Robinhood

 

Robinhood

Non siamo nella brumosa foresta di Scherwood  né c’entra la Contea di Nottingham col suo sceriffo Fitz Alwine dell’Agenzia delle Entrate, né il ribelle Robin Hood, entriamo invece nella jungla della finanza  da una piattaforma usando la liana del trading online (negoziazione di titoli finanziari via internet)  che ha consentito ai confinati da lockdown compravendite sul mercato azionario senza commissioni. I Nemo così, facendo testuggine, hanno bucato la rete infilandosi nel mare nero delle borse, se gli sciamani erano all’assalto di Washington, i trader fai da te hanno incornato i sacerdoti di Wall Street,  strike degli untuosi brokers cortigiani ululanti dell’alta finanza (bassissima per noi). Il primo uppercut l’ha colpita duro sulle azioni Game Stop colossale catena di videogiochi presente in ben 16 Paesi del mondo con migliaia di dipendenti. La pandemia ha rastrellato moneta fino agli spiccioli, tagli del superfluo, la poca crosta grattugiata è finita in banca, l’azienda va in crisi le iene maculate già ne gustano il cadavere, valore delle azioni a piombo si arraffano a meno di 3 $, è così che si acquistano a usura le società col nodo scorsoio della Borsa.

E invece tam tam fra i tanti latterini interessati alla finanza puntando i risparmiucci dai tablet, cellulari PC utilizzando la pattaforma Robinhood ispirata al leggendario arciere di Sherwood, fregare i ricchi arricchendo i poveri, dardi scoccati da migliaia di archi senza il  guiderdone di padrini. Puntano secco su GameStop, una vera mandrakata vincente a danno dei grandi investitori, il Dito medio alzato di Maurizio Cattellan sembra lo sberleffo indirizzato al toro in bronzo di Arturo Di Modica dinanzi al New York Stock Exchange.

Le azioni spazzatura della GameStop arrivano a 483$/cd, salta per aria la manovra dei grandi speculatori ribassisti, stavano vendendo a nudo (short selling) un  titolo preso in prestito sicuri  del suo infarto finanziario. Nel linguaggio borsistico speculare sul ribasso vuol dire vendere titoli a termine senza possederli (a prestito), contando di acquistarli prima del termine fissato per la chiusura della posizione di short selling a un prezzo ovviamente più basso, ad es. vendo a 1 e riacquisto a 0.50, nel giro di pochissimi giorni, ci guadagno io, ci guadagna il mediatore.

I fondi d’investimento puntavano a lucrare sul ribasso dei titoli GameStop fregandosene se questa operazione barbara  avrebbe comportato il fallimento dell’azienda con quel che ne consegue per l’occupazione, cannibalismo finanziario, nel pentolone finiscono non i titoli ma i lavoratori, è il volto satanico del capitalismo produrre denaro dal denaro scusandosi col fattore rischio della scommessa e soprattutto gli affari sono affari! Non è la famosa commedia francese ma la tragedia di chi mette nelle scatole le poche cose sue, lascia il posto di lavoro per tornarsene a casa a scorrere  gli annunci, Lehman Brothers nel 2008 ripescaggio dalla memoria. Eppure non s’odono scomuniche, non c’è, su questo, un dibattito clero-dem., l’umanesimo dei progressisti si nasconde dietro il grembiule bordato di verde perché pecunia non olet, gatti con volpi assieme ai danni dei troppi creduloni pinocchi.

In questo caso, replicato poi su titoli di altre aziende (Tesla. Nokia, l’argento ec.) è accaduto l’assurdo che i pesciolini abbiano divorato gli squali, come hanno potuto concretare l’impossibile, semplicemente scambiandosi dati, strategie, tempi utilizzando i social, un grido di guerra “comprare azioni GameStop” tantissimi eco sulle tastiere calde,  una marea di piccoli trader ha eseguito l’imput,  così è stato e il valore del titolo ha preso a lievitare vertiginosamente. 

La scommessa dei grandi usurai s’è sgonfiata afflosciandosi da palloncino bucato seguita dal dolorosissimo prelievo di sangue verde dovendo riacquistare i titoli della GameStop a quotazioni estremamente svantaggiose ma obbligatorie per onorare la restituzione degli stessi presi solo a prestito, come si dice una doccia ghiacciata, un bagno di sangue,  un flop soprattutto inatteso.

Urrà i piccoli mettendosi assieme finalmente hanno vinto contro i Golia dei grandi fondi di investimento, una volta tanto i tantissimi nip sconfiggono i pochissimi agguerriti vip, un successo apparentemente romantico proprio alla Robin Hood.

La furia della grande Finanza impazza, l’immoralità divenuta normale si trasforma in moralità, gli

interessi collaudati non possono essere sgambettati da un mucchio di parvenu senza cultura  di Borsa, speculatorelli insignificanti e s’alza allora il fumus coniurationis, orchi oscuri s’agitano dietro le quinte di questa operazione, invocano la legge loro che della stessa han fatto strame se solo si pensa alla crisi dei subprime, prestiti ad altissimo rischio concessi e evaporati per insolvenza.

Possiamo dire che la La Prince of Wales dell’alta finanza ha conosciuto il siluramento dei MAS pirati del mare e si è inclinata pericolosamente su un fianco anche perché i trader continuano a sparare acquistando titoli a rialzo fottendo i ribassisti, il sangue per i vampiri della casta sembra terminato, anche qualche politico a Davos raccoglie il sasso, ipocrita applaude i tanti David con le fionde nei PC.

Sangue scorse nel ‘29 con la grande recessione, sangue nel replay del 2008-09, sangue scorrerà contro Robinhood e i suoi tanti replicanti, parliamo di collassi economici veri e/o presunti, stangate, trappole, indici in fibrillazione, ma soprattutto, pericolo reale, l’esplosione della maxi bolla finanziaria e allora tutti giù per terra eccetto chi l’ha bucata.

“C’è del marcio in Danimarca” dice il pensoso Amleto, il sistema di creare ricchezza dal denaro è usura, imitare, in piccolo, la grande speculazione non è virtù ma il copia-incolla di un male che Dante chiude all’Inferno, “Ecco la belva (l’usura) con la coda appuntita, che passa le montagne e/spezza muri e difese!Ecco colei che ammorba tutto il mondo col suo/fetore”.

 

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