Scuola di Pensiero Forte [87]: dalla comunità alla società: la struttura politica
Vediamo ora come la società abbiamo una sua struttura politica. In questo capitolo tratteremo brevemente della politica, sotto l’aspetto meramente strutturale, appunto, per quel che riguarda la forma della società.
La politica, come ormai ben sappiamo, è il prendersi cura del Bene comune, come insegna il grande filosofo greco Aristotele[1]; essa richiede un ordine, il quale è funzionale al compimento di essa, che è appunto il Bene; questo ordine si configura in una struttura che, come scheletro portante, permette la realizzazione del fine per cui è stata creata, ovvero la politica. In primis la famiglia ha un suo ordine politico, che scaturisce dalla sua natura di nucleo elementare della vita sociale, fondato sui vincoli della generazione e perpetuazione della specie, del soddisfacimento dei bisogni elementari primari, dell’apprendimento del linguaggio e delle strutture antropiche fondamentali. La famiglia presenta una gerarchia precisa, ove la divisione dei compiti è, come in tutta la natura, un dato necessario per la positiva assoluzione degli scopi. Ugualmente avviene nella comunità, dove l’ampliamento della configurazione della famiglia realizza la cultura e, di conseguenza, le forme di espressione ed attuazione che essa ha, permettendo il soddisfacimento di beni differenti e più in grande, nonché permettendo lo sviluppo integrale delle famiglie, e quindi delle persone, che la compongono.
Tutto ciò avviene logicamente anche nella società: l’ordine politico è a livello teorico il medesimo delle due forme sociali precedenti, con un fine ultimo che è quello del Bene comune. Nella società, però, la struttura acquisisce una dimensione gerarchica più marcata e visibile, a causa della complessità delle relazioni e delle dinamiche che essa contiene. L’ordine, occorre ricordarlo, è espressione della perfezione ideale e del Bene stesso, in quanto è armonia dei fini ultimi di ogni cosa, come ebbe a dire Platone[2], ed è necessario alla realizzazione della politica perché nel dis-ordine non è possibile realizzare nessun bene, né individuale, né condiviso. La gerarchia della società è anche una esigenza antropologica e sociologica data dalla constatazione del fatto che la natura umana ha una tensione al male che deve essere controllata e indirizzata: nessuna forma di vita associata può esimersi dal confronto con la natura morale dell’essere umano. La gerarchia, come dicevamo, prevede una differenziazione dei compiti, secondo quelle che sono le esigenze e le specificità adottate da ogni società, come possono essere il commercio, la regolazione dei beni, il territorio, la sicurezza, e via dicendo. I membri della società decidono di darsi una forma politica, una struttura particolare, che ritengono essere la più adatta ai propri scopi condivisi, ed ecco che nascono le varie forme politiche.
In contemporanea, però, vediamo come vi sia un elemento non di poco conto dietro a tutto questo: il potere. Questi è, diceva Platone[3], la definizione dell’essere, il tratto distintivo dell’esistenza reale, ossia la capacità di influenzare un altro, o di essere influenzati da un altro. Locke[4] adottò quest’uso riprendendo la definizione platonica, affermando che il potere è capace di fare o di subire un cambiamento. Il potere è possibilità, ma è anche forza, un passaggio dalla potenza all’atto, una attività disposizionale che prescrive ed opere al col tempo. Nel caso specifico della società, il potere è politico ed è la capacità di potere complessivo della comunità, parafrasando la definizione che Montesquieu ne dà quando afferma che è una «unione delle volontà»[5].
Giungiamo allora al culmine della struttura politica della società che è il governo, vale a dire l’atto ed ufficio del governare, cioè il dare una direzione, sia essa politica e/o morale. Restando strettamente legati alla nobile definizione di politica, facilmente possiamo considerare come, in sé, il governo sia propriamente la forma e l’atto del prendersi cura del Bene comune, perché è l’espressione attuata della volontà politica. Così fatta, la struttura politica della società ci appare come la forma organica dell’ente che chiamiamo società, preso nuovamente come un qualcosa a sé, di cui tutti noi siamo parte, e a sua volta noi lo generiamo e ne siamo generati. Siamo dunque tutti parte vitale della struttura politica, che fra le altre è la più essenziale perché espressione completa della nostra natura umana, che è, come spesso ripetuto, orientata al Bene e fatta per la Felicità.
[1] Cfr. Aristotele, Politica, I,2,1253 et ss.
[2] Cfr. Platone, Timeo, 29e et passim; 75d; 30b; 34a; 52d; 53b; 55c.
[3] Cfr. Platone, Sofista, 247e.
[4] Cfr. John Locke, Saggio sull’intelletto umano, XXI, 2.
[5] Cfr. Charles-Lousi de Secondat de Montesquieu, Lo Spirito delle leggi, I, 3.