Dopo la “Giornata della memoria”, ripercorsa in modo miope e fazioso, senza ricordare i milioni di ebrei perseguitati ed uccisi sotto il comunismo stalinista, il “Giorno del ricordo per i profughi giuliani e dalmati”, unico obiettivo ideale conseguito dalla destra nei lunghi (ed inutili) anni del servaggio governativo a Berlusconi, ha offerto alla maggioranza di sinistra l’occasione pesantemente sfruttata di una rinnovata prova di settarismo, consentita anche dal silenzio forzista – leghista.
Come nella prima occasione anche nella seconda il presidente della Repubblica ha rispolverato gli aspetti più inaccettabili della sua parte politica (i cattolici democratici, detti più realisticamente i cattocomunisti). Mattarella ha coniato in pratica un nuovo termine, la “xenofobia”.
E con lui dai partiti agli enti locali tutti hanno gareggiato nel nascondere con furbeschi eufemismi ovvero meschini sotterfugi il nome del movimento ideologico, responsabile della strage di almeno 20 mila innocenti, gettati nelle foibe, deportati nei campi sloveni e croati o gettati nell’Adriatico.
Negli scorsi giorni – tanto per fornire un esempio – il celebrato giornalone milanese ha dedicato due pagine piene all’esilio, alle foibe ed alla memoria. Ho letto e riletto, così da esprimere una denunzia fondata, senza mai trovare il nome del comunismo, responsabile dell’eccidio.
Viene raccolta, tra l’altro, la testimonianza di Franco Luxardo, presidente dell’associazione dalmati italiani nel mondo, e pure dalle sue parole non viene fatta trasparire l’etichetta. Si riesce appena a sapere, fortunosamente, che Zara venne bombardata, al pari di tante e tante città italiane, senza che anche in questo caso risuonino in occasione delle ricorrenze annuali condanne ed riprovazione, per ben 54 volte dagli americani.
C’è voluto, incredibilmente, Aldo Cazzullo per narrare il macabro e raccapricciante caso dei “comunisti titini”, soliti “seppellire nelle foibe un cane nero, come per una maledizione”.
Il giornalista, pur citando le atrocità commesse dall’occupazione italiana e dimenticando le tremende pagine segnate dagli “alleati” contro le popolazioni inermi della Ciociaria e le imprese americane compiute dall’alto, ugualmente disumane, ribadisce che “nelle foibe non furono gettati “fascisti” ma italiani proprio in quanto italiani”, anche antifascisti “contrari alla cessione di quelle terre agli jugoslavi”. Cazzullo, in modo criptico, chiude segnalando che i profughi “non sempre furono accolti con la solidarietà che meritavano”. Da chi? La risposta è semplice.