Da Sutri a Velletri, un voto senza speranza
Ci risiamo: altra tornata elettorale, stavolta per eleggere i sindaci di 597 Comuni, in tutto il Paese. Prima chiamata alle urne il 14 e il 15 maggio, ballottaggio, se necessario, nei centri con più di 15mila abitanti, 28 e 29 maggio. Speranze di vedere qualche miglioramento: zero o giù di lì. Anzi, laddove c’era qualche elemento di valore, pensiamo a Sutri, nel Viterbese, con sindaco Vittorio Sgarbi, i partiti hanno pensato bene di metterci le mani, per procurare danni.
Già, perché Sgarbi, che ha fatto di Sutri un centro culturale di rilievo nazionale, valorizzandone tutti i “tesori” esistenti e creando eventi, si sarebbe anche ricandidato, ma i Fratelli d’Italia, nuovi padroni del mondo, lo hanno evidentemente ritenuto troppo indipendente dalle logiche di partito e gli hanno preferito un Amori qualsiasi, subito appoggiato anche dalla locale Forza Italia. La Lega ha provato a resistere, facendo presente che un valore aggiunto come quello rappresentato da Sgarbi era delittuoso perderlo, ma non c’è stato niente da fare. A quel punto, il Vittorio nazionale – peraltro molto impegnato nel suo ruolo di sottosegretario alla Cultura – ha preferito rinunciare, candidandosi sindaco ad Arpino (in Ciociaria). E, così, Sutri avrà un Amori in più e uno Sgarbi in meno.
C’è poco da fare, insomma, il livello di questa classe politica è indegno e, quando c’è qualcuno che si staglia sugli altri, si cerca di farlo fuori, appena possibile. Serve la mediocrità, per perpetuare lo strapotere di partiti ridicoli, in mano a personaggi comici. Pensiamo, ad esempio, a quel che accade a Velletri, importante centro (quasi 53mila abitanti) della Città Metropolitana di Roma, dove si deve rinnovare l’Amministrazione comunale.
Velletri, da tempo, appare come una città abbandonata al suo destino: la Giunta comunale, targata centrosinistra e guidata dal sindaco Pocci, si è distinta, in questi cinque anni, per la sua totale inutilità. Eppure Pocci rivendica la straordinaria azione sua e degli assessori. Alla faccia tosta non c’è limite, ma uno degli ex assessori della Giunta Pocci, Romano Favetta, è addirittura il campione del mondo di questa specialità, perché – non pago dei danni fatti da assessore (aveva le deleghe alla Viabilità, al Cimitero, alle Reti, ai Parchi, ai Giardini e al verde Pubblico) – adesso si candida direttamente a sindaco, anche contro lo stesso Pocci. E questa è una vergogna doppia.
Sì, perché Favetta non soltanto ha mostrato tutta la sua inadeguatezza a ricoprire un incarico tanto complesso (sulla viabilità, ad esempio, chiedere notizie ai cittadini di Velletri…), ma avrebbe anche un “problemino”, diciamo così, con l’Amministrazione stessa. Ci spiega un dipendente del Comune, che per ovvi motivi vuole restare anonimo, che “Favetta è stato in carica presso l’Assessorato dal giugno 2018 al marzo 2023, percependo integralmente l’indennità derivante dalla carica di assessore durante il suo mandato, malgrado risultasse dipendente di una società privata operante nel Comune, nell’ambito di illuminazione, reti idriche ed elettriche”. Favetta non avrebbe mai comunicato al Comune di Velletri questo suo reddito, nonostante sia espressamente previsto dall’articolo 82 del Testo Unico sugli Enti Locali, né avrebbe mai richiesto l’aspettativa. Da tutto questo, nascerebbe un discreto debito di Favetta nei confronti dello stesso Comune, che, adesso, aspira a guidare, candidandosi sindaco.
Ovviamente, usiamo il condizionale, essendo le carte della vicenda gelosamente custodite nei cassetti di qualche ufficio comunale, ma a Velletri se ne parla ovunque e, perciò, farebbe bene il candidato Favetta a dire una parola chiara: se tutto questo fosse vero, infatti, non saremmo forse in presenza di un vero e proprio conflitto di interessi, ma certamente vi sarebbe un’opportunità politica, in base alla quale Favetta dovrebbe prima saldare il suo debito nei confronti del Comune e, successivamente, chiedere il voto dei suoi concittadini.
Vedremo, nelle prossime settimane, se l’affare Favetta sarà chiarito, ma una cosa è sicura: a Sutri, come a Velletri e come nel resto del Paese, chi andrà alle urne lo farà con uno spirito quasi rassegnato al peggio, proprio perché i partiti scelgono i Pocci, i Favetta e gli Amori – inutili e arroganti – anziché uomini nuovi, in grado di garantire davvero una svolta positiva.
Si dice spesso, infatti, che l’Italia è il Paese dei Comuni. Purtroppo, però, è anche il Paese dei partiti, che vogliono rendere eterna questa situazione, in cui i loro esponenti più malleabili governano città e cittadine, garantendo favori agli amici e agli amici degli amici. E, quel che è peggio, infischiandosene delle reali esigenze della comunità. Temiamo, in definitiva, che, con le elezioni amministrative di maggio, come sempre, cambierà tutto, per non cambiare nulla.
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