APPROFONDIMENTI: l’Europa come rivoluzione – prima parte
Premessa
Questo articolo nasce con l’intento di recensire una recente monografia, nata come tesi di laurea presentata da Lorenzo Disogra all’Università degli Studi di Parma nell’anno accademico 2017-18, edita quest’anno per la casa editrice “Edizioni all’insegna del Veltro”1. Qual’è l’argomento di questa tesi, oramai pubblicata e quindi accessibile a tutti? E’ un controverso leader e teorico politico, di origine belga, che ha dedicato la sua intera esistenza all’idea di un’ Europa unita. La sua idea di Europa era senz’altro molto differente e più affascinante dell’idea, forse ormai quasi un miraggio, degli “Stati Uniti d’Europa”, celebrati da molti liberali come un futuro progetto volto ad un esportazione completa del modello statunitense in Europa. Ma, quindi, di chi sto parlando? Di Jean Thiriart.
Chi è Jean Thiriart ?
Jean Thirart nacque il 22 Marzo 1922 a Bruxelles, da una famiglia della piccola borghesia belga con idee fortemente anticlericali e con un orientamento politico tendente alla cosidetta “sinistra liberale”. Egli termina gli studi giovanissimo, all’età di sedici anni, per poi diventare un perfetto autodittata nello studio della filosofia, della politica ecc. Grazie alla sua curiosità e alle sue notevoli doti intelletuali, come spiega il suo biografo Yannick Sauveur, citato da Disogra come una delle fonti principali, il giovane Thirart riuscì a sviluppare una preparazione sorprendentemente vasta e pluridisciplinare2. Durante la sua adolescenza venne fortemente influenzato dalla cultura dei propri genitori, iniziando, così, una militanza in vari gruppi d’estrema sinistra ed antifascisti, come la Juene Garde Socialiste Unifièe e l’Union Socialiste Antifasciste. Successivamente, nel 1939, deluso da una sinistra che considerava oramai troppo verbosa e priva di idee credibili verso il futuro, passa, come si suol dire, dall’altra parte della barricata, avvicinandosi al nazionalsocialismo e alle idee che propagandava il Terzo Reich. La “conversione” politica di Jean Thiriart durante il secondo conflitto mondiale non deve sorprendere, come spiega Disogra; infatti, molti intellettuali. sia comunisti che di “sinistra” (ma anche di altre aree politiche), videro il Terzo Reich come un’alternativa politica sia al capitalismo reale sia al socialismo, che si stava costruendo in Unione Sovietica3. Thiriart, inoltre, vedeva il Reich e l’idea nazionalsocialista, come d’altronde molti altri in Belgio e in Francia (ma anche nel resto del continente europeo), come un modello che poteva unificare l’Europa per proteggerla dalla decadenza morale e politica. Tale visione delle cose, che caratterizzava molti europei del tempo, venne esplicata anche dalla giornalista statunitense di idee marxiste Anne Louise Strong, che nel suo famoso volume sull’URSS staliniana scrisse: “Perfino molta gente comune tentò di adeguarsi al “nuovo ordine” edesco, sperando nell’unificazione dell’Europa.”4
Ma la realtà era ben diversa sia per la Strong sia per Thiriart, nonché per molti altri. L’ iniziale adesione all’AGRA (Amis du Grand Reich Allemand) di Thiriart, come dimostrato dai fatti, avrà poco a che fare con il suo corpus ideologico. Un altro aspetto interessante di Thiriart è la sua vicinanza al pensiero di alcuni autori tedeschi molto radicali, ma in contrasto con il nazionalsocialismo: uno fra tutti Ernst Niekisch5, che verrà deportato in un campo di concentramento dal regime nazionalsocialista. Thiriart, dopo la fine della guerra, venne arrestato e rimase in carcere per ben due anni con l’accusa di collaborazionismo. La prigionia lo segnerà per tutta la sua vita6. Dopo la scarcerazione si dedicò solamente alla sua vita professionale, passando da ottico a optometrista. Ma l’inattività politica di Thiriart non era destinata a durare ancora per molto. Infatti, il 30 Giugno 1960, il Congo conquista la sua indipendenza dal Belgio; ciò, per Thiriart, come egli stesso spiegherà al famoso storico e giornalista italiano Angelo Dal Boca, costituì una vera e propria tragedia7.
