Transizione (a)democratica

 

Transizione (a)democratica

La novità mielosa c’è nel terzo nato della XVIII legislatura, è il Ministero per la transizione ecologica, copia e incolla dai transalpini, odi così il frinire dei grillini, mentre s’invera un ministero invisibile quello della transizione ademocratica, terzo Presidente del Consiglio senza un mandato popolare in tasca, un non eletto a governare il gregge, l’Italia somiglia alla Corea del Nord, all’amata Cina dei compagnucci orfani dei Soviet, al Venezuela chavista, alla Cuba degli ex barbudos, ecc. a tutto somiglia meno che a una democrazia compiuta. Chapeau alla leader di FdI per il No! e cita una battuta dal cult della sinistra Bertolt Brecht: «Ci sedemmo dalla parte del torto perché tutti gli altri posti erano occupati». Grande ammucchiata erotico-politica su assist del Colle pur di salvare l’Italietta mendicante all’ingresso del Berlaymont, il Palazzo della Commissione europea a Bruxelles.

In un’ intervista anni ‘70  lo scrittore Giuseppe Berto, punzecchiato sul suo pedigree fascista rispose arguto:” Il fascismo, dicono, è autoritarismo violento, coercitivo, retorico, stupido. D’accordo: il fascismo è violento, coercitivo, retorico, stupido. Però, come lo vedo io, l’antifascismo è del pari, se non di più, violento, coercitivo, retorico, stupido”. La storia vissuta non sulla carta patinata ma sulla pelle è testimone della repressione anti minoranza “indiana” bollata neofascista, fu operazione di pulizia ideologica attuata da l’ arco costituzionale, sorta d’arcobaleno dal rosso comunista al bianco fiore, dal giallo del sol nascente al verde edera fino al tricolore liberale, tous ensemble contro un partito picinin l’M.S.I., dissotterrando, non eufemisticamente, le armi della resistenza per cui “ammazzare un fascista non è reato” così  i tanti omicidi restarono impuniti.

Il 18 febbraio il terzo governo della XVIII legislatura ha ottenuto il “e vai” scontato, definitivo dalla Camera dei deputati dopo lo ia del Senato, due rami del Parlamento ormai secchi, svuotati del prestigio e della funzione a loro attribuita dalla Carta Costituzionale (art. 55) redatta dai resistenti, oggi li chiamerebbero resilienti, fa molto più chic.

Odi il vagito del governo Draghi accompagnato dagli applausi dell’arco costituzionale odierno, dal rosso sbiadito del PD al rubro di LEU dal fucsia del  M5S al bianco dei forzati (ops! dei forzisti) al verde dei cavalieri di Giussano senza spadone con tanti cespugli e cespuglietti vivi o morti.

L’armata Brancaleone è “in buone mani”, c’è solo un partito ribelle che s’è messo di traverso, l’unico che schizza nei sondaggi, sono gli eredi di quel M.S.I. non ancora sepolto, sono “l’estrema destra” pontifica schifato il Direttore di Repubblica assieme alla colite di qualche populista ex grillino. Il nemico comunque c’è, sempre lo stesso, un savonarola fissato co’ etica, ideali, Patria sfalci d’un tempo che fu, siamo nell’era piena della transizione ademocratica.  Cosa significa? Beh in un’intervista Mario Monti, nel 2015, tra l’altro, ebbe a dire: “E’ possibile che le pecore prendano a guidare il pastore nella buona direzione, assumendo anche il controllo del cane da pastore? Un po’ difficile”.

La democrazia non s’addice a governare sistemi assai complessi, lo rivelava uno studio della Commissione Trilaterale fondata da David Rockefeller dal titolo esplicito The Crisis of Democracy che sosteneva come le uniche democrazie funzionanti, sono quelle in cui la popolazione è marginale nella gestione della cosa pubblica, funziona meglio l’ademocrazia quella col pueblo in apnea, testa sott’acqua, occhi ben chiusi, cannula per respirare, punto e basta, troppi gli intrecci di natanti in superficie,  troppi i macro interessi  delle lobby, veri estensori di bilanci e leggi, per permettere a una massa di insignificanti di metter bocca, la casta non sono più i politici rissosi, logorroici, inconcludenti, ma i super esperti, i profili alti, i tecnocrati con un cv d’ottone  in banca.

Il popolo è l’insieme di pecore, a testa bassa brucano l’erba, belano, producono latte, lana, carne per Pasqua, non alzano la testa non sanno dov’è il tratturo per la transumanza, non brillano per acume, né alzano la zampa per votare chi scegliere come pastore, lo seguono, chiunque sia, dallo stazzo alla montagna fin giù per le vallate, però non oltre il precipizio, si spera. 

L’Italia è all’avanguardia in questo processo di transizione dalla democrazia alla tecnocrazia aristocratica, è un laboratorio per l’inseminazione artificiale di spermatozoi selezionati nella vagina del Paese. Un protocollo iniziato nel lontano 1993 col Governo Ciampi, l’ex governatore della Banca d’Italia fu il primo Presidente del Consiglio non eletto, un tecnico, a formare e guidare una compagine esecutiva. Nel ‘95 toccò al direttore generale di Palazzo Koch Lamberto Dini progettare il primo governo solo tecnico della Repubblica, lui stesso non aveva un voto in tasca pur avendo partecipato al Berlusconi I.  Poi nel 2011,  dalla bolla studiata dello  spread, buuum!  esce il prof. Mario  Monti, nominato motu proprio da Napolitano senatore a vita, un altro  senza mandato elettorale, se ne scese a Palazzo Chigi e gli italiani ancor oggi si leccano le ferite.

Poi venne l’era di Scandicci, il rottamatore Renzi dai boy scout alla DC, alla Margherita, sfogliati i petali oplà al PD dove fé gran carriera fino a essere investito, da non eletto, della carica di Capo del Governo, una fatina l’aveva trasformato in principe poi l’incantesimo cessò, tornò ranocchio.  A seguire piomba a Palazzo Chigi un professore di Diritto civile all’Università gigliata,  un avvocato, portato in politica dalla cicogna,  all’inizio è invisibile poi prende coraggio, il ruolo lo pompa, cambia giacca e maggioranza senza batter ciglio, alla fine s’aggrappa  ai Ciampolillo per cercare di restare a galla, rien a faire Splash! E spunta all’orizzonte ( ma era da tempo in preallarme) il Sig. Mario Draghi, non è un on. né un sen.  ma il tecnico salus Italiae.

Chiaro che essere contro questa transizione della democrazia appare agli ovini scomodo, meglio stare tutti assieme vicini, vicini magari aggredendo quel nemico che non sta nell’arco costituzionale si erge a paladino di crociate e ancor peggio vede ingrossare le sue fila elettorali a danno del vecchio pollaio di…centrosinistra.

Segnali di imboscate ai non allineati sono già cronaca comprese le espulsioni dei “non ci sto”, prepariamoci a una guerriglia della mano armata del sistema, i centri sociali, gli antagonisti, gli anarchici, i pesci in scatola,  e così via. Alla illuminata transizione alla tecnocrazia necessita  l’unanimità del gregge, niente buon pastore alla ricerca di pecorelle smarrite, le uniche con un pizzico di sale in testa.

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