Ritorno sull’articolo della scorsa settimana, sul suo inizio. Citavo la regista tedesca Leni von Riefenstahl, che Hitler aveva imposto – nonostante i malumori, si dice, dei suoi collaboratori – per realizzare il documentario sul Congresso nazionalsocialista a Norimberga del 1934, con titolo Il trionfo della volontà, e, successivamente, sulle Olimpiadi del ’36 a Berlino. Due capolavori tenendo conto delle apparecchiature di una cinematografia, in fondo, ancora agli esordi. Del resto, seguendo le orme anche in questo del Fascismo, il dottor J. Goebbels ne intuì le potenzialità quale strumento di propaganda oltre che di svago per il popolo. (Va ricordato come la Riefenstahl non cessò la sua opera dopo il ’45, ma si dedicò, sempre come regista, a realizzare tutta una serie di riprese subacquee sulla barriera corallina di altissima qualità).
L’articolo faceva riferimento al libro di Giuseppe Culicchia e di cui sono stato, per quel che vale, forse critico troppo severo. Egli citava un’altra figura di donna, Hanna Reitsch, “capitano e collaudatrice della Luftwaffe, fedelissima a Hitler e tra gli ultimi a lasciare il bunker di Berlino, anche se dopo la guerra, stabiliti altri record aviatori mondiali, fondò una scuola di vela in Ghana e venne invitata a visitare i rispettivi Paesi da Indira Gandi e John Fitzgerald Kennedy”. (E, pur con tono scanzonato e con precisi intenti provocatori – la leggerezza si perdona – c’è dell’ardire…).
Ricordo il film La caduta, tratto dall’omonimo libro dello storico Joachim Fest, e le stupide critiche sollevate dai “guardiani della memoria” (così, mi sembra li definisse Giampaolo Pansa) che, simili ad ottusi innamorati, non tollerano si indichino difetti al proprio oggetto dei desideri…
Recupero il secondo volume della Storia del Terzo Reich (Einaudi, 1962) di William L. Shirer, giornalista americano che, prima come inviato speciale in Germania, e poi autorizzato a consultare gli archivi del nazismo sequestrati dagli Alleati, fu fra i primi ad occuparsene con tutti i limiti le storture i pregiudizi che si possono cogliere. Cerco di Hanna Reitsch. E mi viene da storcere la bocca quando la si presenta (a pag. 1700) con l’aggettivo “bizzarra” (?) per essere atterrata nei pressi del bunker, il 26 aprile del ’45, sotto il tiro dell’Armata Rossa, ormai dentro Berlino, fra le macerie di una città in fiamme. Direi che ben altri aggettivi potevano essere adoperati in quel frangente in quelle condizioni di pericolo abbandono rovinio. Lo stile, non soltanto come pura forma, è salutare levandosi il cappello di fronte al nemico vinto… ma si sa come non basti, oramai, vincere, il nemico va annientato nell’oblio o nello sciacallaggio vile e osceno. Riporto, però, poche ulteriori righe. Ella s’era proposta di portare Hitler in volo oltre le linee russe perché “il Fuhrer deve vivere affinché la Germania viva…”. La risposta non poteva essere “non sarebbe degno di un vero tedesco sopravvivere”. Leni von Riefenstahl, Hanna Reitsch, donne…