Da un punto di vista superficiale, Thiriart potrebbe essere definito semplicemente come un nostalgico del colonialismo. Ciò, tuttavia, non è propriamente esatto, poichè, come sostiene Disogra, bisogna valutare due aspetti del Thriart di quegli anni:
- Il forte eurocentrismo a livello geopolitico e filosofico dell’autore, che lo portò ad appoggiare gruppi per gli interessi belgi in Congo e l’OAS francese in Algeria, che si opponeva al processo di decolonizzazione.
- Nonostante la verità incontestabile del primo punto, Thiriart non si propone di continuare il colonialismo e la sottomissione dei paesi africani, ma di integrarli in un progetto “mononazionale” più ampio. Egli, infatti, parla di una sorta di “simbiosi” fra Europa ed Africa, frutto di un progetto geopolitico unitario, secondo una tradizione quasi “schmittiana”8. Infatti, Jean Thiriart considerava gli stati nazionali incapaci di reagire ad un mondo sempre più soggetto all’egemonia americana. La teoria dei grandi spazi di Carl Schmitt, ripresa da svariati teorici del passato (e del presente), sembrava una valida alternativa allo stato nazione per progredire verso il futuro.
Questi sono i due punti salienti che causarono l’appoggio di Thiriat a svariati gruppi politici alquanto controversi, come l’OAS, che agiva anche sotto tutela dei servizi statunitensi infiltrandosi perfino in territorio Italiano, come dimostrato dal politologo e storico italiano Giorgio Galli nel suo pregevole testo “Piombo Rosso”9. A parte ciò, però, bisogna ricordare che l’attività politica di Thiriart non si ferma qua. Essa, infatti, continua con la costituzione di un gruppo politico decisamente innovativo: “Jeune Europe” o “Giovane Europa”, fondata nel 1961.
Ascesa e caduta di Giovane Europa
Jeune Europe o Giovane Europa è il movimento politico fondato da Thiriart durante gli anni sessanta del secolo scorso. L’organizzazione venne fondata nel 1961, però divenne operativa solamente nel 1962. Non è facile sintetizare le idee di Jeune Europe, delle quali Disogra si occupa in maniera approfondita 10. Nonostante le diverse speculazioni fatte da diversi studiosi, etichettare Thiriart come un “nazista, un comunista, un estremista di destra ecc.” è profondamente sbagliato, come cercherò di esplicare in seguito. Le idee di Jeune Europe sono riassumibili nei seguenti punti:
- Nè Mosca, nè Washington.
- Europa unita da Brest a Bucarest.
- Rifiuto della democrazia parlamentare.
- Contro “l’Europa delle patrie” e l’Europa federale.
- Per un un nazionalismo europeo.
- Nè con il comunismo, nè con il capitalismo.
- Neuralità forte e arma atomica per l’Europa.
- Europa fuori dalla NATO.
Dopo aver riportato i punti principali del programma di Jeune Europe, si può, in estrema sintesi, descrivere la natura di questo movimento come fortemente europeista e volta a trasformare l’Europa in uno stato indipendente. Successivamente, Thiriart cercherà sostegno per creare “armate europee” di militanti di Jeune Europe, che avrebbero dovuto formarsi nei diversi conflitti post-coloniali. Thiriart chiese aiuto a svariati paesi dell’est europeo: Jugoslavia e Romania, diversi paesi arabi come l’Egitto e l’Iraq. Da notare che alcuni suoi militanti parteciparono alla resistenza palestinese 11. Sembra (ma non ci sono fonti attendibili su questo incontro) che egli chiese aiuto anche a Zhou Enlai, il celebre e carismatico primo ministro cinese durante tutta l’epoca di Mao; ma sembra che gli furuno negati gli aiuti 12.
