Scuola di Pensiero Forte [90]: i maccanismi teoretici del potere: la coercizione

 

Scuola di Pensiero Forte [90]: i maccanismi teoretici del potere: la coercizione

Il secondo meccanismo che il potere usa è quello della coercizione. Essa è spesso considerata come la forma elementare di potere, nel senso ristretto del termine, anche nel linguaggio comune, poiché richiama alla imposizione di qualcosa, ad un atto di forza che viene praticato con un preciso scopo. Il potere coercitivi consiste nella capacità di ottenere il conformarsi di un altro o di altri alla nostra volontà tramite il ricorso a minacce o a sanzioni negative; si configura un conflitto di volontà tra il soggetto che esercita e quello che subisce, con la necessità di superare le resistenze di quest’ultimo. Più precisamente, la coercizione opera come segue: c’è un soggetto attore che minaccia un altro o altri con sanzioni negative se essi agiranno o non agiranno in un determinato modo; la minaccia viene ritenuta concreta e fa sì che chi subisce la coercizione cerchi di evitarla, compiendo o meno le azioni nella maniera desiderata dal soggetto attore.

L’uso della coercizione si basa, dunque, sul presupposto che gli individui abbiano una certa limitata gamma di desideri impostati e di preferenze[1] anch’esse date in un preciso ordine di priorità dei bisogni; può però darsi che essa non funzioni, nel momento in cui questi presupposti non sono dati così come previsto. Se però funziona, lo si deve al fatto che essa modifica l’obiettivo specifico e quindi i comportamenti in una situazione, non i desideri o le preferenze. Per essere efficace, la coercizione deve riuscire a provocare un cambiamento a lungo termine su preferenze e desideri.

La volontà del soggetto che la esercita prevale sulla volontà di colui che la subisce: il primo modifica le condizioni in cui possono operare le preferenze del secondo, assegnando nuove alternative o ridefinendo i confini e le condizioni delle precedenti. Una modificazione del genere si verifica anche quando si avanza un’offerta, ma nel caso della coercizione, diversamente da quanto accade nell’offerta, cambia tali condizioni e fornisce una selezione di alternative in contrasto coi desideri del soggetto che subisce, costringendolo a fare una volontà diversa dalla propria e, occorre precisare, se obbedisce agisce di fatto in conformità alla propria libera volontà. Chi esercita la coercizione ha sempre il coltello dalla parte del manico. La co-efficienza del soggetto subordinato è l’elemento subdolo di questo meccanismo, che richiede un prezzo per la realizzazione della libertà, prezzo che non si è disposti a pagare ma che viene imposto. In questo senso, sotto il profilo morale le persone che vivono la coercizione continuano ad esercitare la propria libertà, restando libero di scegliere tra le alternative che gli vengono presentate seppur in uno spazio limitato di azione.

A differenza della forza, la coercizione richiede che vi sia una comunicazione tra gli agenti coinvolti nella relazione di potere. Chi subisce deve aver compreso la minaccia nel momento in cui è stata formulata e credere nella plausibilità dei motivi per cui viene fatta, così come nella capacità del soggetto agente di mettere in atto. Inoltre, è una forma di potere più economica rispetto alla forza: quando funziona, è sufficiente prospettare una minaccia per far sì che gli altri si conformino alla nostra volontà, e quando è efficace al massimo, la minaccia non ha nemmeno bisogno di essere formulata, perché tale effetto consegue dalla sua anticipazione. La semplice potenzialità della minaccia diventa un condizionamento all’interno di una relazione di dominio esistente, dove l’attore subordinato si comporta come se la minaccia fosse stata formulata. Al pari della forza, anche la coercizione implica un conflitto di volontà: in primo luogo, essa consiste nel prevalere sulla volontà di un altro, come sopra indicato; in secondo luogo, è intrinsecamente incline a ingenerare resistenza.

Facilmente possiamo constatare di come la coercizione sia presente nelle nostre vite in molteplici aspetti, dal sistema giuridico alle relazioni interpersonali, dalle classi politiche alla criminalità di quartiere. Considerare la coercizione sotto il profilo strettamente teorico non ci precluderà di trattarlo, in seguito, nella sua applicazione concreta nelle forme politiche.

 

 

[1] Per preferenze intendiamo qui le disposizioni strutturate a scegliere determinati stati di cose piuttosto che altri, che implicano a loro volta disposizioni ad agire in un modo piuttosto che in un altro a certe condizioni.

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