Scuola di Pensiero Forte [101]: le relazioni di potere: il dominio [5]

 

Scuola di Pensiero Forte [101]: le relazioni di potere: il dominio [5]

Se il dominio lo abbiamo fino ad ora considerato nella sua dinamica relazionale fra soggetti viventi, non possiamo non osservarlo sotto l’aspetto, del tutto contemporaneo, di una relazione fra soggetto ed oggetto, o fra un soggetto vivente ed uno digitale. È il caso dei domini informatici e tecnologici, vera rivoluzione non soltanto della tecnica ma anche del potere.

A tutti noi sarà capitato di sentir parlare di “dominio internet” o di “copyright”, ed anche se questa dicitura può risultare nuova, non ne è esente nessuno anche se nella inconsapevolezza. Ovunque intorno a noi sono presenti delle apparecchiature tecnologiche digitali, supporti modulati che hanno trasformato la vita dell’umanità nel corso del XX secolo e che oggi, nel primo ventennio del Ventunesimo, sono il pane quotidiano su cui si struttura la vita di ogni persona. L’interconnessione ha però una caratteristica: è tutto fuorché libera. Essa è, anzi, del tutto privata, e come tale soggetta ad un dominio di potere che fa della rete uno strumento, anzi è meglio dire una piattaforma, di esercizio del potere. Quando internet nacque approssimativamente nel 1963 come progetto ARPANET, ovvero Agenzia per i progetti di ricerca avanzata per la difesa, sezione del Ministero della Difesa degli Stati Uniti d’America, l’intento era ben chiaro: una rete di comunicazione e ricerca militare impiegabile per scopi, è logico, militari, e dunque inerenti alla gestione del potere. L’enorme potenziale di questa invenzione, che nel giro dei successivi 30 anni raggiunse tutto il globo, è senza dubbio anche positivo, ma non bisogna tralasciare il fondamentale dettaglio della sua controllabilità e proprietà, che ne fanno uno strumento in mano ad un soggetto che lo può amministrare come vuole. A tale proposito nacquero i domini web (i classici .com, .org, .it, ecc…), di cui già il nome ci ricorda di cosa si tratta e quale è la loro funzione.

Nel piacevole progresso dell’informatica, l’intersecarsi di interessi e mercati ha fatto sì che le tecnologie digitali arrivassero ad un livello di estensione della rete di dominio tanto che oggi non ci rendiamo nemmeno conto che siamo immersi in strutture sottilissime e microscopiche, un po’ come i transistor di un computer, che ci tengono sotto controllo costantemente. La parziale illusione è quella di essere noi a controllare i nostri dispositivi, internet, gli smartphone, le app e via dicendo, quando invece non ci rendiamo conto a causa dell’abitudine che per utilizzare anche solo per pochi istanti uno di questi dispositivi, firmiamo un contratto, accettiamo dei termini e condizioni d’uso, sottoscriviamo dei cookies, distribuiamo informazioni personali.

Dove sta il nostro controllo in tutto questo?

Persino la pubblica amministrazione e lo Stato, che si occupano della nostra vita, della salute, del mercato, sono completamente digitalizzati, così come i luoghi dove compriamo da mangiare, le nostre banche, le scuole. Tutto è inserito all’interno di una gigantesca rete che ha digitalizzato la vita del mondo. La grande Matrix in fin dei conti non è così utopica è lontana. Il successo notevole del sistema di potere è che questa forma di dominio è forse in assoluto la più riuscita della storia: non possiamo più farne a meno, pena l’esclusione totale e fattuale dalla società civilizzata, un processo che forse non è nemmeno più realizzabile, una estromissione che potrebbe anche essere impossibile.

Dobbiamo prendere atto del valore che il dominio, relazione del potere, ha quotidianamente su di noi, perché senza questa consapevolezza attiva sarà forse impossibile ogni alternativa di vera libertà.

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