Jeune Europe, dopo la mancanza d’appoggio da parte dei diversi paesi arabi e socialisti, si trova a confrontarsi con la dura realtà, fino alla sua dissoluzione nel 1969 ed al ritiro di Thiriart dalla vita politica fino al 1981. Prima di spendere alcune riflessioni sull’idea e sulla visione geopolitica paneuropea di Thiriart, credo che sia necessario ricordare il forte successo avuto da Jeune Europe in Europa Occidentale. Infatti, il movimento si diffonderà in diversi paesi: Belgio, Olanda, Francia, Svizzera, Austria, Germania, Italia, Spagna, Portogallo ed Inghilterra 13. Fra alcuni dei suoi militanti più famosi italiani è necessario ricordare lo storico Franco Cardini 14 e il saggista Claudio Mutti 15, rispettivamente autori della prefazione e della postfazione dell’opera di Disogra.
L’Europa secondo Thiriart
“L’Europa sarà una nazione modellata da una élite rivoluzionaria!” Jean Thiriart 16
Molti oppositori dell’ordine liberale europeo spesso si rifanno a visione ed a concezioni antagoniste all’idea di unità europea, essenzialmente per due cause:
- L’Unione Europea rappresenta l’incarnazione del liberismo di matrice statunitense in Europa e, come dice lo stesso Thiriart: “Le nazioni europee fanno appello a potenze extra-europee per sostenere le proprie politiche.”17
L’Unione Europea, tutt’oggi, rappresenta un faro dell’unipolarismo statunitense e costituisce una base per gli interessi americani; è incapace d’aver una politica indipendente in qualsiasi senso ed è assoggettata, quindi, alla cultura del peggior capitalismo. Inoltre, l’UE mantiene il primato dell’economico sul politico e questo è uno dei principali motivi della sua decadenza. Come diceva Vladimir Illich Lenin nel famoso saggio popolare sull’Imperialismo: “In regime capitalistico gli Stati Uniti d’Europa equivalgono ad una spartizione delle colonie” 18 Secondo Lenin, gli Stati Uniti d’Europa avrebbero continuato a tutelare i propri interessi imperialistici nazionali nei confronti delle colonie. Attualmente, l’Unione Europea tutela gli interessi degli Stati Uniti nel continente europeo e nelle ex.colonie. L’ipotesi di Lenin non era così errata se confrontata con la nostra attuale realtà. Disogra, inoltre, spiega con estrema lucidità le contraddizioni dell’Unione Europea e del cosidetto primato dell’economico sul politico, secondo le basi della riflessione thiriarthiana: “Oggi l’Unione Europea si presenta, […] come il regno della spoliticcazizone. Dimostrazione di ciò è il fatto che essa è totalmente incapace di portare avanti una propria (autonoma) politica estera.19” Disogra continua descrivendo l’attuale decadenza del dibattito politico europeo contemporaneo:“Non a caso l’Unione Europea vive attualmente in una crisi di legittimità. Le rivendicazioni dei populisti e dei sovranisti sembrano riportare, in qualche maniera, la politica sul nostro continente.Per questo essi sono così mal tollerati da coloro che difendono le istituzioni europee. Ma, a ben vedere, anche questi critici non vivono che in un’illusione. Nell’illusione di fare politica, quando la loro non è altro che una piccola politica.20” Ciò è la maschera che continua ad ingannare l’Europa e a causare parte della sua continua decadenza sotto ogni aspetto della propria esistenza. In conclusione: “Vi è un Unione Europea che non vuole fare politica e, dall’altra parte critici che, per mancanza dei mezzi adeguati non possono farla.21” Da una parte, l’Unione Europea è succube della politica decadente imposta dagli Stati Uniti e dal modello economico neoliberale, dall’altra, i critici che si innalzano contro di essa rappresentano spesso altrettanta incapacità (come ci suggerisce Thiriart).
