La Giustizia, questa sconosciuta
Nessuno (o quasi), in questo avvio di campagna elettorale, ha affrontato un tema che dovrebbe stare a cuore a tutti, ma che, invece, da tutti viene accuratamente evitato: la Giustizia. Eppure, se il grado di civiltà di un Paese si misurasse dal funzionamento del sistema della Giustizia, l’Italia non potrebbe dire di essere in testa a un’ipotetica classifica. E, dunque, i politici di professione, che, in queste settimane, distribuiscono a piene mani ricette per migliorare il Paese, dovrebbero spiegarci anche come uscire dalle sabbie mobili in cui è finito il nostro sistema giudiziario.
L’ultimo monitoraggio effettuato dal Ministero della Giustizia (relativo al III trimestre 2017) parla chiaro: i processi arretrati, in materia di diritto civile, sono 3.668.494 (590.861 riguardano esecuzioni e fallimenti). Un vero e proprio dramma, per chi aspetta risposte. Dietro ogni contenzioso, infatti, vi sono almeno due persone e, con un arretrato di questo tipo, giustizia sarà fatta solo dopo qualche anno: nel 2016 la media per la soluzione di un contenzioso in Tribunale (Lavoro e previdenza, Separazioni e divorzi, Commercio) era di 981 giorni. In buona sostanza, quasi tre anni.. Non solo: 131.928 di questi procedimenti non sono stati risolti nei termini previsti dalla legge e, dunque, sono “a rischio legge Pinto”, il che significa che i soggetti interessati potrebbero richiedere allo Stato un risarcimento.
Nel penale, poi, le cose non vanno meglio: i procedimenti pendenti sono 1.555.219, addirittura in aumento rispetto allo stesso periodo del 2016. E la durata media è più o meno analoga a quella del civile: 901 giorni, con 229.397 (19%) processi a rischio legge Pinto per il primo grado, 115.442 (41,6%) per il secondo grado e 463 (1,4%) per la Cassazione.
Insomma, rivolgendoci a un Tribunale siamo quasi certi che non avremo Giustizia. E, leggendo i proclami degli “scienziati” che si candidano a guidare la malridotta Italia nei prossimi cinque anni, sappiamo che non l’avremo neanche nell’immediato futuro. Perché di questa Giustizia malata nessuno parla: molto più facile promettere posti di lavoro, pensioni più alte e tasse azzerate. Tutte cose impossibili da realizzare, soprattutto con una Giustizia così. Sì, perché se, ad esempio, l’Italia fosse un Paese in cui la giustizia civile desse risposte rapide, magari qualche investitore straniero in più ci sarebbe. E, conseguentemente, anche qualche posto di lavoro in più. Ma farlo capire a chi non vuol sentire è molto difficile. Anzi impossibile. Proprio come mantenere le tante promesse che abbiamo ascoltato e che ascolteremo di qui al 4 marzo.