Scuola di Pensiero Forte [99]: le relazioni di potere: il dominio [3]
Ciò che è avvenuto nel corso del XX secolo e nel primo ventennio del XXI, è una vera e propria ridefinizione culturale. C’è un “tutto” culturale, densissimo e complicato, che a un certo punto dello scorso secolo è stato dialetticamente aperto, smembrato, negato ma non sintetizzato, venendo a mancare la terza fase del processo hegeliano. Antropologicamente parlando, questo ha significato uno smarrimento della forma lasciando la sostanza in balia delle trasformazioni numerose e sconvolgenti che hanno caratterizzato il Secolo Breve; in tale ambiente, i pilastri della cultura, della morale, delle tradizioni e delle strutture sociali non hanno retto l’impatto con eventi tragici e coinvolgenti su scala globale, in un momento di cambiamento delle relazioni ed espansione verso una logica globalizzata delle connessioni; la stessa scienza che fino a quel momento aveva avuto una certa sintonia culturale, senza sorpassare mai di troppo i reciproci limiti, ebbe una impennata tale da non ritrovarsi nemmeno più all’interno della sua comprensibilità, costringendo ad una nuova epistemologia ed una nuova ermeneutica nel momento in cui si evolveva tanto velocemente – ed autonomamente – da risultare incomprensibile e difficilmente assimilabile nel tessuto culturale e sociale. L’economia, passata dopo le guerre mondiali ad una logica mondiale, ha assunto una predominanza sulla politica, divenendo la prima effettiva forma di potere nell’ordine delle gerarchie di potere, con tutte le conseguenze del caso sui popoli e sul globo stesso che si è visto turbato oltremodo nella sua armonia.
La ridefinizione culturale ha voluto dire anche una ridefinizione delle masse, oggetto prediletto del potere. Se prima per giungere ad una massa erano necessari ingenti sforzi materiali e strategici, coinvolgendo molte risorse su un lungo lasso di spazio/tempo, ora, con l’avvento dei mezzi di comunicazione di massa elettronici e i cambiamenti psico-cognitivi che essi hanno significato, controllare le masse ha significato assumere delle vere e proprie armi, facilmente utilizzabili, molto meno dispendiose e più comodamente gestibili, nel tempo di un click sul telecomando della televisione o di un mouse al computer.
Un processo, quello innescato, che ha preso una sua strada apparentemente incontrollabile ed autonoma, tanto che si sviluppa e progredisce anche solo per inerzia, ma non più in una sola direzione come precedentemente veniva stabilito dai soggetti detentori del potere, bensì in una varietà di strade talvolta fuori controllo e contraddittorie col sistema costituito. Certo, le differenze sono manifestazione di una ricchezza e pluralità che, evolutivamente parlando, attesta un passo in avanti ed una creatività culturale che prima non c’era: è fatto certo che l’aumento delle ricchezze, il miglioramento generale del tenore di vita, la diffusione di conoscenze, risorse, relazioni abbiamo dato beneficio a molti, così come è altrettanto innegabile che ciò è avvenuto con la subordinazione e il dominio di una sempre più ristretta oligarchia di potenti a discapito di una sempre crescente massa di poveri, dapprima relegati nelle terre colonizzate del terzo e quarto mondo, oggi sempre più costituenti i numeri del primo.
Osserviamo che il controllo del potere sulle masse, il dominio di massa, seppur con qualche difficoltà è riuscito a proseguire con discreto successo anche attraverso gli ultimi cent’anni, restando non solo al comando, ma anche adattando brillantemente le metodologie di ingegneria sociale per proseguire con la propria tabella di marcia. Sempre, lo ripetiamo, tutto ciò è stato ed è possibile solo e soltanto in virtù del potere che le persone, i popoli, danno ai soggetti che si pongono a dominare. Questa ignoranza di massa, vero cancro sociale del secolo, se prima era dovuta alla ignoranza culturale maggioritaria, oggi e da molti decenni lo è perché chi sta al potere vuole preservare uno stato delle cose e per farlo ha bisogno di controllare le menti e il progresso delle persone riunite nelle masse. Gli stessi mezzi di comunicazione, e ne tratteremo meglio in seguito, sono lo strumento per eccellenza impiegati per plasmare la testa degli individui, atomizzati all’inverosimile nella fluidità delle coscienze dis-identificate. Il dominio, non lo dimentichiamo, si esercita solo se c’è qualcuno da dominare che vuole farsi dominare.