Un anniversario, monito e viatico
24 giugno (in questi giorni, dunque, l’anniversario) 1927, Corneliu Zelea Codreanu raccoglie intorno a sé un gruppo di giovani sodali, molti dei quali già con lui nelle battaglie condotte all’università prima e successivamente, e dà vita alla Legione dell’Arcangelo Michele – a ricordo dell’icona a lui cara e collocata sul lato sinistro dell’ingresso del carcere di Vacaresti dove era stato detenuto con l’accusa di aver progettato di uccidere i rappresentanti del governo. E ancora, ulteriore detenzione, dopo aver sparato e ucciso il prefetto di polizia Costantin Manciu che lo aveva aggredito con i suoi scherani in tribunale dove s’era recato a difendere uno dei suoi, che aveva subito sevizie. Un movimento che si caratterizza nel nome e fin dall’atto di fondazione, per il profondo afflato di carattere religioso, ascetico. Movimento che appartiene alla storia del Fascismo europeo – nel dicembre del 1934 rappresentanti della Guardia di Ferro parteciperanno al convegno indetto dall’Italia a Montreux in Svizzera per gettare le basi di una Internazionale fascista e dove si caratterizzeranno per un accento fortemente antisemita (a differenza, però, di quello biologico della Germania essi vedono lo strapotere degli ebrei in Romania e una minaccia culturale al progetto di rinascita della tradizione latina, il romanismo).
Inoltre basterà ricordare la presenza di un pugno di legionari, nove in tutto, nella guerra civile spagnola con la guida di Ion Mota, figlio di un prete ortodosso e vice di Codreanu. Il 13 gennaio 1937, sul fronte di Madrid, in località Majadahonda, ove è stata eretta una stele a memoria (luogo di pellegrinaggio dei romeni in esilio e di continuo sfregiata), proprio Ion Mota e Vasile Marin cadranno in combattimento. Una presenza simbolica a dimostrazione della guerra dello Spirito contro la Materia. E la Guardia di Ferro pagherà un prezzo altissimo di sangue generosamente versato in patria e nel secondo conflitto. Lo stesso Codreanu, dopo essere stato nuovamente incarcerato, nella notte del 29 novembre del 1938, verrà assassinato per ordine del re Carol II e del suo ministro degli interni Calinescu.
Un movimento ove politica ideali religiosità vivono e vivificano nella convinzione che – attraverso il canto il digiuno il lavoro – possa nascere un uomo nuovo e, solo così, i programmi avranno esito e compimento. Come si espresse Codreanu, in estrema e significativa sintesi, davanti ai giudici: “In quantità d’amore (si pensi, ad esempio, ai versi con cui Dante chiude la Divina Commedia ove è Amore – Dio – “che muove il sole e l’altrui stelle”); in quantità di sacrificio (quel sacrum facere da cui deriva il termine, che improntava l’animo del cittadino romano).