Il PD allo sbando, senza bussola e senza meta
Forse ce la farà: dopo aver perso rovinosamente le elezioni politiche, Enrico Letta ha ottime probabilità di perdere un altro test fondamentale, vale a dire le elezioni regionali nel Lazio, che si terranno quasi certamente il prossimo 5 febbraio.
Come tutti sanno, a via Cristoforo Colombo governa (si fa per dire) da dieci anni Nicola Zingaretti, che adesso è stato eletto in Parlamento ed è costretto alle dimissioni da Governatore. Quindi, mentre il centrodestra ha il vento in poppa, come testimoniano le recenti Politiche, il Pd deve scegliere chi candidare alla guida del Lazio. L’attuale assessore alla Sanità, Alessio D’Amato, sarebbe molto gradito a Zinga, ma l’ala del Pd che fa capo al potentissimo senatore Bruno Astorre, peraltro segretario regionale, vedrebbe bene la candidatura di Daniele Leodori, lanciata mesi fa e stoppata da Enrico Letta in persona: “Troppo presto, ne riparleremo”.
Questo è, appunto, il momento di riparlarne e il fratello del commissario Montalbano ha detto in modo chiaro: “Se non ci sarà il campo largo, con Movimento Cinque Stelle e magari anche il Terzo Polo di Calenda e Renzi, rischiamo di regalare il Lazio alle destre”. I pentastellati, però, sono divisi: Giuseppe Conte non ha alcuna intenzione di ricucire gratis con Letta nipote e, se proprio dovrà bere l’amaro calice, chiederà di candidare un grillino alla guida della Regione. Calenda e Renzi, da parte loro, non sanno ancora quel che fare: devono capire bene se e quante poltrone otterranno, in caso di vittoria, perché questa è l’unica cosa che interessa loro.
Il problema più grosso, però, è proprio all’interno del Pd: sì, perché Enrico Letta sembra non aver capito la recente lezione delle urne e non pare intenzionato ad accogliere con grande entusiasmo l’idea di una reunion col nemico pentastellato, quello che, a suo dire, gli ha fatto perdere le elezioni. Letta Nipote, purtroppo per i tifosi della sinistra, è politicamente molto miope e va dritto per la sua strada. Aveva impostato la campagna elettorale per le Politiche sulla demonizzazione della Meloni e del centrodestra: risultato, un cappotto senza precedenti, col Pd ridotto ai minimi termini. Adesso che la Meloni governa, continua ad attaccarla sul nulla (Predappio, il cosiddetto decreto rave e la relativa presunta riduzione dei diritti dei cittadini e altre stupidaggini del genere) e i sondaggi continuano a vedere il Pd in caduta libera.
E’ difficile, dunque, che Enrico Letta riesca a comprendere che nel Lazio la sinistra avrà qualche speranza soltanto se riuscirà a mettere in piedi una sorta di coalizione, con dentro un po’ tutti, dal Pd ai Cinque Stelle, passando per Terzo Polo, Verdi ed estrema sinistra. Gli appelli, però, si moltiplicano, perché il rischio di una nuova, bruciante sconfitta è molto concreto: il Pd, partito più forte di questo schieramento, è allo sbando, senza meta e senza bussola, perché senza un leader adeguato.
Non che questo ci dispiaccia, tutt’altro: i dieci anni di Regione Lazio a guida Zingaretti sono stati una iattura, con interi settori – a partire dallo smaltimento dei rifiuti – abbandonati al loro destino. E tornare a vedere il centrodestra (o quel che è rimasto di quello che fu una volta un vero centrodestra) alla guida del Lazio sarebbe una bella soddisfazione. Importante è che adesso non venga sbagliato questo calcio di rigore, assegnato dalla buona sorte: servono un buon candidato e tanta compattezza. Per archiviare, finalmente, dieci anni di malgoverno di centrosinistra nel Lazio.
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