Benedetto Benedetto

 

Benedetto Benedetto

E’ stato lo Spirito Santo in almeno due occasioni, tra loro concatenate, a fare il regalo migliore ai fautori del relativismo. La prima volta, nell’agosto del ’78, allorché si accorse di aver ‘toppato’ clamorosamente nell’elezione del Pontefice. I cantieri navali di Danzica ospitavano l’attivismo febbrile che poi avrebbe generato Solidarnosc, la prima forma di contestazione organizzata in una delle province periferiche dell’Impero sovietico: quella che più di tutte l’avrebbe aiutato a morire

Gli euromissili spuntavano come funghi nel perimetro della NATO, e il sincronismo degli eventi sembrava essere quello degli uccelli che si dispongono a cerchio intorno all’animale che non ne ha più.

C’era quel cardinale lì – polacco, un campione dell’anticomunismo, una determinazione taurina – di nome Karol Wojtyla: proprio la persona giusta, ma non ci poteva essere posto per due Pontefici, non si era mai visto, non era possibile.

il 16 ottobre, Wojtyla, si affacciò dalla finestrella presentandosi all’urbe e all’orbe col mome di Giovanni Paolo II. Erano trascorsi solo due mesi dall’avvento di Luciani, il pacioccone di Canale D’Agordo. Lo Spirito Santo, fino ad allora infallibile, compì il miracolo. Ma ripeté l’errore nell’aprile del 2005, quando salì sul soglio di San Pietro Ratzinger col nome di Benedetto XVI.

 Il mondo, nel frattempo era profondamente cambiato. Nel diradarsi, il polverone sollevato dal muro di Berlino, fece intravedere i contorni di una mutazione catastrofica. La malabestia del liberismo riprese a ringhiare. I sindacati si ritrassero nel proprio guscio, e non c’é alcuna certezza che ci sia ancora dentro qualcuno. I partiti avevano abbandonato il territorio, smobilitando le sezioni e lasciando alla gente l’illusione di partecipare, assistendo dal divano alle loro passerelle televisive. Lo Stato diventava anoressico per compiacere la voracità del Privato. I diritti sociali cedevano il passo a quelli civili. La comunità, riunita sotto le regole dello Stato, si decomponeva in una congerie di individui, come pietra in sabbia, come sabbia al vento.

Si va costituendo una dittatura del relativismo che non riconosce nulla come definitivo e che lascia come ultima misura solo il proprio io, le proprie voglie…”: sono le parole pronunciate in un’omelia, il 18 aprile del 2005, da Ratzinger, solo qualche ora prima di essere eletto Papa. Era un semplice porporato. Avrebbe rincarato la dose – riproponendo cose già dette per significare l’urgenza della sua analisi  – in un discorso rivolto alla Diocesi di Roma dalla basilica di San Giovanni, solo due mesi più tardi “Oggi….”, sibilò “..un ostacolo particolarmente insidioso all’opera educativa é costituito dalla massiccia presenza nella nostra società e nella nostra cultura da quel relativismo che, non riconoscendo nulla come definitivo, lascia come ultima misura solo il proprio io con le sue voglie, e sotto l’apparenza della libertà diventa per ciascuno una prigione, perché separa l’uno dall’altro, riducendo ciascuno a ritrovarsi chiuso dentro il proprio io…..”.

Anche in questo caso lo Spirito Santo capì di aver fatto la scelta sbagliata, ma realizzò che non avrebbe poturo rimediare al suo secondo errore di fila con le stesse modalità con cui si era riscattato del primo, e finì col trovare come unica soluzione una sottana bianca che ne incrociava un’altra, la tragica leggiadria del minuetto, la replica, a distanza di quasi un millennio del ‘gran rifiuto’ di Celestino V, esecrato da Dante.

Il fatto é che qui, piuttosto che di un rifiuto, maturato per ragioni di salute – come recita la versione ufficiale rifilata ai media –  sembra trattarsi di una presa per il collo, di una capitolazione non di fronte a forze di modesto cabotaggio concentrate in Vaticano, ma di una sorta di cupola mafiosa che agisce a livello internazionale e che, quindi, occupa, col progredire della globalizzazione, uno spazio molto più esteso di quello a suo tempo impegnato dai protagonisti della Guerra Fredda.

Insomma, c’era un Papa che non piaceva a Gates e a Soros, e ce n’era un altro, arrivato secondo per mezza incollatura da Ratzinger, un certo Bergoglio, che nessuno conosceva, ma che doveva aver suscitato un qualche interesse, negli ambienti che contano, per la sua proclività a baciare, in ginocchio, i piedi sudati dei maggiorenti africani; a fantasticare di grandi masse di immigrati in viaggio verso l’Italia e l’Europa; a transigere sui principi fondanti di una Chiesa che, in  quanto ‘Ecclesia’, cioè comunità, non può dipendere dalle interpretazioni settarie della Dottrina o rimanere esposta, senza alcuna difesa, alle radiazioni del Pensiero Unico che celebra i singoli punti di vista, precursori della giungla e dell’anarchia.

Tra l’episodio del ’78 e quello del 2013 esistono delle differenze. La più importante sta nel fatto che allora la Chiesa si lasciò docilmente irretire nel gioco ‘sporco’ delle grandi potenze, anzi vi partecipò attivamente, schierando il Papa polacco accanto ai missili Pershing, perché legittimamente sperava che ciò servisse ad abbreviare l’agonia dell’Unione Sovietica, piazzaforte dell’ateismo, mentre più di recente il coinvolgimento é lo stesso che può determinarsi in un’entità infestata da quinte colonne; nella filiale delle massonerie riunite nel NWO; in un soggetto affetto da malattia autoimmune che agisce con tutte le sue forze contro se stesso.

C’é, però, anche un’analogia. Irrecuperabile. Profonda. Nell’offrirsi al ‘secolo’, in modo molto più netto e manifesto che nel passato, la Chiesa ha fatto sapere che per sopravvivere ha bisogno di adeguarsi alle vicissitudini della Storia: si è cioè ‘relativizzata’, rendendo più difficile per gli ultimi mohicani dell’ortodossia cristiana, rimasti asserragliati tra le mura leonine o sparpagliati nelle parrocchie, il compito di fronteggiare e abbattere il mostro del relativismo. Il sinistro sfrigolio del corto circuito. Un pericoloso paradosso. Dal quale Benedetto XVI, tornato Ratzinger, si sta tenendo alla larga. Osservando da lontano, la palpebra floscia sull’occhio ancora sveglio, un fiore bianco e giallo in bocca.

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