Mattarella-Draghi, niente di buono all’orizzonte

 

Mattarella-Draghi, niente di buono all’orizzonte

Archiviato Giuseppe Conte e arrivato Mario Draghi alla guida del Paese, adesso gli occhi della politica sono puntati sulla data del 3 febbraio 2022, quando scadrà il mandato del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Lui ha detto in modo chiaro di non puntare alla conferma, ma si sa bene quanto i “no” degli inquilini dei Palazzi del potere siano pronunciati per essere rapidamente smentiti.

Gli “spifferi” che arrivano dal Parlamento, infatti, dicono qualcosa di ben diverso. Mattarella starebbe lavorando proprio alla conferma: i bene informati sostengono che lui resterebbe al Colle fino al 2024, per poi lasciare il posto a Mario Draghi, che, a quel punto, avrebbe rimesso in sesto il Paese.

Al di là del fatto che, già nel primo mese scarso di lavoro, Draghi ha dimostrato di avere grossi problemi a raddrizzare il timone dell’Italia (peraltro: vuole davvero rialzare il Paese o i suoi obiettivi sono altri?), è inutile sottolineare che gli accordi che prevedono “staffette” in ruoli così importanti sono difficilmente programmabili e non esistono, in effetti, precedenti di questo tipo. Ergo, se Mattarella riuscirà a essere confermato al Quirinale, possiamo star certi che ce lo sorbiremo per altri sette anni, se la salute lo assisterà.

Del resto, i segnali ci sono tutti. Alla guida del Pd, infatti, è arrivato un uomo, Enrico Letta, che ha uno dei suoi più fedeli amici a capo della Segreteria, vale a dire quel Simone Guerrini, pisano come Letta e quasi coetaneo, che ha mosso i primi passi nella Dc dorotea, che faceva riferimento a Flaminio Piccoli. Un asse – quello Guerrini-Letta – che recentemente è valso al viareggino Franco Gabrielli l’ambitissima nomina a sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, con Delega ai Servizi. Letta, quindi, avrebbe tutto l’interesse di avere al Quirinale non solo Mattarella, ma anche un suo carissimo amico in un ruolo-chiave.

Qualcuno potrebbe obiettare che Enrico Letta è anche molto amico di Draghi, ma il punto è proprio questo: Letta sponsorizzerà Draghi anche per tutta la prossima legislatura, insieme a Renzi, al Movimento 5Stelle targato Conte e a buona parte di Forza Italia. E, dunque, gli italiani corrono seriamente il rischio di avere davanti almeno altri sette anni (2021-2028) di Mattarella-Draghi. Un incubo o giù di lì.

Del resto, i giornaloni e le tv di regime stanno facendo apparire Draghi come l’uomo della Provvidenza e basta parlare con chiunque per comprendere che ci stanno riuscendo benissimo. “Draghi? Non lo conosco, ma mi sa che è l’unico che ci può salvare” è una frase che sentiamo ripetere spesso, soprattutto da persone che di politica ed economia sanno poco o nulla. Quindi, quando si andrà a votare, nel 2023, peserà molto l’elemento Draghi, che certo non avrà la forza per ottenere un’investitura popolare, ma nessuno si lamenterà se, dopo il solito “pareggio” elettorale, si tornerà su Draghi, “per il bene dell’Italia”.

In definitiva, all’orizzonte non c’è nulla di buono. Mattarella e Draghi, infatti, altro non sono che l’espressione dei potentati economico-finanziari europei e mondiali, il cui unico interesse è il profitto per pochi, a scapito dei popoli. Se oggi piove, domani potrebbe diluviare. Auguri, Italia.

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