I punti fermi 4 – Le nuove istituzioni
La visione ideale della società che intendiamo costruire ha bisogno di istituzioni nuove in grado di realizzare concretamente quanto necessario per il conseguimento degli obiettivi.
Il principale requisito di possibili nuove istituzioni è consentire ai cittadini una reale partecipazione alla vita politica e sociale della nazione. Il che, sicuramente, non può avvenire partecipando periodicamente ad elezioni, siano esse politiche o amministrative, senza avere alcuna consapevolezza del voto che si esprime, se non attraverso la mediazione interessata dei media e dei partiti, che sono l’espressione unica di una concezione della società, che tende ad assommare sempre nelle stesse mani la gestione del sistema di potere. Il che può avvenire, in modo consapevole, solo negli ambiti in cui il cittadino svolge le proprie attività concrete.
Infatti, ognuno di noi, nella vita, svolge molteplici funzioni; è in questi ambiti che possiamo riconoscere le persone più capaci e migliori cui far svolgere ruoli di responsabilità maggiore e di più concreta rappresentatività di noi stessi. Solo in questo modo possiamo ritenerci effettivamente rappresentati e quindi realmente partecipanti.
Altro elemento indispensabile, da inserire tra i valori fondanti della nuova società per acquisire un reale connotato di socialità, è il concetto di utilità sociale: in ogni attività di qualsiasi genere bisogna capire in modo chiaro che uno degli obiettivi da conseguire è l’equità sociale. Questo concetto deve entrare in ogni forma di attività: in quelle economiche oltre all’utile da capitale per i denari investiti, all’utile da lavoro per il lavoro impegnato (da non confondere con il salario), c’è anche l’utile sociale per tutti i cittadini. Infatti un’impresa può svolgere la propria attività in quanto c’è una comunità che lo consente e se ne rende partecipe con la diffusione e l’accrescimento. L’utile sociale non va confuso con le tasse alle quali, in uno stato funzionante, dovrebbero corrispondere degli adeguati servizi.
Altra caratteristica pregnante deve essere il principio delle pari opportunità, ovvero mettere tutti nelle stesse condizioni di partenza, senza favoritismi dettati da qualsiasi motivo. Oggi la maggiore discriminante non è tra l’uomo e la donna, come vogliono farci credere con le assurde e inutili leggi che approvano in continuazione, ma è tra il ricco ed il povero. Tutti, ricchi o poveri, maschi o femmine, bianchi o neri, cattolici o non cattolici, sani o malati, abili o disabili, devono essere messi nelle stesse condizioni di partenza. Saranno poi le scelte individuali e le capacità personali a determinare le gerarchie naturali fondate sul merito. Questo significa l’eliminazione di due mali, che sono diventati endemici nell’Italia post-bellica, la raccomandazione e la corruzione.
Ovviamente in questo contesto non può non essere affrontato il tema della moneta che, a mio avviso, deve essere completamente sottratta agli schemi speculativi e quindi non può essere né elettronica, né virtuale, ma deve essere un fattore di equilibrio sociale. Pertanto dobbiamo tornare a parlare di proprietà popolare della moneta secondo la teoria del professore Giacinto Auriti.
Questa teoria ha una giustificazione estremamente semplice: siccome la moneta non ha più controvalore, né in oro, né in valuta pregiata, ma ha valore solo perché la gente la accetta in quanto tale, la proprietà della moneta diventa di chi la accetta, ossia del popolo. Il che sostanzialmente significa cha all’atto dell’emissione la moneta non va più addebitata ma accreditata ad ogni cittadino.
Sono requisiti e principi che in parte si potrebbero realizzare anche nella società attuale ma che sono anche sicuramente prodromici di una società del futuro completamente differente. Le idee ci sono, serve la volontà di applicarle e tutti insieme possiamo farcela.