Il governo e la parabola degli ex missini

 

Il governo e la parabola degli ex missini

A questo governo, lo abbiamo detto più volte, guardiamo con una certa simpatia e, perché no, anche con una discreta fiducia. Dopo il necessario rodaggio, però, adesso ci aspettiamo fatti concreti. E, soprattutto, ci piacerebbe non ripetesse errori commessi in passato da forze politiche che oggi sono all’opposizione o sono definitivamente scomparse dal panorama politico nazionale.

In quest’ottica, quel che è avvenuto e sta avvenendo in materia di nomine (Cassa Depositi e Prestiti e Rai in primis) suona come un pericoloso campanello d’allarme. Sì, perché, il metodo non è parso limpido e, tantomeno, improntato al merito, che tanto era stato invocato – sia dai pentastellati che dai leghisti – quando a governare – e a scegliere i vertici di enti pubblici e aziende partecipate – erano Renzi e compagnia.

Per carità, finora non è successo nulla di scandaloso, come ai tempi del Giglio magico, ma, per evitare poi di dover piangere sul latte versato, ricordiamo a chi oggi gode di tanto consenso popolare e di tanto potere che dal 2000 al 2013, nel nostro Paese, c’è stata una classe politica di centrodestra che ha guidato Regioni, Comuni, Ministeri: oggi di quella classe politica, che allora sembrava inattaccabile e intramontabile, c’è solo uno sbiadito ricordo. Il riferimento è a quegli ex missini, che, inebriati dal potere e dal denaro, hanno fatto una serie di scelte sbagliate – nomine comprese – che li ha portati in breve al declino.

Ecco, proprio perché il governo giallo-verde suscita la nostra simpatia ci permettiamo di far suonare questo piccolo campanello d’allarme e consigliamo a Di Maio e Salvini, capi politici di questo esecutivo, di ragionare bene e di ascoltare tutti, prima di assumere decisioni che, poi, potrebbero ritorcersi contro, come boomerang.

La triste parabola degli ex missini – ma anche quella dello stesso Renzi – è lì, a ricordare a tutti, che il consenso popolare va e viene, che basta poco per passare dal 40 al 15 per cento. E, quindi, quando si imbocca, anche senza volerlo, la strada dell’arroganza e dell’indisponibilità all’ascolto delle ragioni altrui, bisogna avere la capacità di comprenderlo e di fare marcia indietro, per tornare sulla via che ha portato a guadagnare tanto consenso. Il tempo c’è. Importante è che ci sia anche la voglia di farlo.

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