Fine della democrazia. All’unanimità
“Questa volta non ci sono le inefficienze dei singoli ospedali o le colpe dei medici: parliamo di un virus influenzale, chiamato h1n1, per numero di casi molto più elevato della pandemia del 2009. E il rimedio ci sarebbe stato: il vaccino. Poi c’è stato un incidente su alcune confezioni sospette, i titoli sui giornali, nessun intervento, se non dopo una settimana, da parte del ministero della Sanità, e le persone a rischio che non si sono vaccinate sono aumentate del 20 per cento. Due persone su dieci che in passato si erano rivolte al medico e che, per paura, non l’hanno fatto. A poco è servito che Bruno Vespa, durante una puntata di Porta a Porta, si facesse il vaccino in diretta. Serviva probabilmente un intervento tempestivo da parte delle autorità. E il risultato è che i pronto soccorso di tutta Italia, da Nord a Sud, in questi giorni sono in tilt. Mancano i posti letto, le ambulanze girano a vuoto e molte persone, quelle meno gravi, che aspettano una media di quattro ore prima di una visita, restano parcheggiate sulle barelle lungo i corridoi perché i reparti sono strapieni. Il personale, ormai ridotto all’osso, è sotto stress e non è più sufficiente per gestire il traffico in emergenza. All’Umberto I di Roma, l’ospedale più grande d’Italia, verso le 12 di ieri c’erano sei ambulanze in fila bloccate all’ingresso…Dall’inizio dell’anno nei pronto soccorso delle grandi città il flusso di pazienti in emergenza è aumentato del 40 per cento. Al San Carlo di Milano se ne contano 300 ogni giorno. Lo stesso numero, a volte con punte più alte al Cardarelli di Napoli, dove tutte le unità hanno sforato la capienza autorizzata, e in queste ore cento malati stazionano sulle lettighe in attesa di un ricovero decente.”. Niente di nuovo, si potrebbe pensare: uno dei tanti articoli usciti nei giorni scorsi riguardo all’emergenza Covid19, con la variante Omicron che dilaga. E invece no: lo stralcio dell’articolo, riportato tra virgolette, è del Fatto Quotidiano e risale al 24 gennaio 2015, vale a dire ben sette anni fa.
In quel caso non si parlava di Covid, ma semplicemente di influenza. La situazione degli ospedali, in tutto il Paese, era, più o meno, quella di adesso, ma nessuno si sognava di limitare le libertà personali o di monitorare gli spostamenti dei singoli cittadini. La domanda, allora, è naturale: cosa è cambiato dal 2015 a oggi? La risposta sembra semplice: c’è la pandemia da Covid e il Governo corre ai ripari. Ma questa è una risposta sbagliata, perché anche nel 2015 si chiedeva alla popolazione di vaccinarsi, ma chi non lo faceva non veniva additato come un pericoloso untore.
Va, peraltro, rilevato che le pandemie influenzali, prima del Covid, si sono ripetute praticamente ogni anno – talvolta con maggior virulenza, in altri casi in modo più blando – facendo registrare morti e casi gravi soprattutto nella popolazione anziana. Più o meno come il Covid, che ha sterminato una larga fascia di ultraottantenni.
Oggi, però, in Italia c’è soprattutto la cosiddetta variante Omicron, molto contagiosa, ma poco pericolosa per la nostra salute: è come un’influenza, forse qualcosa in meno. Può fare danni se sono presenti altre patologie, ma un organismo sano reagisce bene, anche in assenza di vaccino. Eppure, il governo Draghi insiste: Green Pass, Super Green Pass, quarantene, multe e chi più ne ha più ne metta.
Un autentico delirio, a prima vista, che a ben guardare, però, sembra nascondere qualcosa, questo sì, di molto pericoloso: la volontà dei nostri governanti di tenerci sotto controllo, sotto scacco, in nome della pandemia. Del resto, personaggi come Speranza, Enrico Letta e i vaccinatori di professione che futuro avrebbero in un’Italia libera, che premia i migliori, quelli veri? Nessuno.
Così, la dittatura sanitaria, che molti evocano, è praticamente realizzata e si sta trasformando in una dittatura tout court, come testimoniano alcune misure dell’esecutivo, ad esempio, in materia finanziaria: i limiti al contante, una vera follia in un Paese normale, sono passati sotto silenzio e con l’approvazione di tutti i partiti.
All’unanimità, come ha sottolineato lo stesso Draghi in conferenza stampa. Ecco, in questo clima, immaginate cosa potrebbe succedere se proprio Draghi fosse eletto Presidente della Repubblica. Sarebbe la fine di quel che resta della nostra bistrattata democrazia. Naturalmente, all’unanimità.
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