La Biocrazia e l’incapacità di leggere i segni

 

La Biocrazia e l’incapacità di leggere i segni

C’è una sorta di peccato che accomuna molti intellettuali di oggi, nonché la massa delle persone: l’incapacità di legge i segni.

Gli scorsi decenni sono stati caratterizzati da un’intensa attività comunicazionale da parte dei cosiddetti potenti del mondo, quelli delle élite della politica, della finanza, delle tecnologie e della salute, i quali hanno parlato con aperta franchezza dei loro progetti di assoggettamento e controllo di massa del mondo intero. Attraverso libri, pubblicazioni, interviste, talk show, pubblicità e molto altro, i noti cognomi dei potenti della terra appartenenti alle svariate logge massoniche hanno proclamato a gran voce al mondo intero le loro intenzioni, dandone spesso anche delle coordinate temporali e geografiche piuttosto precise, dando forma a dei paradigmi indiziali estremamente preziosi per assumere uno sguardo critico ed una conseguente riflessione intellettualmente onesta sugli eventi.

Ciò che stiamo vivendo in quest’ultimo periodo, non è niente di diverso da quanto preconizzato, e preparato, nel corso di secoli ma in modo speciale durante il Novecento. Ci sono state annunciate le crisi economiche come strumento di affaticamento dei popoli e sovversione delle sovranità monetarie e finanziarie delle Nazioni; ci è stata anticipata la digitalizzazione della vita quotidiana, rendendo la realtà una matrix programmata a tavolino, con l’ibridazione uomo-macchina, le nanotecnologie applicate al corpo umano ed al cervello, la produzione sintetica di “esseri umani”; ci hanno parlato a lungo di microchip, i tatuaggi quantici, i sistemi di controllo di massa stile Grande Fratello; hanno promosso politiche e guerre di sovversione morale ed ideologica, distruggendo l’identità personale e comunitaria, facendo trionfare la solitudine e la paura, mettendo l’uomo contro l’uomo fino all’odio radicale; sono state predette le pandemie a yo-yo per far scendere il numero della popolazione, troppo grande e quindi difficilmente controllabile, e sottomettere con il controllo sanitario i reduci proni ai diktat; ci hanno sbattuto in faccia il loro volere di dominare il mondo.

Adesso che queste cose si stanno compiendo con sempre maggior chiarezza – era l’ora! – continuano ad esserci dei presunti intellettuali che, sventolando titoli accademici ed arrancando pseudo-ragionamenti di giustificazione, continuano a sostenere che in realtà si tratta solo di complotti e di follie. È vero, hanno ragione: quei nemici i cui nomi e cognomi sono noti a tutti, tanto che vengono adulati nei tabernacoli digitali come profeti e salvatori dell’umanità che prima hanno affamato e devastato ed ora vi si presentano come messia, sono loro che hanno ordito complotti e portato avanti follie scellerate. Questi sedicenti intellettuali hanno però perso il retto uso della ragione, tradendo persino gli illuministi da loro applauditi: la ragione si è addormentata nella convinzione che le coccole del carceriere siano, in fin dei conti, piacevoli come quelle della mamma. Orfani del lume del raziocinio, sono ormai come ciechi che guidano altri ciechi, ignari che i loro passi sono già misurati ed indirizzati da chi invece molto bene vede, e vede sulle lunghe distanze con cui si fa la politica globale.

Colpevoli sono coloro che ancora non riconoscono l’effettività tangibile, anzi soffribile, della tirannide tecnocratica sanitaria transumanista, ove il Great Reset è solo una fase di un lungo processo che ha avuto un’ampia preparazione durata decenni e che ora giunge ad una svolta, ad un passaggio epocale e definitorio, entro il quale avviene un discernimento fra quanti sapranno cavalcare il varco della postmodernità tecnofluida ed andare oltre, uscendo vittoriosi nella battaglia finale e costruendo l’età dell’oro e della prosperità, e fra quanti, invece, come pecore condotte al macello andranno verso la seconda morte, dopo che già sono morti dentro, massificati ed annientati seppur lasciati apparentemente liberi.

Coscienze, svegliatevi! Il tempo scorre e arriverà l’ora nella quale non vi sarà più tempo.

Vi lascio con queste parole di Jacques Attali, consigliere di François Mitterrand, risalenti al 1981:

«In futuro si tratterà di trovare un modo per ridurre la popolazione. Inizieremo dal vecchio, perché non appena supera i 60-65 anni, l’uomo vive più a lungo di quanto produce e costa caro alla società.  Poi i deboli e poi gli inutili che non portano nulla alla società perché ce ne saranno sempre di più, e soprattutto finalmente gli stupidi. Eutanasia mirata a questi gruppi; l’eutanasia dovrà essere uno strumento essenziale delle nostre società future, in tutti i casi. Ovviamente non possiamo giustiziare persone o allestire campi. Ce ne sbarazzeremo facendo credere loro che sia per il loro bene. Una popolazione troppo numerosa, e per la maggior parte inutile, è qualcosa di troppo costoso dal punto di vista economico.  Dal punto di vista sociale, è anche molto meglio che la macchina umana si arresti bruscamente piuttosto che deteriorarsi gradualmente. Non saremo in grado di superare i test di intelligenza su milioni e milioni di persone, puoi immaginare!

Troveremo qualcosa o lo causeremo, una pandemia che colpisce certe persone, una vera crisi economica o meno, un virus che colpirà il vecchio o il grande, non importa, i deboli soccomberanno, i timorosi e i lo stupido ci crederà e chiederà di essere curato. Avremo avuto cura di aver pianificato il trattamento, un trattamento che sarà la soluzione.

La selezione degli idioti sarà così fatta da sola: andranno al macello da soli.»

 

Tratto da Il futuro della vita, di Jacques Attali, 1981 – Interviste a Michel Salomon, collezione The Faces of the Future, edizioni Seghers.

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