguenti figure:
Joaquín Costa (1846-1911): rinomato politico, giurista, economista e storico spagnolo, fu il maggior rappresentante del movimento intellettuale noto come rigenerazionismo; autore prolifico di libri come, tra gli altri, Oligarchia e cacicchismo come l’attuale forma di governo in Spagna, Urgenza e maniera di cambiarla, Il collettivismo agricolo in Spagna; creatore dell’Assemblea Nazionale dei Produttori. A mo’ di esempio, potremmo citare alcune proposte di Costa: llegislazione sociale (contratto di lavoro, previdenza sociale, fondi pensione), autogoverno locale: municipalizzazione dei servizi pubblici e di determinate industrie o imprese.
Ramiro Ledesma (1905-1936): saggista, filosofo, sindacalista e politico spagnolo, fondatore delle Giunte di Offensiva Nazional-Sindacaliste; autore di libri come Discorso alle gioventù di Spagna e La conquista dello Stato. Reclamò un ruolo importante del lavoratore nella partecipazione alle decisioni dell’azienda, e una ferrea difesa dei diritti dei lavoratori in una Spagna molto divisa in classi sociali e nella dicotomia sinistra-destra, facendo intendere che il patriottismo passa attraverso le rivendicazioni sociali. Difese anche il concetto di separazione tra religione e Stato, così come una nuova Hispanidad, stringendo legami, lontani da idee imperialiste, come citato nel Discorso alle gioventù, con l’Ispanoamerica come tutto «il grande blocco ispanico della nostra America».
Gustavo Bueno (1926-2016): filosofo marxista, padre del “materialismo filosofico”; autore di numerosi libri e articoli su ontologia, filosofia della scienza, storia della filosofia, antropologia, filosofia della religione, filosofia politica, ateismo e televisione. In molte occasioni ha indicato l’Unione Europea come un esempio di “biocenosi politica”, ha aborrito l’idea che il continente europeo potrebbe essere il luogo naturale per la proiezione internazionale della Spagna, proponendo invece un’alleanza tra i Paesi risultanti dal processo di frammentazione dell’impero spagnolo attraverso l’idea di Hispanidad – progetto che si è cercato di offuscare fraudolentemente, paragonandolo a un tentativo di «ricostruire l’impero spagnolo», un’idea che Bueno stesso ha ridicolizzato.
3) Come vedete la situazione politica in Spagna, e quali sono le principali sfide che dovete affrontare? Come vi collocate in relazione alla questione delle autonomie e dei nazionalismi locali?
L’attuale situazione in Spagna è molto instabile ed è dovuta a diversi fattori:
L’incapacità della classe politica: il profilo dei nostri politici è molto basso, vergognoso. E mentre la crisi progredisce, diventa più evidente ogni giorno. Recentemente sono state rivelate le dichiarazioni imbarazzanti di una ministra [Irene Montero (Podemos), ndr]… dall’altra parte abbiamo un leader dell’opposizione [Pablo Casado (PP), ndr] che ha conseguito la laurea in legge in condizioni più che dubbie. Non ci sono figure rappresentative dello Stato, e questo si riflette nella situazione generale. Questo ci ha portato all’estremo a causa della pandemia causata dal Covid-19, che sta già portando a una crisi economica e sociale grave quanto o più di quella iniziata nel 2008. Ad uscirne in condizioni peggiori saranno le classi più modeste. Questo non sembra importare ai grandi partiti che sono al servizio degli interessi economici dei più potenti. La classe politica è diventata una casta che è del tutto separata dal benessere del popolo spagnolo. In un momento molto grave come quello attuale, questo appare in chiara evidenza.
Viene così dimostrata l’anteposizione di interessi partitici rispetto al bene comune. Il superamento della crisi sanitaria è posposta alle controversie e alle lotte basate sugli interessi elettorali della dittatura partitocratica (anche se la chiamano democrazia). In Spagna abbiamo più di 43.000 morti per la pandemia (le cifre ufficiali sono molto più basse) e nemmeno questo ha fatto sì che i grandi partiti concordino su misure elementari e di senso comune con l’unico scopo di salvare la nazione e le condizioni dei milioni di spagnoli che stanno vivendo un brutto momento e che passeranno un momento ancora peggiore in futuro.
