Ladri di democrazia

 

Ladri di democrazia

Il Mar Rosso s’ è aperto, Moses Conte l’ha attraversato col suo popolo di camaleonti fino all’agognata sponda delle poltroncine in pelle del Governo, ed ora l’unto di Grillo marcia elegante alla guida delle giubbe rosse nel Paese dello scouting, c’è una cuccagna di praline zuccherose da lanciare a tutti, lavoratori, imprese, studenti, famiglie. Costituzione alla mano + manualetto giolittiano dell’italico trasformismo, il giochino è fatto, il prof. resta in sella cambiando gli alleati, dai padan-nazionalisti si salta sul convoglio fermo dei comunisti e via a tutto vapore verso il sol dell’avvenire, s’odono già le campane a festa del Cupolone Onlus. Mica si può votare ogni anno dice il mèntore cui il Colle ha affidato l’Italia dopo la tempesta agostana, la nostra è una democrazia parlamentare bisbigliano dal cespuglio di LEU, è ora di cambiar tutto tuona sinistro il segretario dem, ben venga dunque il rinoceronte di Ionesco, il teatro dell’assurdo, pur di sbarrare il galoppo ai sovranisti.      

E poi Venghino signori, venghino, ecco i confetti del matrimonio rosso, cuneo fiscale (mica per tutti), asili nido gratis, mance per infrastrutture, ricerca, scuola, beni culturali, sanità, su avanti venghino, venghino anche gli immigrati, porti spalancati troveremo noi come distribuirli uno qui, uno a Malta, uno a Macron, gli altri chissà dove mentre riscriviamo l’accordo di Dublino. Come faremo? Beh con un aforisma storico della sinistra progressista: “tutti debbono pagare le tasse perché se ne paghino di meno”, è l’unica soluzione equa per ingrassare la borsa vuota distribuendo i cioccolatini del programma truffa. Colpiremo duro gli evasori, senza pietà, peccato che quelli grandi v’abbiano da tempo anticipato mettendo tenda nei Paesi dove l’incentivo è doppio, giù le tasse, giù il costo del lavoro, si produce a poco col marchio Made in Italy e si rivende nel Paese del Bengodi, in questo Trump c’aveva visto giusto. Poi quel ch’è rimasto (quasi niente) dei colossi dell’imprenditoria italiana foraggia fior di studi legali, commercialisti per difendere i depositi dei Paperoni, prima di tirar fuori loro un euro ce ne vorranno di battaglie in Tribunale, e allora, per non fare Caporetto, diamoci giù compagni col tassare l’odiato ceto medio, la piccola e media industria, gli artigiani, il popolo dell’IVA e tutta la platea del posticino fisso, lì sono proprio in tanti ancora a doversi sottoporre alla trasfusione di sangue verde.

La ricetta rossa è sempre la stessa: tasse e tagli, sforbiciare c/c e servizi, dimagrire i finanziamenti agli enti locali con conseguente schizzo dell’IRPEF regionale e comunale, gli spiccetti si daranno radiografando prima ben bene il colore delle giunte bisognose d’ossigeno.   

Infine per assicurare un futuro stabile ai governi rossi-rossi (lasciamo per favore fuori la bandiera di Roma) è in cantiere una strategica riforma elettorale, meno parlamentari, forse, ma eletti col sistema tutto proporzionale, per favorire al meglio inciuci, accordi tra querce e cespuglietti dando lunga vita al Governo, un copia e incolla da I Repubblica quando DC, PSI, PSDI, PRI, PLI, valdostani, tirolesi, misticanze, marciavano in ammucchiata spartendosi poltrone e poteri. Garante della buona riuscita di tutta questa operazione sarà, se ci riusciamo, il prossimo Presidente della Repubblica dall’ odore di mortadella emiliana, ma sì quello che cambiò la nostra amata moneta a quasi 2.000 £ per 1 €.

Ragionando poi su discorsi, repliche, invettive del Conte bis si scoprono le ragioni del colpo di sole agostano del Capitano: no alla flat tax, è contro il proletariato, no alle trivellazioni ENI d’ idrocarburi, incompatibili con la green economy, no ai termovalorizzatori per i rifiuti crollerebbe la TARI, no al blocco delle navi Ong, no al rilancio concreto delle nostre imprese, no alle grandi infrastrutture, no al braccio di ferro con l’UE sul patto di stabilità, no alle autonomie, ma soprattutto no alla nostra sovranità nazionale in nome dell’antipopulismo, antisalvinismo tutti neologismi del vecchio, caro, utilissimo antifascismo.

E qui il regime ha già mosso i primi passi contro il fantasma nero chiamando FB al ruolo il dark ghosts (oscura fantasmi), via Forza Nuova, Casa Pound, Casaggì dalla piattaforma Zuckerberg nel giorno della grande manifestazione del 9 settembre contro il nascente Governo dei tappezzieri.

Giro di vite sulle piattaforme social, guai per chi le usa aggredendo verbalmente i tribuni del sistema, è allo studio un nuovo linguaggio del prof.: il mitese (toni appunto miti, soft, mai aggressivi).

Così è stato difficile sapere dai Tg nazionali e commerciali persino della morte di Stefano Delle Chiaie, chi ha dato la notizia l’ha confezionata con la carta rossa, cliché d’archivio del fascista, carico d’ accuse infamanti, latitante, nemico della democrazia nata dalla resistenza, sparando sulle costruite imputazioni e sorvolando su tutte, ma proprio tutte, le assoluzioni.

Chissà vedremo ritirar fuori dal cassetto anche il disegno di legge Fiano magari stringendo per benino le maglie della rete perché ci caschino anche i pesci padani, moltiplicatisi a dismisura, troppo pericolosi per gli equilibri dell’ecosistema Italia loro.

Un soldatino, lo è chi scrive queste righe, chiude con una frase di Stefano colta dal suo libro autobiografico L’aquila e il condor: memorie di un militante politico: “La repressione non ci piega, ci moltiplica” la nuova trincea si chiama libertà perché l’unico collante che tiene uniti i camaleonti grillini cogli orfani del muro di Berlino è l’odio contro il pensiero divergente perciò la democrazia.

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