Pinocchio-Conte pagherà con l’oblio le sue troppe bugie

 

Pinocchio-Conte pagherà con l’oblio le sue troppe bugie

L’avvocato e professore Giuseppe Conte non era un politico di professione, quando, nel 2018, iniziò la sua avventura da Presidente del Consiglio, sostenuto da una maggioranza gialloverde (Movimento 5Stelle-Lega). Volle sottolineare in modo chiaro la sua natura e annunciò pomposamente che sarebbe stato l’avvocato del popolo: sempre e comunque dalla parte dei cittadini. Non sappiamo se questa fosse una bugia pronunciata in modo scientifico, come le successive, ma certo è che si rivelò presto tale, quando fu evidente a tutti, dopo poche settimane dal suo insediamento a Palazzo Chigi, che Conte giocava una partita tutta sua, spesso in contrasto con i partiti che lo votavano in Parlamento. E se ne infischiava dell’interesse comune: l’unica cosa a cui guardava era – ieri come oggi – la sua personale corsa nella classifica dei sondaggisti.
Ben presto, insomma, “Giuseppi” si è trasformato in un politico professionista, nell’accezione peggiore del termine, usando la bugia come strumento di governo: annunci, promesse e niente più. Era il febbraio 2019, ad esempio, quando Conte esultò: “Ci sono tutte le premesse per un bellissimo 2019 e per gli anni a venire, l’Italia ha un programma di ripresa incredibile”. A smentirlo furono i fatti, con una crescita del Pil praticamente nulla (0,2 per cento) e una ripresa economica restata una chimera.
A dicembre 2019, poi, lo stesso “Giuseppi”, in versione Babbo Natale giallorosso (la maggioranza, nel frattempo, era cambiata, con Pd e sinistra al posto della Lega, insieme ai grillini), dichiarava trionfante: “Sono orgoglioso del reddito di cittadinanza, le statistiche ci dicono che in otto mesi abbiamo registrato un calo del 60 per cento della povertà: un risultato incredibile”. L’Istat ha certificato che questa diminuzione del 60 per cento della povertà è tanto “incredibile” (parola che piace molto al premier) da non essere vera: il calo non c’è mai stato.
Arriviamo, di bugia in bugia, al gennaio 2020, quando dalla Cina si muove, minacciosa, l’ombra del Coronavirus. “Siamo prontissimi”, dice sicuro Conte in tv. Anche in questo caso, sono i fatti a dire l’esatto contrario: in Italia la pandemia fa registrare 34mila morti, mentre in Germania (con 23 milioni di abitanti in più) i decessi sono un quarto di quelli italiani.
Eppure “Giuseppi” è lanciatissimo nei sondaggi, il gradimento degli italiani sembra non abbandonarlo mai e lui gode di questa popolarità, che lo inebria giorno dopo giorno: le bugie, dette con sicurezza estrema e rilanciate come verità assolute da radio, tv e stampa di regime, evidentemente premiano.
Tanta popolarità, però, quando si basa sulla menzogna, sul nulla assoluto, è destinata a trasformarsi in un boomerang. Proprio com’è accaduto al predecessore del doppio Conte, Matteo Renzi, detto il Bomba. Sappiamo bene che fine ha fatto Renzi, siamo certi che Conte, a breve, ne ripercorrerà il cammino: l’autunno arriverà presto e gli italiani si accorgeranno, ad esempio, che tutti i miliardi annunciati per favorire la ripresa post-Covid 19 altro non erano che parole. E, quando non ci saranno più nemmeno i soldi per fare la spesa, Conte passerà – in un lampo – da salvatore della Patria a oggetto delle contestazioni di un intero Paese. I partiti lo sacrificheranno in un “amen” e lui rimpiangerà amaramente di aver lasciato le aule universitarie e le comode stanze degli studi legali, per scalare le vette della gloria politica. Un errore imperdonabile, che lo condannerà, in tempi brevissimi, all’oblio generale: niente di peggio, per chi ha lavorato esclusivamente per soddisfare la sua vanità personale.

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