Perennialismo

 

Perennialismo

Con l’avvicinarsi delle festività natalizie da passare dietro le sbarre delle proprie abitazioni, causa presunta emergenza sanitaria, con una chiesa cattolica latitante e la scomparsa di ogni ambizione, religiosa mistica od esoterica, si sente il bisogno di una slancio alto ed altro che ci porti via, anche per i pochi minuti della lettura di questo pezzo, da un mondo materiale ostico per chi come noi aspira ad una concezione “spirituale” della vita. Voglio parlarvi di tradizioni, o meglio, di una corrente di pensiero che ha trasformato il concetto di tradizione in un nuovo credo. il “Perennialismo”. Il Perennialismo ha origini “moderne” e occidentali, lungi dal rappresentare un tutto omogeneo, si è connaturato come un insieme di elementi culturali, esoterici e religiosi di difficile coesistenza, se non fossero forgiati dalla comune fiamma di giudicare la società moderna, come espressione di un degrado causato da forze antagonistiche e la necessità di ritrovare un’ autentica tradizione capace di ispirare la nascita di una nuova società immutabile e perfetta. Benché il termine tradizionalista sia maggiormente usato rispetto che Perennialista, è bene precisare che sicuramente è quest’ultimo quello che contraddistingue al meglio tale corrente di pensiero. Infatti l’espressione tradizione appare nella letteratura esoterica ben prima del Perennialismo, con autori come L. C. de Saint Martin, F. Kleuker, Antoine Fabre d’Olivet etc. E’ però con i Perennialisti che il termine tradizione, assume significato di spartiacque fra ciò che è bene e ciò che è male. Possiamo individuare come elementi fondanti del Perennialismo, i seguenti punti:

1) Esiste una filosofia perenne, una tradizione primordiale che l’uomo non ha generato, ma ricevuto. Questa tradizione si è incarnata agli albori della storia in comunità e società tradizionali, dove ogni uomo si relazionava agli altri in base all’appartenenza.

2) Le singole tradizioni altro non rappresentano che incarnazioni della tradizione universale e perenne, Il compito dell’esoterista è quello di ricercare gli spezzoni della tradizione universale in modo da ricomporre il mosaico perduto.

3) La tradizione è aggredita da agenti e fattori riconducibili alla globalizzazione, alla perdita di valori, che si incarnano nella società moderna.

Tale assunto comporta che il Perennialista si senta investito di una missione volta a propagandare la propria visione del mondo. La tradizione nel Perennialismo, assume carattere di principale ideale divino di riferimento, estraneo in parte, da ogni manifestazione religiosa attualmente presente, l’insegnamento religioso, non è il ponte fra l’uomo e il divino, ma un semplice contenitore di frammenti di verità. Per un Perennialista il centro iniziatico è puro, incorrotto e incorruttibile sotto il profilo metafisico e spirituale, e le singole tradizioni, altro non rappresentano che i frutti nella storia e nel tempo di esso. Quindi per un Perennialista, è importante la comparazione simbolica delle singole tradizioni, alla ricerca dell’essenza iniziatica. La sua ricerca opererà  a separare il nocciolo metafisico dagli elementi spuri, costituiti dalle tradizioni derivate e deviate. Il Perennialista più famoso e in pratica l'”inventore” di questa corrente di pensiero, è René Guenon. Guénon nasce a Blois in Francia Il 15 novembre 1886, trascorre la sua giovinezza frequentando l’Istituto religioso Notre Dame des Aydes. Nel 1904 superati gli esami in filosofia, si trasferisce a Parigi. Nel 1906 inizia a frequentare l’ambiente occultista parigino. Nel 1909 compaiono i suoi primi articoli, firmati con lo pseudonimo Palingenius, sulla rivista “La Gnose”. Si interessa alle tradizioni Taoista, Indù, Cristiana ed islamica. Nel 1912 riceve l’iniziazione islamica e assume il nome di Abdel Wahed Yahia. Nel 1924 Esce Oriente ed Occidente, dove traccia le linee per un’intesa tra le élite intellettuali occidentali ed orientali. Nel 1927 scrive “La Crisi del Mondo Moderno”. Nel 1934 Collabora a “Diorama filosofico”  la pagina speciale curata da Evola per il quotidiano cremonese “Il Regime Fascista”. Muore nel 1951 dopo una lunga malattia, le sue spoglie vengono tumulate, secondo il rito islamico, nel cimitero di Darassa.

