RECENSIONI: “Il discorso dei fiumi di sangue” di Enoch Powell

 

RECENSIONI: “Il discorso dei fiumi di sangue” di Enoch Powell

In ogni periodo di cambiamento e trasformazione ci sono dei testi che destano la riflessione e si rivelano di grande profezia. Uno di questi è senza dubbio il celebre “Discorso dei fiumi di sangue” che Enoch Powell, politico britannico del secolo scorso, pronunciò il 20 aprile 1968 al Midland Hotel di Birmingham, durante la riunione del Conservative Political Centre. In quell’occasione, Powell preconizzò un futuro di problemi razziali e rivolte urbane per la Grande Bretagna, qualcosa di simile a ciò che stava avvenendo oltreoceano ai cugini statunitensi; un discorso che costò al politico del Partito Tory l’espulsione immediata. Parole, le sue, che non tardarono ad avverarsi, in quel periodo di stravolgimenti sociali, politici ed economici che furono al principio della globalizzazione e come risposta ovvia al colonialismo inglese.

Powell morì nel 1982, ma quel discorso non ha mai perso il suo spessore ed oggi torna alle stampe grazie alla curatela di Andre Lombardi, con uno scritto di Maurizio Serra e la prefazione di Davide Olla, edito da ITALIA Storica nella collana Off Topic, acquistabile in libreria e su tutti gli e-commerce.

Riportiamo, con permesso dell’editore, una parte della prefazione, lasciando a voi il piacere di acquistare un testo che, siamo certi, muoverà alla riflessione critica, darà molti spunti di paragone con quanto stiamo vivendo in questo periodo e, cosa più importante, farà sì che riviva un pezzo di storia della politica europea che non può essere dimenticato.

“Enoch was Right”. Ancora oggi si trovano in commercio delle spillette con questo slogan spesso sovrapposto alla bandiera Britannica o Inglese, questo a più di cinquant’anni dal discorso che sferzò il Regno Unito con una profezia che sembrava già allora troppo scomodamente plausibile.

“Enoch was Right” è anche il titolo di un libro uscito proprio nel 2018, in occasione del cinquantenario da quando le parole di Enoch Powell risuonarono nell’etere. Scritto da Raheem Kassam, un autore musulmano di origine indiane che aveva già denunciato la frammentazione e le tensioni crescenti nella società Britannica nel suo precedente libro dall’eloquente titolo “No Go Zones: How ShariahLaw is Coming to a Neighborhood Near You”(2017), con la prefazione di Nigel Farage, il politico che di fatto ha portato all’uscita del Regno Unito dalla UE.

Un’ampia intervista allo stesso leader del Brexit Party è contenuta anche nell’ultima opera di Kassam. Toccando ogni aspetto dell’attuale situazione demografica, analizzando le statistiche sulla criminalità, il grado di integrazione/interazione percepito e reale tra le varie eterogenee comunità che compongono la società britannica, la conclusione del libro di Raheem Kassamsembra proprio rimandare al titolo: Enoch aveva ragione.

Ci sarebbe materiale per disquisire su Enoch Powell, questa figura-chiave della politica inglese, per giorni: dalle sue posizioni sulla crisi nordirlandese all’avvento della Thatcher, alla guerra delle Falkland. O del fatto che ebbe la dubbia soddisfazione di vedere quanto il discorso “Rivers of Blood” fosse stato profetico:nei primi anni ’80, infatti, iniziarono le prime pesantissime rivolte razziali a Bristol, Birmingham e Londra (Brixton, Notting Hill).

Enoch non era né un bieco razzista, non aveva simpatie per i Fascismi (che ha combattuto in prima persona), non era uno snob sciovinista e bigotto dell’upper class ma uno dei figli più brillanti della spesso bistrattata working class. Aveva “solo” la cultura, l’intelligenza, la visuale ed il coraggio di avvisare i suoi compatrioti che si stava andando nella direzione sbagliata e di battersi apertamente e con ogni forza perché ciò non si avverasse. Ha ragionato ed agito in base ad una qualità che era largamente diffusa tra i britannici e che ora è merce sempre più rara, di fronte al politically correct ed alla perversa ideologia immigrazionista ed i suoi nuovi dogmi: il common sense.

Son passati un altro paio di anni e i quartieri inglesi dove la legge islamica si applica de facto sono aumentati: cartelloni pubblicitari “sconvenienti” sono regolarmente censurati da giovani salafiti. Ragazze in abbigliamento “non consono” vengono insultate o aggredite.

Non dimentichiamo poi che in Inghilterra le corti islamiche che applicano la Shari’a in materia di dispute e contenziosi civili sono legali da tempo. Sull’onda delle rivolte etniche del Black Lives Matter (BLM) originate negli Stati Uniti, abbiamo poi visto milizie paramilitari sfilare in uniforme nel quartiere nero di Brixton (senza che fosse effettuato neanche un fermo), manifestanti BLM e Antifa abbattere statue ma anche gruppi di nazionalisti o ex militari schierarsi a proteggerle con conseguenti scontri.

Nel frattempo è diventato endemico lo sbarco di immigrati clandestini sulle coste del Kent e del Sussex, dove si è arrivati ad intercettarne svariate centinaia al giorno. E già ci sono echi di tensioni importanti tra cittadini esasperati (varie dimostrazioni sono ricorrenti sia nelle cittadine costiere sia nei luoghi dove i clandestini vengono alloggiati). Il tutto in un quadro reso ancora più esplosivo dall’emergenza pandemica e da una Brexit traumatica e senza accordi.

Insomma pare proprio che “Enoch was (absolutely!) right”. Anche se avremmo preferito il contrario. Ora l’unica cosa da fare è riconoscerlo e agire di conseguenza. With a bit of common sense.

 

 

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