Il problematico futuro

 

Il problematico futuro

Di fronte al desolante e mortificante scenario, offerto da subito, come era abbondantemente prevedibile, nelle regioni meridionali dall’assedio ai CAF di cittadini irrisi e turlupinati dai grillini grazie all’arma vincente del reddito di cittadinanza, meritano, per una volta, riguardo e approvazione, nonostante l’affannoso incalzarsi delle notizie, le tesi espresse sul “Corriere” da Battista, Polito e Panebianco. Va registrata comunque in premessa la vergognosa dormita delle forze del centro – “destra”, che non hanno saputo contestare e confutare la propaganda dei 5 Stelle, giunti nel Mezzogiorno senza alcuna fatica al conseguimento di un incredibile “cappotto”.

Nel clima di sbandamento hanno causato stupore le affermazioni di Draghi sull’instabilità originali tanto quanto la “scoperta dell’acqua calda”, ci si è meravigliati per le posizioni assunte, come da costume secolare, dalla Confindustria, da sempre assisa sul “carro del vincitore” e non si è riflettuto sugli errori commessi e sulle contrapposizioni programmatiche trascurate o ignorate.

Nessuno ancora ha dichiarato esplicitamente che l’Italia dei Napolitano e dei Mattarella è stata spazzata via ed archiviata nel segno di una rivolta elettorale irrefrenabile, esasperata e velleitaria, priva di futuro ed arida al di là della sonora e speriamo definitiva bocciatura per i 2 protagonisti di questi anni (Renzi e Berlusconi).

Pierluigi Battista, figlio del vecchio ordinovista rautiano, ha denunziato l’errore commesso con la proterva eliminazione dei partiti e la conseguente instaurazione di dittature autocratiche, con il soffocamento delle organizzazioni di mestiere, con la cancellazione umiliante ed immeritata delle banche popolari.

Antonio Polito, poi, si è accorto del “male oscuro” rappresentato dalla fine dell’era del deficit spending, sul quale Renzi, puntando sull’acquiescenza di Berlusconi, ha tentato di fondare il proprio credito e di garantire il proprio futuro ed il riconoscimento popolare è arrivato il 4 marzo.

Angelo Panebianco, dal canto suo, ha individuato un nodo tanto consistente da rendere utopistico un eventuale e improbabile inciucio Lega – 5 Stelle e sterile ed impossibile l’arma vincente di Di Maio (o di chi realmente detta le linee). La misura squadernata, tanto atteso nelle regioni meridionali, rimasta priva di confutazione, assorbirà e richiederà risorse che le “forze produttive del Paese”, cioè le regioni settentrionali, culla e forziere del partito di Alberto da Giussano, si rifiuteranno categoricamente di redistribuire. Ed allora, anche in questo frangente, non si riesce ad accettare la prospettiva del voto anticipato, l’unica se costruita responsabilmente.

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