La NATO in morte cerebrale rischia di fare ulteriori danni in Nord Africa prima di scomporsi

 

La NATO in morte cerebrale rischia di fare ulteriori danni in Nord Africa prima di scomporsi

Come aveva detto il presidente francese Macron, la NATO si trova in stato di “morte cerebrale, concetto ribadito alla luce degli scontri tra Francia e Turchia nel Mediterraneo per il conflitto in Libia e nelle minacce fra Grecia e Turchia per le zone di prospezione energetica in mare.

Da molti anni l’Europa non ha una politica estera attiva ma segue a rimorchio degli Stati Uniti partecipando a tutte le loro iniziative belliche. Così è stato per l’Iraq,  l’Afghanistan, la Libia, la Siria, Somalia e Sudan.

Attualmente si assiste ad una politica espansionistica della Turchia di Erdogan che approfitta del sostegno di Washington e si muove nello scacchiere del Mediterraneo fra Medio Oriente e Nord Africa.

Ankara non si accontenta più di fare il “lavoro sporco” per conto degli USA, come avviene in Siria, con il sostegno ai gruppi terroristi e l’occupazione di fatto di territori nel nord della Siria.  Adesso la Turchia si muove per stabilire zone di influenza in Nord Africa e nel Mediterraneo. Nella sua più recente operazione, Ankara ha utilizzato come mercenari i miliziani jihadisti che operano nel nord della Siria, sotto la sua protezione, ed ha provveduto al loro trasferimento dalla Siria, via Turchia, in Libia.

L’ultimo rapporto preparato il 15 giugno dal (SOHR) riporta l’arrivo in Libia di 13.800 jihadisti mercenari reclutati in Turchia. Tra loro ci sono anche migliaia di terroristi dell’ISIS e Al Qaeda. Almeno 200 di loro hanno lasciato la costa libica su imbarcazioni per attraversare il Mediterraneo, nascoste tra gli altri migranti.

Tutto avviene sotto la copertura della NATO e sulla base di accordi segreti fra Washington ed Ankara. La missione jihadista in Libia  ha persino ricevuto gli elogi da parte della massima autorità diplomatica italiana sul posto , sebbene fosse considerata un’operazione illegale.

La “missione” turca serve a dare sostegno al governo di Tripoli, quello di Serraj, appoggiato dalla UE e dalla NATO per fare fronte all’offensiva del generale Haftar, appoggiato da Egitto e Russia. Grazie all’operazione turca in Libia si è stabilito un esercito di jihadisti, tagliagole della peggiore specie liberati dalle carceri per essere arruolati fra i mercenari pro-turchi.

Nonostante questo la cosa non turba il sonno dei politici italiani del governo Conte che, come nella tradizione diplomatica del paese, accettano ogni direttiva che proviene dal padrone americano.

Soltanto l’Egitto, che da anni combatte una guerra contro i gruppi jihadisti e che ha subito sanguinosi attacchi sul suo territorio dalla Fratellanza Mussulmana, si è messo in allarme ed ha mobilitato le sue truppe con una divisione corazzata che si è attestata sul confine libico.

Il presidente egiziano Al-Sisi ha detto chiaramente che l’Egitto non tollera la presenza di terroristi jihadisti alle sue frontiere.

Nel frattempo nella NATO si litiga su tutto, sul bilancio militare dove sembra che Washington non voglia più versare enormi somme nel garantire “la sicurezza” del Vecchio Mondo (si è visto quale sia la sicurezza). Trump chiede agli alleati di sborsare più soldi per mantenere la NATO e si trova in grave frattura con la Germania per la questione gasdotto Nord Stream 2 che dovrebbe fornire il gas dalla Russia.

Al fine di giustificare le spese della NATO, Washington ha condotto un’aggressiva campagna paventando la “minaccia russa” che richiede, secondo gli USA, massicce esercitazioni militari vicino ai confini russi.

Tuttavia questo non basta più e Washington è passata all’offensiva anche nei confronti della Cina lanciando una campagna sulla “minaccia cinese” ancora più aggressiva di quella alla Russia.  I finanziamenti del Pentagono hanno obbligato tutti i media atlantisti a partecipare a questa campagna anticinese.

L’offensiva propagandistica è dettata soprattutto da motivazioni interne e serve a Trump per distrarre la sua opinione pubblica dai fallimenti della sua politica estera e dai gravi problemi interni scoppiati con i disordini a seguito delle uccisioni dei neri.

Quello che avviene nel vicino nord Africa, fra Libia Egitto e Tunisia, non sembra interessare molto l’opinione pubblica italiana e viene snobbato dai media italiani che nascondono accuratamente la complicità del Governo italiano con il terrorismo jihadista che oggi si trova, grazie alla Turchia,  radicato di fronte alle coste della Sicilia.

D’altra parte i media in Italia sono troppo impegnati a dare notizie dei proclami di Conte e delle vicende della famiglia reale britannica.

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