Il secondo punto, che vede questi critici rivoltarsi a prescindere contro l’idea paneuropea, vede una coerentissima giustificazione in ciò:
- L’incapacità dell’Unione Europea di scrollarsi il suo becero parlamentarismo e la sua incapacità di tutelare la cultura e le realtà particolari dei paesi facenti parte di questo progetto, che è relegato al primato dell’economico sul politico, quindi spoliticizzato, come abbiamo precedentemente affermato.
Cosa propone Thiriart come idea d’Europa ?
Jean Thiriart si focalizza su diversi punti per esplicare la sua idea d’Europa, dapprima unita fino ai confini dell’URSS, sucessivamente fino a comprendere anche l’URSS. Ma di ciò parleremo più tardi. 1.Thiriart si discosta totalmente dall’idea che l’Europa debba essere unificata da una nazione egemene. Infatti, come nei tentativi svolti da Napoleone e da Hitler, ciò creerebbe una reazione a catena di rinascita di piccoli e grandi nazionalismi, fino a causare conflitti alla pari dei precedenti. Egli spiega che il cerchio dei conflitti fra piccoli e grandi nazionalismi s’è chiuso in Europa nel 1945: non ripetiamolo. Con ciò, si capisce la distanza di Thiriart dalle idee nazionaliste e relegate al razzismo biologico che erano parte del Reich Tedesco.
2. La futura riunificazione europea non deve dipendere dai parlamentari dei singoli stati europei (come attualmente avviene), poichè questi signori traggono vantaggio personale dalle divisioni dell’Europa e non possono che creare un’Europa dei “chiacchieroni”, dei “girovaghi”, dei “festaioli” ecc., come dice lo stesso Thiriart. Ciò, in effetti, sembra accadere attualmente in Europa, dove a decidere sono i parlamentari dei diversi paesi, che discutono incessantemente, anche delle più futili questioni, fino a perdere la fiducia della maggioranza dei popoli europei, oramai stanchi e sfiduciati anche se incapaci di rivoltarsi (per il momento).
3. Thiriart si oppone fortemente all’Europa istituzionale, ovvero quella rappresentata dal trattato di Roma del 1954e sulla quale poggia l’odierna Unione Europea. Essa è pienamente sottomessa a Washington e l’Europa istituzionale, nei fatti, non esiste, poichè non è indipendente: è “una specie di superpanama americano”, secondo il belga.
Cosa opporre a tutto ciò ?
Per il teorico belga è necessario opporre un’Europa guidata da un partito rivoluzionario, un’avanguardia rivoluzionaria. La teoria dell’avanguardia rivoluzionaria di Thiriart deve essere strutturata, secondo lui, in modo centralizzato, omogeno (integrazione su scala europea del partito rivoluzionario) ed infine dinamico ed efficente. Il partito rivoluzionario europeo, infatti, dev’essere in grado di compiere una rivoluzione sul piano europeo (per questo egli teorizza un partito fortemente gerarchizzato in maniera meccanica)22. La teoria dell’avanguardia di Thiriart ricorda molto le teorie d’avanguardia espresse nei movimenti marxisti, per quanto riguarda la dinamicità, la centralizzazione ed il movimento omogeneo che per lui deve crearsi grazie all’avanguardia rivoluzionaria. Prendiamo in analisi la produzione teorica di Lenin ed anche di Stalin23, ad esempio. Si può vedere che, nonostante il ruolo decisivo delle masse popolari e del proletariato, nei fatti era una semplice élite molto preparata che guidava questi movimenti (com’è ovvio che fosse) fino al raggiungimento del potere; questa è l’élite d’avanguardia24. Per quanto riguarda la struttura fortemente gerarchizzata dell’élites rivoluzionaria, potrebbe ricordare la struttura di molti altri movimenti, che siano essi di “destra” o di “sinistra”, che hanno caratterizzato il secolo della “passione politica”, in cui Thiriart vive: il XX secolo.
