Covid 19: chi guadagna all’ombra della crisi?

 

Covid 19: chi guadagna all’ombra della crisi?

L’indice S&P 500 è il più importante al mondo poiché costituito dalle performance delle cinquecento aziende più rilevanti per capitalizzazione nel mercato. Oggi fa registrare una concentrazione che non ha precedenti nella storia: solo 5 aziende valgono un quinto di tutto l’indice e, al contempo, il 21% dell’intero free cash flow.

Quali sono? Ce lo dice l’ultimo studio della Fred Alger Management (www.alger.com): Apple, Microsoft, Amazon, Alphabet (la holding alla quale fa riferimento Google) e Facebook. Tutti titoli tecnologici, insomma, che hanno registrato le variazioni più alte dall’inizio dell’anno giovandosi – e non poco – della crisi pandemica.

Vent’anni fa le stesse aziende pesavano il 14% dell’indice. Ora, in tre mesi di Covid-19, hanno fatto registrare vertiginosi valori di borsa in miliardi di dollari: 1.524 Apple, 1.473 Microsoft, 1.317 Amazon, 999 Apple, 671 Facebook. Tiene il passo solo la Tencent (551), l’azienda cinese di WeChat e Pubg che nel 2018 era “crollata” e che ora, grazie ai download da lockdown, ha trovato l’airdrop.

Bene anche altri tre colossi del virtuale: Nvidia (schede grafiche), Paypal e Netflix. Staccata nella classifica – e di molto – Zoom, la società fondata da Eric Yuan ideatore della più gettonata piattaforma di teleconferenze che ha “spopolato” nel trimestre di coronavirus (creandosi il più grande database di face detection) che si ferma, diciamo così, a “solo” 66 miliardi di valore di borsa, ma registra la variazione positiva più corposa (+ 255%): “il ragazzo si farà”, per dirla con De Gregori.

La fotografia fornita dall’indice S&P 500 fa il paio con quella più generale dell’andamento globale borsistico: dai minimi di marzo il Dax tedesco ha recuperato il 43%, Piazza Affari il 28%, il Nasdaq è tornato ai livelli del 1999. Complessivamente, era dal 1975 che non si registrava uno scatto in avanti del genere: il recupero è stato talmente forte che le statistiche del passato non reggono il confronto.

Il pessimismo dell’incredulità di cui ha scritto l’analista finanziario Ken Fisher ha lasciato il passo allo stock picking, ossia la selezione dei cavalli vincenti. Che sono sempre gli stessi a ben vedere, con buona pace del vecchio e mitico Varenne.

Chi investe, in questi tempi? Ma i soliti cinque: gli unici in grado di vantare invidiabili riserve di liquidità da indirizzare verso prodotti che la seconda ondata pandemica renderà indispensabili per le persone le quali torneranno a spendere il loro tempo a casa usando il web.

Non a caso Facebook ha comprato sia Gojek – un’app indonesiana che offre una serie di servizi come trasporti e consegne – sia Giphy che sviluppa gif animate e, nel frattempo, per conto suo ha investito milioni di dollari per realizzare un cavo in fibra ottica sottomarino circumnavigando il continente africano: “web life matter”, insomma. Non da meno la Apple che ha comprato: DarkSky che sviluppa app meteo; NextVR operativa nella realtà virtuale; Voysis sviluppatrice di software di riconoscimento vocale; Xnor.ai una start-up che si occupa di intelligenza artificiale.

Completano il quadro oligopolistico del supermercato aziendale globale il paniere della Microsoft che si è assicurata Softomotive, Affirmed Networks e Metaswitch tutte operanti nel settore del cloud e Amazon che sta comprando Zoox una start-up che si occupa di veicoli autonomi e ha già assunto 175.000 persone, guarda caso, nell’ultimo trimestre. Google sta a guardare? Nient’affatto: Google Meet sarà gratuitamente disponibile nelle nostre Gmail.

Se c’è qualcuno che sta a guardare, piuttosto è l’antitrust mentre è in atto un vero e proprio circolo vizioso: i colossi spendono i dollari che hanno fatto durante la pandemia per essere più pronti per la prossima.

Nel mentre il Covid-19 ha devastato il commercio e il lavoro reale di interi Paesi e – in attesa che a settembre il coma finanziario lasci il passo al requiem economico per i piccoli e i medi operatori –, i grandi gozzovigliano spartendosi la torta solamente con qualche eroe per caso: la tedesca HelloFresh, ad esempio, attiva nella consegna di cibi freschi a domicilio, è diventata in un trimestre la prima società dell’indice azionario Stoxx Europe 600. 

Il che fa pensare che l’airdrop – tanto per citare il “momento topico” per chi gioca a Pubg – stavolta potrebbe cadere proprio su titoli simili. S questi potrebbe valer la pena investire prima che il ritorno del Covid-19 farà precipitare inevitabilmente i mercati ai minimi di marzo scorso. Di certo stavolta la safe zone non si chiuderà verso qualche negozio della piccola distribuzione: quelle chiuse, da quelle parti se continua così, saranno le saracinesche.

 

 

 

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