Un altro aspetto degno di nota è il peso dei gruppi separatisti nel processo decisionale che interessa tutti i cittadini. Il problema del sistema politico spagnolo è radicato nel regime del ’78, che concede un peso significativo alle forze indipendentiste che mirano a dinamitare lo Stato spagnolo. È aberrante che, per oltre 40 anni i diversi governi, siano essi di destra o di sinistra, si siano appoggiati ai separatisti e hanno negoziato con essi per ottenere quote di potere. La conseguenza è che questi movimenti nazionalisti hanno approfittato della crisi precedente e attuale per rafforzare i loro obiettivi e porre fine allo Stato. È molto grave che la governabilità dipenda da questi cacicchi neo-feudali la cui unica missione è di balcanizzare la nazione spagnola. Noi difendiamo la pluralità culturale della Spagna, le sue diverse lingue e culture e riteniamo che sia logico che, per efficienza, vi sia un decentramento amministrativo in vista del bene comune. Proveniamo da uno stato molto centralista (il francoismo) e siamo passati all’estremo opposto dove ciò che viene imposto è la liquidazione dello Stato stesso. Abbiamo 17 microstati in modo che – e per fare un esempio – la crisi sanitaria sia stata aggravata dalle richieste dei separatisti che hanno fatto tutto il possibile per ostacolare un fronte comune a livello nazionale nell’applicazione delle logiche e necessarie misure sanitarie.. I secessionisti sono chiari sul loro obiettivo e subordinato tutto alla sua realizzazione.
E di fronte a tutto ciò, RSC ha la sua alternativa: una Repubblica rigenerante che ci porti al raggiungimento di una Patria giusta, libera e sovrana e dove nessuno spagnolo sia lasciato allo scoperto. La monarchia, che è al centro di questo regime del ’78, a cui abbiamo accennato prima, è stata quella che ha favorito l’attuale stato di cose fin dalla nascita del regime. Non esiste una soluzione, quindi, all’interno del Sistema; perciò lanciamo una proposta che si rompa con essa e apra un nuovo orizzonte per il popolo spagnolo.
4) Come vedete la situazione dell’Europa e quali sono le vostre prospettive di integrazione continentale, di fronte all’evidente crisi della UE?
La nostra integrazione nell’Unione Europea ha comportato la perdita del diritto sovrano di ogni nazione ad emettere la propria valuta. La nostra politica monetaria e l’istituzione di tassi d’interesse, o, ugualmente, l’accesso al credito da parte di cittadini e aziende, ora dipendono da un’entità indipendente, esterna alla volontà politica
Questa entità è la Banca Centrale Europea. Lungi dal lavorare per il bene comune, la BCE ha come compito principale la lotta contro il deficit degli Stati membri e il controllo dell’inflazione.
È necessario che la Spagna e il Portogallo recuperino la loro sovranità economica con misure urgenti: l’uscita dalla zona euro e dalla dipendenza dalla BCE; negoziare con i Paesi disponibili i nostri scambi commerciali con valute proprie o con quelle che consentono di eliminare la dipendenza dal dollaro; riteniamo inoltre molto necessaria la ripresa dei settori abbandonati della nostra economia e la rinegoziazione del nostro ruolo in Europa. Spagna e Portogallo devono recuperare urgentemente l’agricoltura e l’allevamento, abbattuti da quote di produzione e sussidi dell’Unione Europea
Il progetto di globalizzazione e il mercato unico ha comportato la distruzione della nostra sovranità economica produttiva. Siamo di fronte alla concorrenza sleale dei prodotti provenienti da paesi stranieri i cui costi di produzione sono molto più bassi a causa dei loro salari miseri e dell’assenza di costi di compensazione ambientale. L’introduzione di dazi è necessaria per impedire ai prodotti fabbricati in questi Paesi di entrare liberamente nei Paesi dell’Unione Europea. Questa misura eviterebbe la delocalizzazione massiccia che stanno subendo le imprese spagnole, ed europee in generale. Queste imprese stanno badando a spostare la propria produzione nei Paesi del Terzo Mondo, con la conseguente distruzione di posti di lavoro.
L’Unione europea ha dimostrato la sua totale debolezza per affrontare una crisi come quella che stanno attraversando Paesi membri come il nostro
Inoltre, abbiamo subito totale abbandono e discriminazione da parte di questa organizzazione che ci tratta come cittadini di seconda classe, stabilendo una divisione tra i Paesi più ricchi del Nord, responsabili delle misure economiche, e i Paesi del Sud, i più poveri, che sopportano le conseguenze del politica economica.
L’UE non è lì per risolvere i problemi dei cittadini, né per aiutare gli stati a gestire crisi economiche, pandemie o vari mali sociali. Sta chiedendo pere dall’olmo; cioè fare ideologia e non analisi della reale correlazione delle forze. L’UE nasce e si sviluppa per imporre una logica sociale basata sulle quattro libertà (libera circolazione di capitali, persone, beni e servizi) e sulla radicale opposizione al tipo di potere politico emerso dopo la seconda guerra mondiale; cioè allo Stato sociale e al costituzionalismo democratico e, molto più lontano, a un conflitto di classe che ha reso ingovernabili le democrazie e che ha sponsorizzato un nuovo tipo di società, altre strutture di potere e relazioni personali basate sul controllo sociale del economia, neoliberismo.
La Spagna e il Portogallo devono seguire un corso ai margini dell’Unione europea e costruire la propria energia, la sovranità politica, sociale, economica e militare. Devono essere il cardine dell’asse di collegamento tra il blocco multipolare dell’Ispanoamerica con l’Europa delle Patrie sovrane.