La solitudine del renaissance man

 

La solitudine del renaissance man

In ambito anglosassone si definisce “Renaissance man” un individuo versato e all’avanguardia in molteplici campi: Scienze dure, scienze sociali, filosofia, arte, politica, letteralmente un uomo rinascimentale.

La definizione, ovviamente, tradisce un senso di presa in giro: si è uomini del Rinascimento perchè non si è uomini di oggi. Con questa definizione il mondo contemporaneo, come con altre espressione, mescola dieci parte di pietà per essere fuori dal tempo con una parte di ammirazione innocua. Il Renaissance Man è il contrappunto del tuttologo: la prima definizione per blandire e derubricare, la seconda per attaccare.

Perchè è interessante che la società anglosassone abbia coniato questa espressione, e perchè è politicamente rilevante? Come è noto è stata la società anglosassone a sancire la vittoria del modello dello specialista sul modello, appunto, del poliedrico. Il motivo è banale, e cioè che una certa fase dello sviluppo tecnico ha effettivamente richiesto che milioni di uomini diventassero esperti in ben precisi campi. Più avanzata è una società, più sente l’esigenza di modificare il proprio linguaggio, e così si evocava l’uomo rinascimentale per supplire alla necessaria – e non sempre negativa – ultra-specializzazione.

Le recenti svolte tecniche e scientifiche hanno rimesso in discussione questo destino della specializzazione. Non foss’altro perchè senza una certa umanità di raccordo nemmeno la produzione di beni e servizi può più adeguatamente funzionare. Materialisticamente, nuove condizioni socioproduttive hanno cambiato ancora una volta la percezione. A questa domanda di riconnessione, di raccordo, la società avanzata anglosassone ha risposto non con la riesumazione della poliedricità, ma con il passaggio dal prometeismo scientifico-economico alla civiltà dei team. Diligente, la cultura produttiva e sociale si è adeguata, e lavorare in gruppo è diventata una necessità assoluta oltre che una capacità richiesta. I bambini adesso lavorano in gruppo, a scuola, per lo stesso motivo per il quale prima dovevano competere con i loro compagni: stare più adesi alle necessità della società. In breve: l’essenza della poliedricità ricomposta non in un uomo solo ma nell’interrelazione di molti specialisti. Che implicazioni, positive e negative, abbia tutto ciò, non ci interessa qui.

Ciò che ci interessa sono invece le implicazioni politiche di questa morte, passione e resurrezione. Perchè tutto il nostro linguaggio politico, grammatica e semantica assieme, sono stati edificati sulla figura del Renaissance Man. Grammaticalmente, perchè la forma partito aveva il suo nerbo in milioni di uomini con eguali capacità tecniche e “sociali”, con la sagacia di farle andare assieme. Semanticamente, perchè il cambiamento dell’uomo, la costruzione della società nuova, richiedeva d’essere relativa alla totalità dell’essere umano, nelle sue molteplici capacità: si offriva all’uomo una visione di mondo che lo coinvolgeva nelle molteplici “punte alte” del suo ingegno.

Tutto questo è impossibile, ad oggi, e i cambiamenti politici in atto ne sono la controprova. Cattura la passione dell’individuo il tema specifico, perchè egli è circondato da problemi specifici. Coinvolge la specifica agenda la questione limitata, aziendale o tecnico-produttiva, o di categoria, perchè così produce l’uomo di oggi.

La politica deve quindi costruirsi come politica dei “gruppi di lavoro”. Non può più offrire grandi quadri attagliati per tutti come un vestito mono-misura, ma deve essere unitaria alla punta e pulviscolare alla base. Al tecnico si parli da tecnico, allo scienziato da scienziato, all’umanità da umanista, all’operaio da operaio. Questa una delle necessità in agenda.

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