I punti fermi: 3 – La visione ideale
Non possiamo, però, non capire che, ricreare un’identità nazionale per individuare qual è l’interesse da perseguire al fine del benessere del popolo e della nazione, vuol dire necessariamente avere una visione complessiva della società cui tendere.
Nella società economicista e liberista in cui viviamo ci sentiamo tutti a disagio. Ci pervade un malessere sottile di cui non ci rendiamo conto subito ma solo quando ci soffermiamo a pensare, se ne troviamo il tempo, su dove stiamo andando, perché corriamo e soprattutto sulle ragioni profonde della vita.
Un malessere che tutti soffrono, ma di cui pochi capiscono le motivazioni, soprattutto i giovani cui la distruzione della scuola, la crisi della famiglia e la fuga della religione cattolica dal suo ruolo di educatore interiore hanno tolto gli strumenti per capire e razionalizzare sé stessi.
L’aver posto l’economia al centro della società ed aver fatto assurgere il liberismo ad ideologia ha distrutto i cardini essenziali della società che proprio per definizione deve avere al suo centro l’uomo con tutte le sue valenze sia materiali che spirituali.
Questa è la causa prima del malessere da estirpare; pertanto il primo paradigma da modificare è rimettere l’uomo al centro della società. Ma qui nasce un altro problema: di quale uomo stiamo parlando? Di quello destrutturato tipico della società dominata dalle macchine e dai computer o quello condizionato oggi dal terrore indotto mediaticamente per un virus e che è disposto a rinunciare alle sue libertà fondamentali, alla famiglia e alla sua fede, ammesso che ne abbia una?
È ovvio a questo punto che dobbiamo ritornare all’essenza primaria dell’uomo, l’essere creativo e pensante, capace di produzione culturale, che ha un profondo senso etico, che è erede di millenni di storia, civiltà e cultura e che è capace di trasferire ed insegnare tutto questo ai suoi discendenti.
Dobbiamo far capire agli uomini di oggi che non sono delle nullità perché non hanno tesori e proprietà ma che il più grande tesoro, nascosto in ognuno di noi, è la profondità di pensiero, è la ricchezza interiore, è la forza dello spirito.
Per ritornare padroni di queste capacità e porci nuovamente al centro della vita sociale serve una grande rivoluzione culturale che stravolga i dogmi economicisti della società consumista e globalizzata. Dobbiamo ricostruire il significato profondo della comunità, rigenerare lo spirito autentico della solidarietà e rendere reale il senso del sociale.
Il principale elemento di elevazione di un popolo deriva dal riconoscersi in una comune identità che diventi l’anima di tutta la comunità e noi Italiani, per essere detentori di oltre il 60% del patrimonio culturale del mondo e per parlare una lingua tra le più ricche e studiate, abbiamo la potenzialità di costruire una comunità molto solida e forte. Ed è proprio per questo che la nostra sovranità in tutti i settori è sotto attacco e la coesione del nostro popolo è in grossa difficoltà per le varie aggressioni che subiamo con la complicità della nostra sedicente classe politica.
In una rinnovata percezione dell’identità nazionale si può tornare a parlare di comunità la cui principale caratteristica deve essere far sentire tutti i cittadini partecipi delle principali scelte che si fanno. Questo nuovo e autentico protagonismo sociale richiede una formazione precisa che parta dalle scuole di ogni livello, che devono educare al senso civico, alla correttezza e al rispetto dell’autorità culturale e delle leggi, per renderci cittadini, con l’orgoglio di esserlo, di questa stupenda nazione.
In pratica si tratta, come dicevamo, di attuare una vera e propria rivoluzione culturale che cambi i paradigmi della società contemporanea e ne sostituisca dei nuovi ancorati ai valori essenziali dell’uomo e alla sua essenza più spirituale che materiale.
Non possiamo lasciare ai nostri discendenti una società in decomposizione come l’attuale ma dobbiamo iniziare a costruire la comunità identitaria del futuro per tornare a goderci autenticamente la più bella nazione del mondo: l’Italia.