L’Amministrazione Biden di fronte a un mondo che diffida dell’America e dei suoi miti
Con l’uscita tumultuosa di Donald Trump dalla presidenza degli Stati Uniti, e con l’avvento della nuova amministrazione Biden, il governo di Washington ha ereditato una situazione di isolamento internazionale, che il Paese non viveva da molto tempo: con conflitti laceranti al suo interno e con incomprensioni persino con i suoi alleati europei. Questo mentre il blocco occidentale si trova contrapposto ad un’alleanza tra Cina e Russia, che è divenuta sempre più consolidata nel contrastare le politiche egemoniche ed aggressive degli USA.
Il tentativo statunitense di recuperare il dominio mondiale è la principale caratteristica dell’Imperialismo del secolo XXI.
Biden è il personaggio prescelto dalla elite statunitense per ricondurre gli USA nella posizione di superpotenza dominante invertendo il già lungo processo di declino.
Paradossalmente, quel declino è iniziato quando, con la fine dell’URSS e lo sgretolamento del Patto di Varsavia, gli Stati Uniti sono diventati l’unica superpotenza su scala mondiale. Ma allo stesso tempo il neoliberismo, che ancora oggi è il modello economico predominante, inizia a presentare delle profonde crepe che lo rendono impresentabile per i paesi in via di sviluppo.
La spettacolare espansione del neoliberismo su scala mondiale nascondeva l’aspetto negativo di questa visione economica: l’incapacità di conquistare basi sociali di sostegno e stabilità politica, privilegiando gli interessi del capitale finanziario ed alimentando le diseguaglianze sociali. Al contrario questo sistema si è impostato sul primato dei mercati e della finanziarizzazione dell’economia, producendo un’enorme bolla di debiti degli stati e la conseguente ricattabilità dei governi da parte delle oligarchie dominanti. Questa rovinosa politica economica ha portato a un periodo di estesa concentrazione del reddito a favore di una esigua minoranza di affaristi al servizio delle grandi multinazionali.
Il declino americano ha avuto come conseguenza la perdita, da parte degli Stati Uniti, dell’egemonia, mentre la Cina ha ampliato le sue relazioni nel mondo, avendo come biglietto da visita il suo potere economico che si è consolidato nonostante la crisi recessiva del 2020.
La perdita di attrattiva del modello liberista non consentirà agli Stati Uniti di riprendere la sua espansione impostata sullo sviluppo delle multinazionali. Quel modello oggi è rigettato da una buona parte dei paesi in via di sviluppo dove è subentrata la Cina ad offrire condizioni migliori.
Joe Biden dovrà fare i conti con questa realtà ed in più dovrà cercare di risanare le ferite di un paese fratturato, avviando un importante piano di ripresa economica che possa alleviare la profonda recessione economica derivata dalla pandemia.
Sul piano politico internazionale, il ritorno degli Stati Uniti agli Accordi di Parigi ha il ruolo simbolico di annullare le battute d’arresto dell’amministrazione Trump, riconciliando i suoi alleati fondamentali in Europa e Giappone.
Ma i principali ostacoli per Biden provengono soprattutto dall’espansione dell’influenza della Cina e dalla sua alleanza con la Russia, ormai presente in tutti i continenti del mondo.
Nei rapporti con il blocco Cina Russia, Biden non ha molti margini di manovra, mantenendo relazioni che oscillano tra conflitto e convivenza, soprattutto per la forza dell’economia cinese, che propone un modello di sviluppo e di investimenti in infrastrutture (la new belton road), che si basa sulla sua crescita record costante negli ultimi decenni.
Sarà poco probabile a nostro avviso, che gli USA si possano avventurare in un conflitto con la Cina o con la Russia, vista l’impossibilità di affrontare militarmente queste due superpotenze. Piuttosto Washington proseguirà la guerra ibrida con la sobillazione interna di conflitti, inviando agenti provocatori e facendo leva sui social media e sulle sue fonti di propaganda per istigare disordini e rivolte interne.
Biden eredita una situazione degli Stati Uniti non solo di isolamento, ma proietta anche un’immagine negativa, a causa delle azioni di Trump, inclusa l’invasione del Campidoglio, che colpisce l’immagine della democrazia che gli Stati Uniti pretendevano di proiettare nel mondo come modello.
Il compito di Biden non sarà facile e, se sceglierà la via della militarizzazione interna, come già si inizia a scorgere, l’America prenderà una svolta totalitaria che smaschererà per sempre la sua facciata di “grande democrazia”.