Per quanto riguarda il ruolo dell’élite nei confronti delle masse, Thiriart specifica che il ruolo dell’avanguardia precede quello delle masse; infatti, è l’avanguardia o il gruppo di potere che deteniene il ruolo di gruppo dominante in un determinato paese. Secondo Thiriart, è la volontà dell’élite che precede la coscienza effettiva che la massa ha di sé stessa. Per il politico belga, infine, i piccoli nazionalismi saranno sostituiti da un nazionalismo europeo, capace di esprimere l’idea di un avvenire in comune di tutti i popoli europei, legati gli uni agli altri dall’idenitità di destino storico25. Infine Thiriart esprime le seguenti parole: “L’Europa sarà una nazione modellata da una élite rivoluzionaria!26”
1 L.Disogra, “L’Europa come rivoluzione”, Edizioni all’insegna del Veltro, Parma, 2020
2 Y.Sauveur, “Qui suis-je? Thiriart”, Pardès, Grez-Sur-Loing, 2016 cit. pp. 14-17
3 L.Disogra, op.cit. p. 18
4 A.L.Strong, “L’era di Stalin”, Edizioni Rapporti Sociali, Milano, 2006, cit.p. 98
5 E.Niekisch (1889-1967) era uno degli esponenti principali della rivoluzione conservatrice tedesca, nonchè uno dei maggiori teorici del cosidetto “nazionalbolscevismo”. Per maggiori informazioni sull’autore si riporta al testo di F.Milanesi, “Ribelli e borghesi”, Aracne, Roma, 2011 , all’opera del filosofo russo Aleksandr Dugin “La Quarta Teoria Politica”, NovaEuropa Edizioni, Milano, 2018 ed all’opera di Niekisch stesso pubblicata da NovaEuropa Edizioni E.Niekisch, “Il Regno dei demoni”, NuovaEuropa Edizioni, Milano, 2018
6 L.Disogra, op.cit. p. 21
7 Cfr. A.Dal Boca,“Da Mussolini a Gheddafi”, Neri Pozza Editore, Vicenza, 2012
8 Carl Schmitt (1888-1985) è stato u n filosofo e giurista tedesco. Fra le sue maggiori opere ricordiamo: “Terra e Mare”, Adelphi, Milano, 2002 e “Il nomos della terra nel diritto internazionale dello Jus Publicum Europaeum”, Aadelphi, Milano, 1991
9 Cfr. G.Galli, “Piombo Rosso”, Dalai Editore, Milano, 2013
10 L.Disogra, op.cit. pp. 26-42
11 Si ricorda il caso di Roger Coudroy, primo europeo a morire per la causa palestinese. Recentemente è stato pubblicato il testo con le sue memorie in lingua italiana: R.Coudroy, “Ho vissuto la resistenza palestinese”, Passaggio al Bosco Edizioni, Firenze, 2017
12 L.Disogra, op.cit. p.45
13 Ivi. p. 26
14 Franco Cardini (1940) è uno storico Italiano, specializzato in storia medievale.
15 Claudio Mutti (1946) saggista ed editore Italiano (Edizioni all’Insegna del Veltro) studioso inoltre di lingue ugrofinniche.
16 J.Thiriart, “L’Europa: un impero di 400 millioni di uomini”, Avatar Editions, Dublino 2011, cit. p. 43
17 Ivi. p.41
18 V.I.Lenin, “L’Imperialismo”, Editori Riuniti, Roma, 1974, cit.p.144
19 L.Disogra, op.cit. p.88
20 Ibidem.
21 Ibidem.
22 L.Disogra, op.cit. pp. 36-37
23 Ci permettiamo di citare in tal proposito; testi ove la teoria d’avanguardia viene illustrata dai due leaders sovietci: V.I.Lenin, “Stato e rivoluzione”, Edizioni Lotta Comunista, Como, 2016 e I.V.Stalin, “Per conoscere Stalin-
Antologia delle opere” a cura di G.Boffa, Mondadori, 1979
24 G.La Grassa, G.Petrosillo, M.Tozzato, “L’illusione perduta”, NovaEuropa Edizioni, Milano, 2017 cit.p.35
25 L.Disogra, op.cit. p. 39
26 Ibidem.