Libertà obbligatoria

 

Libertà obbligatoria

Primo gennaio 2003: si spenge a Montemagno, piccola frazione situata sulla strada che collega Camaiore a Lucca, Giorgio Gaberščik (Milano 25 gennaio 1939) in arte “Gaber”, cantautore, commediografo, attore, chitarrista e regista teatrale tra i più influenti nello spettacolo e della musica italiana del dopoguerra. Gaber aveva acquistato una casa nel piccolo comune Toscano (meno di 100 abitanti) nell’estate del 1978. Lungo la provinciale che attraversa il paese correva l’originaria Via Francigena. Gaber nasce a Milano da una famiglia della medio-piccola borghesia. La sua carriera inizia all’Hot Club di Milano come chitarrista nel gruppo «Ghigo e gli arrabbiati». Dopo due anni di spettacoli, tra musica leggera e jazz, entra nei Rock Boys, il complesso di Adriano Celentano, in cui al pianoforte suona Enzo Jannacci. Conosce Luigi Tenco, e con lui forma il suo primo gruppo, i “Rocky Mountains Old Times Stompers” con Enzo Jannacci al pianoforte, e Tenco al sax. Nel 1958 viene notato da Nanni Ricordi, che lo invita per un provino. Gaber inizia così la carriera da solista. Sono gli anni di successi, dischi, spettacoli televisivi, e anche tanti soldi, ma non si sente realizzato, ha bisogno di veicolare messaggi che non possono essere veicolati solo da dischi e tv. Il 1970 è l’anno della svolta: Gaber rinuncia all’enorme successo e porta la canzone in teatro. Si sentiva ingabbiato nella parte di cantante e di presentatore, costretto a recitare una parte. Nasce il «Signor G», un personaggio che non recita più un ruolo, recita se stesso. 

«(..) mi sono chiesto se il successo, la popolarità e il denaro che ne derivava dovessero condizionare la mia vita, le mie scelte. La risposta mi sembra risulti chiara: ho scoperto che il teatro mi era più congeniale, mi divertiva di più, mi permetteva un’espressione diretta, senza la mediazione del disco o di una telecamera frapposta tra l’artista e il suo pubblico. Le entrate erano sicuramente minori rispetto ai proventi derivanti dalla vendita dei dischi, (..) Rispetto al denaro, penso che se si riesce a guadagnare una lira di più di quello che è necessario per vivere discretamente si è ricchi.»

Escono per la Carosello i dischi registrati in teatro dei suoi spettacoli, fra cui Il signor G. (1970) I borghesi 1971, Far finta di essere sani 1973, Libertà Obbligatoria 1976, dove lui uomo di “Sinistra” inizia a non riconoscersi più in quel mondo. «Libertà obbligatoria» vive su un tema scottante: oggi siamo liberi o siamo obbligati ad esser liberi? “Da un lato esistono persone che accettano passivamente tutto quanto viene loro propinato dal sistema. Dall’altro esistono quelli che credono di porsi in modo antagonistico al sistema, ma il loro antagonismo è fasullo e nel giro di breve tempo viene recuperato”

Prende forma in questo spettacolo e che sarà ampliato in quelli successivi, il rapporto tra l’individuo e il proprio corpo. Per Gaber il sistema capitalistico è entrato talmente in profondità nella vita dell’uomo da modificare nell’individuo perfino la conoscenza dei propri bisogni. Il recital della vera e propria svolta (politica) sarà il successivo, “Polli d’allevamento” 1978 dove Gaber denuncia senza mezzi termini la crescente omologazione e l’esaurirsi della spinta al cambiamento che aveva contrassegnato un intero decennio, esprimendo la propria delusione verso quei giovani che dichiarano di lottare «contro» il sistema, mentre in realtà ne sono gli araldi. Anche musicalmente sarà un album di rottura le musiche saranno affidate a Franco Battiato e Giusto Pio. Lo spettacolo, si sviluppa in un crescendo di tensione. L’album scatena una grande ondata di sdegno da parte dell’ intellighènzia di sinistra che aveva sempre sperato di tenere l’artista sotto controllo. L’accoglienza nelle sale è difficile, in molti teatri Gaber viene fatto bersaglio del lancio di oggetti. Si ritira a Montemagno, e respira l’aria “Strapaesana” una visione del mondo tradizionale, paesana, cattolica (ma non clericale) e patriottica. Probabilmente gli capiterà di leggere “L’eco della Versilia” di Carli e Beppe Niccolai.

Nel 1980 esce la dirompente “Io se fossi Dio”, canzone della durata di 14 minuti, pubblicata dalla F1 Team casa discografica specializzata in musica disco, ed incisa su una sola facciata, per il rifiuto della Carosello, che aveva paura di cause legali. Nel 2001 pubblica un nuovo disco realizzato in studio, “La mia generazione ha perso”. Lavoro, manifesto di un Gaber ormai disilluso, la canzone è uno sfogo personale che incarna i disagi di molti italiani, ed esplica la sfiducia nei confronti dell’uomo che Gaber, sul modello letterario di Céline applica alla sua “arte”. Malato di cancro ai polmoni, già segnato dalla malattia, lavora per un nuovo disco, “Io non mi sento italiano”, che purtroppo verrà pubblicato postumo. Gaber si spegne nel giorno di Capodanno del 2003, nella sua casa di Montemagno di Camaiore. Brano simbolo de “La mia generazione ha perso” resta “Destra-Sinistra” canzone già pubblicata nel 1994, nell’album dal vivo “Io come persona” qui riproposta in versione registrata in studio. La canzone mette ironicamente in risalto le presunte differenze tra destra e sinistra politiche, chi si definisce di una fazione rispetto ad un’altra lo fa per mera «ideologia», e per «passione ed ossessione» di una diversità che «al momento dove è andata non si sa». In altre parole, la differenza fra chi si definisce di una parte piuttosto che dall’altra è solamente ostentata, ma nulla per quanto riguarda il lato pratico, essendo entrambe ormai fazioni all’interno di un ottica atlantista e liberista. Ombretta Colli moglie di Giorgio Gaber da 1965 con cui condivideva oltre la carriera artistica la militanza politica di “Sinistra” negli anni novanta intraprende l’attività politica nel centrodestra. Eletta parlamentare europea nel 1994, nelle liste di Forza Italia, divennta membro delle commissioni parlamentari lavori pubblici e lavoro. Nel 1999 assume la presidenza della Provincia di Milano.

 

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