Conte uccide economia, sport e cultura, ma adesso rischia lui
A questo punto, è davvero difficile stabilire dove inizi la malafede di Giuseppe Conte e dove cominci, invece, la sua totale inadeguatezza: l’ultimo Decreto presidenziale (il famigerato Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, alias Dpcm, del 24 ottobre 2020) è talmente folle, da far trasparire non solo il consueto asservimento ai potentati finanziari mondiali, che vogliono un’Italia in ginocchio, per poter acquistare aziende anche importanti, offrendo elemosina, ma anche un’improvvisazione, che fa paura, più della pandemia da Covid-19, in nome della quale Conte e il suo Governo stanno abolendo, uno ad uno, tutti i nostri diritti.
Chiudere bar e ristoranti alle 18, promettendo miliardi che, come al solito, non arriveranno mai, è un vero e proprio omicidio di Stato: si uccide un settore, che rappresenta uno dei fiori all’occhiello del Paese. Se le cose non saranno cambiate subito, le saracinesche che si abbasseranno per sempre saranno moltissime. Troppe. E, se mai riapriranno, siamo pronti a scommetterci, dietro il bancone o ai fornelli, non ci saranno appassionati baristi o cuochi italiani, ma cinesi, americani e via discorrendo.
Non solo: per non fare disparità, Conte ha deciso di uccidere anche palestre, piscine, cinema e teatri, negando agli italiani, sempre tramite Dpcm, il diritto allo sport e alla cultura. Così, ad esempio, i gestori di palestre e piscine, che avevano speso decine di migliaia di euro per adeguare e sanificare gli spazi dedicati all’attività sportiva, hanno visto andare in fumo tutti i loro sforzi economici. E ora sono alla canna del gas, come i gestori e i lavoratori di cinema e teatri.
Il fatto è che gli assassini, notoriamente, cercano, quantomeno, di nascondere le prove. Il premier Conte, al contrario, ha lasciato impronte ovunque e, allora, viene da chiedersi se se ne infischi, forte dell’impunità che gli è garantita da Mattarella e dai partiti che lo sostengono, o se è semplicemente uno sprovveduto. Comunque sia, lo scenario che si delinea, per quello che amava definirsi l’avvocato del popolo, non è dei migliori.
Nelle piazze, infatti, la protesta è montata subito e, in alcuni casi, ci sono state anche violenze. Renzi si è affrettato a chiedere la modifica del provvedimento incriminato e Zingaretti, pur bacchettando l’antico nemico, ha scaricato sul premier. Non è difficile indovinare dove andranno a parare, insieme a Di Maio, quando i soldi non arriveranno e chi è stato massacrato dal Dpcm del 24 ottobre si scatenerà contro l’esecutivo: Conte sarà accusato di aver ucciso economia, sport e cultura e sarà dato in pasto al popolo. E a Palazzo Chigi arriverà qualcuno, magari sostenuto da un governo di unità nazionale, gradito, tanto per cambiare, a Bruxelles, alle banche e ai soliti noti. Non a caso, già si fa un nome trito e ritrito: quello di Carlo Cottarelli, uomo di punta del Fondo Monetario Internazionale.
La storia, insomma, sembra già scritta, per questo presidente del Consiglio inetto, arrogante e presuntuoso, che ha causato al Paese danni difficilmente riparabili. E i suoi killer saranno gli stessi politici incapaci e senza scrupoli, che, finora, lo hanno sostenuto e incoraggiato, per poter avere ruoli e poltrone.
Il problema vero è che a rimetterci, come sempre, non saranno Zingaretti, Renzi, Di Maio e compagnia, complici e mandanti di Conte: a pagare saranno, come sempre, gli italiani.