Insospettabili al lavoro per far cadere Conte
I bene informati dicono che, al massimo, il governo giallo-verde durerà fino al prossimo anno, difficile dire se fino a primavera o se arriverà all’autunno. Insomma, pochi, pochissimi appaiono convinti che l’esecutivo Conte possa portare a termine la legislatura.
La motivazione principale starebbe nel fatto che Salvini non vede l’ora di tornare al voto, per incassare quel che dicono i sondaggi: un 33-34 per cento di consensi, che porterebbe la Lega a essere primo partito nel Paese. Eppure, Salvini sta lavorando bene e tutto sembra fuorché intenzionato a scatenare una crisi. E, allora, forse a “tifare” per la caduta del governo non sono solo i salotti radical-chic, quelli in cui si dice, arrotando la “r”, che “questi sono proprio impresentabili”. Escludendo che possano essere i vari Renzi e Berlusconi a voler votare presto – visto che i loro partiti o non esistono praticamente più o sono ridotti all’irrilevanza – viene il sospetto che, sotto sotto, a lavorare per far cadere Conte siano alcuni insospettabili.
Nel Movimento Cinque Stelle, infatti, vi è una larga fetta di scontenti – che fa capo, in particolare, alle altre due “anime” del Movimento, quelle di Roberto Fico e Alessandro Di Battista – che ha messo nel mirino “Giggino” Di Maio, ministro dello Sviluppo Economico e vice-premier, che ha trovato, pur nelle grandi differenze che contraddistinguono Lega e M5s, un’intesa con Salvini. I due stanno provando a dare una sterzata al Paese. Un obiettivo difficile, osteggiato da tutti i potentati economici e finanziari, oltre che da quelle élite radical-chic, che hanno un unico interesse: il loro. Di Maio e Salvini riscuotono la simpatia dei ceti popolari, per il semplice motivo che stanno cercando di fare qualcosa di buono per chi sta peggio. Non è facile, è ovvio, ma almeno ci provano.
Nel Movimento 5 stelle, però, la popolarità di Di Maio infastidisce – e non poco – i vari Fico e Di Battista, che non perdono occasione per prendere posizione contro Salvini (non potendolo fare apertamente contro Di Maio), creando disagio a tutta la squadra di governo. Adesso, con la vicenda del gasdotto azero (la questione Tap), gli scontenti a 5 stelle hanno ripreso fiato e, pur mancando, per il momento, la voce di Fico e Di Battista, è chiaro a tutti che dietro molte “uscite” di deputati e senatori c’è la loro mano.
Così, in vista di importanti voti in Parlamento, come quello sulla manovra economico-finanziaria 2019, arrivano minacce dai gruppi a 5 stelle: “Non siamo spingibottoni, se si vogliono tradire gli elettori non ci stiamo”. Il riferimento è alla Tap, ma anche ad altro, come, ad esempio, la “pace fiscale”, che all’ala che fa riferimento a Fico e a quella vicina a Di Battista proprio non va giù.
Ecco, più si va avanti e più questo governo ci suscita simpatia: non solo sta provando a fare qualcosa di positivo per il Paese, dopo decenni di esecutivi appecoronati alla finanza e ai burocrati europei, ma lotta anche contro nemici insospettabili, che hanno un obiettivo non dichiarato, ma lampante: farci passare da governi telecomandati dai salotti radical-chic a esecutivi guidati a distanza da un falso proletario, ma vero snob, che prende l’autobus e nasconde gli scontrini dei taxi (Fico), e da un falso rivoluzionario, ma vero arrogante, che finge di abbandonare la politica, ma poi cerca di dettare la linea, mentre viaggia in tutto il mondo (Di Battista). La speranza è che Di Maio e Salvini li ignorino e vadano avanti. Per il bene del Paese.