Musica Paradiso

 

Musica Paradiso

Gaudenzio Ferrari, Coro degli Angeli (1534-35), affresco,Cupola Santuario Madonna dei miracoli, Saronno

Ci piace immaginare un’orchestra di angeli ad accogliere Ennio Morricone nella sala d’attesa del Paradiso, quella cantata da Angelo Branduardi dove “aspettano le anime/senza spazio, senza tempo, forse accolte dalla musica celeste affrescata da Gaudenzio Ferrari nella cupola del Santuario della Madonna dei miracoli a Saronno. Spiriti festanti in concerto, il più variegato mai dipinto, con ben 56 strumenti musicali, diretto da Colui che, per omaggio, avrà concesso la bacchetta al grandissimo artista romano.

Gabriel’s Oboe è musica di paradiso in Mission, racconta il film più delle stesse immagini, resta nella memoria quel suono dolce che avvolge la storia nella foresta edenica vicina alle cascate dell’Iguazù, la comune dei Guaranì, la missione umanitaria dei gesuiti per salvare un popolo in simbiosi con la Natura, placenta di vita da difendere contro il trattato di Madrid del 1750. Anche questo racconta l’oboe del gesuita padre Gabriel, la libertà difesa con frecce e crocifisso di contro la polvere da sparo lusitana, il sangue contro il servaggio dell’oro, allora il suono si fa melodia della tragedia, sintesi di una storia purtroppo al tramonto, è stata musica anche alle esequie del maestro.

Si esce senza disturbare, lo spirito diventa suono che sale, oltre il velo c’è Virgilio nel nuovo viaggio fino alla mano candida di Beatrice, quelle note una reliquia preziosa per chi resta.

Le musiche del maestro romano non commentavano la sceneggiatura dei film, erano il film stesso, com’ebbe a dire Sergio Leon dopo aver ascoltato la tromba zingara della colonna di Per un pugno di dollari (1964), una ninna nanna raccontava il grande western all’italiana, il bene, il male, le faide familiari a San Miguel, la violenza “mafiosa” fino al duello finale (“al cuore Ramon!”) e quel fischio di Alessandro Alessandroni   overture e cartiglio del pigro cavaliere solitario Joe.

Le note di Morricone erano l’essenza del lungometraggio, dietro lo scorrere delle immagini, lo srotolarsi della sceneggiatura, c’era il logos, pensiero, parola-verbo sonoro del racconto anche quello non visto, era lui stesso a sottolineare questo aspetto del lavoro di artigiano che lo attendeva ad ogni sfida.

Quale la sfida? Ebbe a descriverla in un’intervista a Famiglia Cristiana: “La musica è l’unica vera arte che ci avvicina al Padre Eterno e all’eternità. Lo dico a me stesso, e qualche volta a mia moglie, che la musica già esisteva, tutta! La musica che è stata scritta e sarà scritta. E’ il compositore che l’ha presa e la prenderà! Secondo la propria epoca, secondo il momento in cui egli scrive e secondo la civiltà e lo stato della ricerca musicale del suo tempo. La musica è già esistente anche se non c’è”.

La musica scava nel cielo, quell’angolo di cielo dove il finito incontra l’infinito, il desiderio di Dio danza come nei Salmi davidici, si rende preghiera musicata, sposa-amante fuori dal carcere della carne, guida a scoprire l’angelo racchiuso nella pietra, con umiltà si leva il superfluo per dare luce all’eterno, Michelangelo lo strappava al marmo, Morricone lo disvelava sul pentagramma.

Suscita inquietudine nell’io dell’immanenza la fede salda del genio musicista radicata nell’albero della famiglia, il Rosario coi nonni, la vita affidata a Dio sotto i bombardamenti di Roma, ma non solo quando la paura umana ti attanaglia, almeno un’ora di preghiera tutti i giorni, pane quotidiano dell’anima, la messa domenicale, un matrimonio lungo 70 anni, un amore assoluto per la sua Maria fino a dedicarle l’Oscar alla carriera e i suoi ultimi pensieri. Ci piacerebbe essere medium per scoprire se il maestro ha scelto di stringere amicizia musicale con Mozart o Beethoven, nella nona sinfonia del compositore di Bonn irrompe il coro che ad un passaggi o canta: “Abbracciatevi moltitudini! Un bacio al mondo intero! Fratelli! Oltre il firmamento deve abitare un padre amato”. E i sei cori d’orchestra della composizione sacra di Ennio Morricone per S. Maria degli Angeli risponderebbero all’unisono: “Amen”.

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