Il maggior divulgatore del Perennialismo, resta comunque Julius Evola. Evola nasce a Roma il 19 maggio del 1898 da una famiglia siciliana di origini nobili, le prime notizie, che lo riguardano le apprendiamo da “il Cammino del Cinabro”. “Da giovinetto, subito dopo il periodo dei romanzi d’avventure, mi ero messo in mente di compilare, una storia della filosofia, a base di sunti. D’altra parte, se mi ero già sentito attratto da scrittori come Wilde e D’Annunzio, presto il mio interesse si estese, da essi. a tutta la letteratura “ Parallelamente era catturato dalla cultura più anticonformista di quel tempo, Marinetti e il futurismo, Papini e Lacerba, Tzara e il dadaismo. Evola sentiva fortissimo l’impulso alla trascendenza, ma allo stesso tempo la disposizione intima di “Kshatriya”, che lo portava ad un impulso guerriero. Nel 1917 partecipa al primo conflitto  mondiale come ufficiale di artiglieria . Finita la guerra comincia il periodo filosofico, già nel 1917, in trincea, aveva iniziato a scrivere “Teoria e Fenomenologia dell’individuo assoluto”, un’opera che conclude nel 1924 dove Evola, associa il suo interesse per la filosofia a quello per le dottrine riguardanti il sovrarazionale, il sacro e la Gnosi. Nelle teorizzazioni di Evola c’era l’influenza della sapienza tantrica che divulga con “L’uomo come potenza” edito da Atanòr nel 1926. Questi sono gli anni in cui Evola comincia a frequentare i circoli dello spiritualismo romano, entra in contato con Antroposofi e Teosofi. Del 1924-26 sono le collaborazioni alle riviste Ignis e Atanor. Del 1927-29 è l’esperienza del “Gruppo di UR” di cui Evola è il coordinatore, dando vita ad una serie di fascicoli, un’antologia dei quali uscirà nel 1955 col titolo: Introduzione alla Magia quale Scienza dell’Io. Sempre in quegli anni, collaborerà con Giovanni Gentile all’Enciclopedia Treccani per la voce sull’ermetismo.  Nel 1930 Evola dà vita a “La Torre”. Nell’editoriale del primo numero si propugna una rivolta radicale contro la civiltà moderna con queste parole: “La nostra parola d’ordine, su tutti i piani, è il diritto sovrano di ciò che fu privilegio ascetico, eroico e aristocratico rispetto a tutto ciò che è pratico, condizionato, temporale (..) è la ferma protesta contro l’onnipresenza insolente della tirannide economica.”. Dopo l’esperienza de La Torre Evola scriverà sul mensile “La Vita Italiana” di Giovanni Preziosi e sul quotidiano “Il Regime Fascista” di Farinacci.  Su questa testata Evola cura una sua pagina speciale “Diorama Filosofico” alla quale collaborreranno autori di grande prestigio come Guénon, Dodsworth, e Paul Valery, tutti accomunati da una visione del mondo, antiborghese, antimoderna e tradizionale. Evola attacca il sentimentalismo, la retorica del fascismo borghese, il razzismo biologico, lo scientismo, l’umanitarismo in nome di un elitarismo ascetico, sapienziale e cavalleresco. Nel 1934 appare l’opera principale di Julius Evola: “Rivolta contro il mondo moderno”. In Rivolta Evola traccia un affresco grandioso della morfologia della storia che vien letta con lo schema ciclico tradizionale delle quattro età (oro, argento, bronzo, ferro)  Il libro si divide in due parti: la prima tratta di una dottrina delle categorie dello spirito tradizionale, la seconda contiene un’interpretazione della storia partendo dal mito. Per Evola quello attuale è il tempo del ferro, il Kali Yuga, in cui l’ordine cede al caos, il sacro alla materia, l’uomo all’animale. Nel 1938 in Italia uscirà il manifesto della razza. Ad Evola il razzismo ripugna: per lui teoria dell’eredità eugenetica e vitalismo naturalistico sono abiezioni moderne. Per questo dal 1937 al 1941 studia il problema del razzismo. Scrive due libri Il mito del sangue nel 1937 e Sintesi di dottrina della razza nel 1941. Evola compie alcuni viaggi, nel 1938 sarà in Romania, dove incontra Cornelio Zelea Codreanu. Intanto dal 1940 l’Italia è in guerra, all’inizio della compagna contro l’URSS Evola chiede di partire volontario. Ma la risposta giunge quando ormai l’Armir è in ritirata. L’8 settembre sorprende Evola in Germania. È tra i pochi, con Preziosi, e pochi altri, ad accogliere Mussolini, liberato da Skorzeny al Gran Sasso, al auartier generale di Hitler. Aderisce alla RSI, lui “aristocratico e reazionario” aderisce ad una repubblica “sociale”. Negli ultimi anni della guerra Evola è prima in Germania poi a Vienna, in questa città nell’aprile del 1945 si trova coinvolto in un bombardamento, subirà una lesione al midollo spinale che gli provocherà una paralisi definitiva agli arti inferiori. Nel 1948, grazie alla Croce Rossa viene trasferito a Bologna. Nel 1951 rientra nella sua casa di Roma, si guarda intorno e vede un panorama di rovine, non solo materiali, viene a sapere che esistono dei gruppi giovanili che non si sono lasciati trascinare nel crollo generale e che leggono i suoi libri. Per questi giovani nel 1950 scrive “Orientamenti” dove sviluppa in undici punti le direttrici di un’azione Politico-culturale. Nel 1953 dà alle  stampe “Gli uomini e le rovine”. Il libro è l’ultimo tentativo di promuovere la formazione di uno schieramento di veri rivoluzionari. Lo Stato delineato da Evola è uno Stato organico che ha come base i valori della qualità, della diseguaglianza e della personalità.  Nel 1961, uscirà “Cavalcare la tigre”, il breviario di chi deve vivere in un mondo che non è il suo. Evola si rivolge a quel tipo di uomo “differenziato” che pur non sentendo di appartenere a questo mondo, non ha nessuna intenzione di cedere ad esso. Nella sua abitazione romana Evola vive in affitto e sopravvive con una pensione d’invalido di guerra, Traduce libri, scrive articoli, riceve amici e curiosi. Nel 1968, mentre il suo pensiero viene contrapposto nelle università a quello di Marcuse, Evola viene colpito da uno scompenso cardiaco, l’11 Giugno 1974, si sente sempre più debole,  e consapevole che il vestito fisico non lo regge più, si fa condurre al tavolo dì lavoro di fronte alla finestra che dà sul Gianicolo; sono le quindici quando spira reclinando il capo. Nel suo testamento aveva stabilito che il corpo venisse cremato, che non vi fossero cerimonie cattoliche né annunci. Le ceneri, secondo quanto scritto nelle sue ultime volontà, vengono consegnate alla guida Alpina Eugenio David, che le disperderà in un crepaccio del Monte Rosa.

