Brogli elettorali a Reggio Calabria, da Cicerone ai giorni nostri

 

Brogli elettorali a Reggio Calabria, da Cicerone ai giorni nostri

È ancora in corso il terremoto politico-giudiziario sui brogli elettorali alle ultime elezioni comunali a Reggio Calabria, brogli inoppugnabili che, secondo il mio punto di vista, dovrebbero decretare l’arresto definitivo dei criminali politici e lo scioglimento del Comune di Reggio Calabria – per poi indire le elezioni a settembre 2021 -, prima di tutto per una questione morale, di costume, di rispetto, di educazione, di civiltà; secondo per una questione che attiene sia a valutazioni politiche – che non possono né venire meno per convenienza o incapacità né scemare all’interno dell’aula consiliare -, sia a valutazioni giudiziarie suffragate dalla conferma dell’impianto accusatorio e dall’ottimo lavoro investigativo svolto il quale ha ancora una narrazione tutta da scoprire.

Ma il problema dei brogli elettorali non è sicuramente un argomento nuovo in tema di elezioni, anzi. Mi viene da ridere se raffronto la nostra situazione con quella che succedeva già più di 2000 anni fa, ai tempi di Cicerone dove si diceva che Roma, per la prima volta in trecento anni, o era piena di uomini onesti oppure che ogni voto in vendita era stato già comprato.

Sulla tematica sono stati spese miriadi di parole, ma vale la pena fare un rapido parallelismo tra la nostra attuale situazione e quello che succedeva negli ultimi anni della Repubblica (il periodo antecedente alla nascita dell’impero Romano) dove ogni carica pubblica era elettiva ed ogni elezione si trasformava in un mercato di voti. Un esempio su tutti può essere l’elezione per il Consolato del 64 a.c., diventata famosa per il piano ordito da Crasso e Cesare che (si dice) volessero impadronirsi dello Stato “comprando”, per loro candidati fidati, l’elezione alle cariche più importanti della Repubblica (i due consolati, dieci tribuni e un paio di pretori).

Ma quell’elezione non fu un caso isolato, il malcostume della vendita dei voti doveva essere all’ordine del giorno, perché le cronache del tempo riportano che in quel periodo ci fosse una vera e propria organizzazione che sovrintendeva alla gestione dei brogli e funzionava più o meno così: il candidato si rivolgeva ad una dozzina di mediatori (gli unici che conoscevano la sua identità), detti interpretes, questi contattavano i rappresentanti dei gruppi elettorali e stabilivano la quota di denaro per comperare 50 o 500 voti a seconda di quanto era possibile fare. Siccome però, come adesso, nessuno si fidava di nessuno, i soldi non venivano consegnati immediatamente ma depositati presso i sequestres che li tenevano in custodia ed eventualmente li mettevano a disposizioni per eventuali controlli. Alla fine, dopo le elezioni, se tutto era andato come programmato, un’altra categoria di criminali, i divisores, distribuivano il denaro. Questa maniacale organizzazione per i brogli rendeva difficile un’indagine penale perché anche nell’eventualità che qualcuno fosse sorpreso con una bustarella, questo sarebbe stato all’oscuro dell’identità del committente.

Sono passati 2000 anni ma forse le cose non sono cambiate troppo: certo, allora non c’erano i cellulari che consentivano di fotografare le schede e dimostrare di aver votato per A o per B (fino quando non è stata introdotta una norma che ne vieta la detenzione dentro la cabina elettorale), ma il modo lo si trovava ugualmente.

Vorrei chiudere questo parallelismo con un osservazione sull’epilogo della vicenda romana: nell’elezione del 64 a.c. i brogli di Crasso e Cesare non riuscirono ad impedire a Cicerone di diventare console… a Reggio Calabria, invece, oltre alla dispersione di voti che ha favorito il crimine politico, i brogli hanno consegnato la città a dei criminali allo sbaraglio. Gli effetti da 7 anni a questa parte sono tutt’ora devastanti, una città ormai piegata su sé stessa e i cui danni si ripercuoteranno per oltre un decennio, cosicché le generazioni a venire saranno costrette, come le attuali, ad andar via da una città che non ha più nulla da offrire, se non lacrime e sangue

Ora è bene che si stia in guardia sulla vicenda, chi può portare prove alla Procura della Repubblica lo faccia subito, gli elettori e i candidati sono chiamati all’adunata in Piazza, ogni sabato, e non per chiedere vaccini e tamponi, ma per sostenere che le elezioni sono state inficiate per intero e i brogli non possono essere derubricati come un fatto circoscritto. Da questa battaglia si deve ottenere che la città esca finalmente da un lungo inverno tenebroso e apra una nuova stagione, fatta di amore, passione, servizio, legalità e senso di civiltà.

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