Cultura umanistica: durata e qualità del tempo scuola
Nel presente intervento non entriamo nel merito del livello culturale dell’attuale Ministro dell’Istruzione Università e Ricerca, del suo curriculum, della sua eloquenza di tipo sostanzialmente sindacalese, anche se non possiamo nascondere le nostre perplessità quando ci capita di sentirla sparare frasi con congiuntivi a ruota libera ed altre espressioni errate (tipo “i più migliori”) davanti a studenti di scuola superiore, magari di liceo classico. Ormai è chiaro che i ministri di Renzi non si dimettono, né per inadeguatezza a ricoprire il loro ruolo né per conflitto di interessi (prima dei fatti di questi giorni si veda il ministro Poletti).
Tuttavia, perfino in questa fase storica della Scuola italiana, caratterizzata da una forte contrazione degli studi umanistici, anche se le famiglie insistono nella scelta degli indirizzi liceali, all’interno dei quali il liceo classico non è mai arretrato negli ultimi anni sotto il 6%, qualcuno si è preoccupato di come promuovere la cultura umanistica e allo scopo è stato definito ed approntato il DLgs n. 60 del 13 aprile 2017, che detta norme sulla promozione della cultura umanistica, sulla valorizzazione del patrimonio artistico etc. Ciò in attuazione dei commi 180 e 181, lettera g dell’art.1 dell’infelice legge sulla “buona scuola”, che tanti problemi ha creato soprattutto agli studenti degli ultimi anni delle scuole superiori; in particolare per quanto attiene alla vicenda dell’entrata in vigore dell’alternanza scuola-lavoro, che ha visto gli studenti italiani protestare per le condizioni di sfruttamento cui sono stati sottoposti nella maggior parte dei casi nelle numerose aziende resesi disponibili, in particolare fast-food e similari.
Il Decreto 60 in questione è costituito da una pletora di espressioni atte a creare aspettative irrealizzabili, senza differenziare indirizzi e obiettivi nel falso intento di incentivare i diversi settori, dal musicale- coreutico al linguistico- creativo, all’artistico-visivo. Tutto ciò in un contesto di riduzione, più volte annunciata, della durata quinquennale del segmento dell’istruzione superiore al fine di equipararne la durata alla media europea, di durata quadriennale, senza rendersi conto che proprio un piano serio di promozione della cultura umanistica richiede percorsi complessi di riflessione e maturazione, tipici di quel che resta del sistema dei licei, che hanno caratterizzato per quasi un secolo la riforma gentiliana della scuola.
A fronte di tutto ciò vale la pena di ricordare che, se è vera la tendenza negli Stati europei alla conclusione degli studi secondari a 18 anni (laddove essi terminano a 19 anni in genere l’iter scolastico inizia a 7 anni), nella maggior parte dei Länder tedeschi, dove si registra il massimo della riduzione della durata dei diversi indirizzi scolastici a scapito della preparazione di base, il Gymnasium, canale scolastico privilegiato per il diritto d’accesso agli studi universitari, termina a 19 anni.