Ciò che emerge da questa brevissima panoramica di studiosi (ce ne sarebbero altri, che proporremo in un prossimo numero del Pensiero Forte) ricollegabili al fenomeno Perennialismo, è la loro estrema eterogeneità, vi è una definizione in negativo della storia e della cultura, non tanto al fine di determinare ciò che è “Tradizione”, ma nell’escludere cosa non lo è. Il Perennialismo trova radice in una ricerca del sacro tipica più dell’uomo di fede che in quello di scienza. Tale modo di procedere, riduce Il Perennialismo ad una coesistenza di singoli elementi, scuole, o gruppi, saldamente uniti nella critica verso la società moderna, nell’identificazione del “male”, salvo poi peculiarizzarsi, in orientamenti Pagani, in idealizzazioni dell’islam sciita, nel ciclo arturiano, nella saga di Tolkien, nel mito di Troia, in studi di metafisica Vedica, o nell’ esaltazione dell’anima guerriera del buddismo. Quasi a forgiare una via della spada, dove l’anima della stessa, è l’anima di colui che la impugna. Anna Kinsgsford l’ attivista per i diritti delle donne, degli animali e a favore del vegetarianesimo, ha scritto: “La dottrina esoterica non è soltanto una scienza, una filosofia, una morale, una religione. Essa è la scienza, la filosofa, la morale, la religione, e tutte le altre non sono che delle preparazioni o delle degenerazioni, espressioni parziali o false, a seconda che si avvicinino o ne divergano”. 

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