Guerra, stampa e la “verità” a stelle e strisce
La guerra è guerra. E in guerra, si sa, tutto è lecito. A partire dalla diffusione di notizie false o, quantomeno, “aggiustate” ad uso e consumo di una delle due parti che si fronteggiano nel conflitto. Tanto più in un mondo come quello attuale, dominato dai social e dalle notizie virtuali. Così la guerra in Ucraina è stata, da subito, combattuta su due piani: uno militare e l’altro mediatico.
Ovviamente, nel nostro Paese, da sempre prono al “padrone” statunitense, radio, giornali e tv ci hanno subito spiegato che le notizie false sono quelle che provengono da Mosca, mentre quel che dicono Washington, Kiev, Parigi, Berlino, Londra e Roma è la verità assoluta.
Viene da domandarsi, allora, perché dai Paesi occidentali, quelli che hanno la verità, siano partite carovane di giornalisti, per raccontarci la guerra in Ucraina, se già sappiamo chi ha ragione e chi ha torto. In realtà, questi valenti cronisti di guerra sono sul posto per documentare, in modo acritico, i massacri perpetrati dai russi. E guai a sollevare dubbi e domande: la verità è quella, i russi sono criminali, punto e basta.
Siamo rimasti stupiti, perciò, quando una trasmissione come “Quarto Grado”, che si è sempre occupata di cronaca nera e che sta raccontando anche la guerra in Ucraina (francamente non ce n’era alcun bisogno, visto che i tg e gli approfondimenti non parlano d’altro), ha invitato una giornalista russa, Nadana Fridrikhson, in collegamento dal suo Paese, per parlare del conflitto. L’intervento è stato preceduto da un servizio della stessa cronista, nei luoghi di guerra, mandato in onda dalla TV russa: la Fridrikhson ha raccontato cose opposte a quelle che narrano i nostri tg, accusando i soldati ucraini di sparare spesso ai civili ucraini, e altri episodi, che ribaltano la narrazione occidentale.
Bene, prima ancora che la giornalista russa potesse spiegare, nel dettaglio, il suo pensiero, Carmelo Abbate, ospite fisso di Quarto Grado e bravissimo cronista e scrittore di nera, si è alzato urlando che non avrebbe ascoltato la propaganda del regime russo. Abbate è persona intelligente e molto preparata sui casi di cronaca nera, ma è evidentemente convinto di conoscere anche la verità assoluta sulla guerra in Ucraina, pur non avendo frequentato i luoghi di battaglia, come ha fatto, invece, la giornalista russa. Così, l’indignato Abbate è uscito urlando dallo studio, mentre la Fridrikhson lo guardava sbigottita, mentre cercava di parlare.
Il conduttore, un altro valido giornalista, come Gianluigi Nuzzi, ha invitato la cronista russa a proseguire, ma, quando lei ha dato la sua opinione, Nuzzi l’ha interrotta, dicendo che la Russia è un regime, che là non c’è democrazia e che quindi lei non può venirci a raccontare, in buona sostanza, che i cittadini in Russia hanno libertà di espressione, visto che a Mosca non si può nemmeno pronunciare la parola guerra, altrimenti si viene arrestati.
L’intervento della giornalista si è praticamente concluso lì, senza che potesse entrare nei dettagli di ciò che aveva visto, con i suoi occhi, in Ucraina: bloccata prima che potesse dire cose sgradite. Già, perché anche Nuzzi e la truppa di Quarto Grado hanno issato, da tempo, la bandiera ucraina, denunciando i crimini russi, senza mai ascoltare l’altra campana. E, quando fingono di farlo, fanno sì che il bastian contrario di turno venga bastonato e azzittito.
Questi signori, che si definiscono pomposamente giornalisti, ci raccontano la guerra a modo loro, ci spiegano che la Russia è un regime e non si rendono conto di essere ingranaggi di un meccanismo addirittura peggiore, vale a dire l’imperialismo statunitense, che si avvale, appunto, di camerieri spacciati per cronisti e di attori catapultati a fare i capi di Stato, come l’improbabile presidente ucraino Volodymyr Zelensky, una marionetta nelle mani di Biden e Johnson.
Ecco, da trasmissioni e giornalisti indipendenti ci aspetteremmo resoconti dai territori di guerra, con più voci, non solo quelle che fanno comodo al “padrone” americano. E che chi è in disaccordo con la narrazione occidentale potesse parlare, senza essere aggredito. Ma questo è e resterà un sogno. Perché se la Russia di Putin è un regime, come ci sottolineano tutti i giorni giornali e tg, l’Europa e la Gran Bretagna sono suddite degli Stati Uniti e hanno messo in piedi regimi forse meno rozzi, ma certamente molto più efficaci, perché travestiti da democrazie, ma implacabili con chi non condivide il pensiero unico. Gli americani diffondono il “verbo” e i sudditi lo rilanciano: chi dissente non solo non ha diritto di parola, ma è un pericoloso eversore. Piaccia o no, questa è la “verità” di Nuzzi e compagnia.
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