Vaccino? Solo se vengono risarciti eventuali danni
Premessa: non siamo contro i vaccini. Al contrario, riteniamo che siano stati e siano uno strumento fondamentale, in particolare per combattere le malattie contagiose. È innegabile, però, che quasi tutti i vaccini abbiano controindicazioni di vario tipo e che, in alcuni casi, abbiano prodotto danni spesso irreversibili ai soggetti cui sono stati inoculati.
Non a caso, una legge dello Stato – la numero 229 del 2005 – stabilisce “disposizioni in materia di indennizzo a favore dei soggetti danneggiati da complicanze irreversibili a causa di vaccinazioni obbligatorie”. E, recentemente, con un apposito provvedimento, è stata adottata la graduatoria degli aventi titolo al risarcimento.
A fronte di queste certezze, è perciò incomprensibile e inaccettabile l’arroganza di quei ministri e di quei sottosegretari del Governo Conte, che non solo chiedono di imporre a tutti il vaccino anti-Covid, ma che ritengono giusto somministrarlo obbligatoriamente agli operatori medici (come sta avvenendo), facendo firmare loro una liberatoria, in base alla quale non potranno chiedere risarcimenti, anche in caso di danni irreversibili.
Insomma, ancora una volta, siamo allo scandalo: da una parte, infatti, lo Stato impone il vaccino a coloro che, in questi mesi, ha definito eroi (medici, infermieri e operatori vari del comparto), dall’altra chiede una firma, affinché nessuno abbia colpe (ne’ lo Stato stesso, ne’ le case farmaceutiche produttrici del vaccino), se qualcosa dovesse andare storto. E, così, a pagare sarebbero, come al solito, gli “eroi”, ai quali, finora, nessuno ha riconosciuto alcunché di concreto: servizi in tv e sui giornali quanti ne volete, pacche sulle spalle e complimenti a milioni, ma sotto il profilo economico niente di niente, come tutte le categorie massacrate dalle chiusure determinate dall’emergenza sanitaria.
Anche nei confronti di chi – in quasi un anno di pandemia – ha rischiato la vita tutti i giorni (e purtroppo spesso l’ha anche persa), il Governo dimostra, dunque, di essere bugiardo e traditore. Del resto, lo scorso anno, a inizio emergenza, tutti gli “espertoni” dichiaravano che, per il vaccino, sarebbe servito almeno un anno e mezzo. Adesso, dopo nemmeno dodici mesi, ce ne sono in giro tre o quattro. Il dubbio che si sia fatto un po’ troppo in fretta è più che legittimo, eppure il vaccino viene iniettato a medici, infermieri e compagnia, pretendendo anche lo scarico di responsabilità. Fortunatamente, c’è già chi si è opposto, rifiutandosi di ricevere il vaccino, firmando, al contempo, la liberatoria.
Vedremo come andranno le cose, se questi vaccini-lampo saranno davvero validi (tutti ce lo auguriamo) o se, come teme qualcuno, l’unico effetto che avranno sarà quello di arricchire ulteriormente qualche casa farmaceutica, qualche finanziere bene informato e qualche traffichino altolocato, politico o dirigente che sia.
La cosa certa, però, è che il popolo italiano non può e non deve accettare di farsi iniettare un liquido, potenzialmente benefico, ma potenzialmente anche molto dannoso, senza che nessuno debba risponderne: se si vuole rendere obbligatorio il vaccino anti-Covid, sia pure per alcune fette di popolazione, dev’essere chiara la responsabilità dei produttori e dello Stato (che lo impone), in caso di danni irreversibili a chi lo riceve. Altre strade non ce ne sono, piaccia o non piaccia ai “signori” del Palazzo, che, già dall’inizio della pandemia, pensavano ai lauti guadagni da vaccino obbligatorio, prenotandone milioni e milioni di dosi.