di Ruggiero Capone
In troppi iniziano a domandarsi che certezze ci siano perché non vadano in fumo sacrifici e patrimoni dell’uomo di strada; di quella gente comune che grazie a lavoro e diritti connessi ha potuto pagare mutui, acquisire legittimamente case e terreni.
In tanti durante la pandemia gridavano che necessiterebbe processare Mario Draghi ed i suoi più stretti consiglieri e collaboratori, nonché i silenti complici che vegetano con modalità saprofite tra Bruxelles, Strasburgo, Francoforte e Amsterdam. Un processo che chiarisca tombalmente chi ha ceduto i nostri beni e la nostra libertà ad entità finanziarie internazionali, del tutto simili nella progettualità alla mai defunta Compagnia delle Indie, a cui le corone del Vecchio Continente assegnavano il monopolio di beni e attività commerciali nelle colonie: erano società di capitali e, nel 1700, un potentissimo massone della banca d’Inghilterra aveva predetto al giocatore John Law (l’inventore della cartamoneta) che nel futuro stato moderno avrebbero garantito ai pochi la supremazia sui popoli. A conti fatti le multinazionali stanno dimostrando di saper rivolgere la vecchia politica della Compagnia delle Indie, tramite fisco e leggi imposte alla politica, contro i popoli europei ed occidentali, depredandoli di ogni bene registrato e tracciabile.
Le entità di controllo nazionali sulle attività di borsa, come l’italiana CONSOB per esempio, vigilano solo sui casi locali di “prestazione abusiva di servizi d’investimento e di offerta abusiva di prodotti finanziari”: così riescono solo a fermare le centinaia di truffette locali, ma non chi genera congiunture economiche sfavorevoli e crisi globale o, peggio, mette a leva finanziaria i patrimoni di ignari abitanti d’intere regioni.
L’operazione è davvero semplice, e funziona come il Monopoli che, notoriamente, è il gioco di contrattazione più famoso del mondo; il cui scopo finale è diventare monopolista, ossia restare l’ultimo “finanziere” al mondo, il padrone del Pianeta. Riassumiamo così la cosa: nelle loro periodiche riunioni Warren Buffett, George Soros, Larry Fink, Dominic Morgan, Patrick Dempsey e qualche altro che ora non viene a mente, si riuniscono e si accordano su progetti di sviluppo planetario. Ovvero come e quanto investire perché possa passare un oleodotto, decollare l’estrazione mineraria (terre rare per esempio), disegnare nuove rotte navali, costruire una città dal nulla e raderne al suolo una vecchia, tagliare i fondi ad uno stato loro nemico o finanziare una rivolta o la politica perché cambi il corso della storia in una nazione.
Questa tipologia progettuale funziona come il Monopoli, e le ipotetiche poste a leva finanziaria sono le case e i terreni di ignari cittadini, i patrimoni d’interi stati, come porti, aeroporti, isole, monumenti, musei, sperimentazione chimica e farmacologica su umani ed animali, terreni ed acque. Tutto passa sulla nostra testa, ed anche su quella di chi ci governa, perché le norme internazionali che hanno permesso commercialmente la globalizzazione, quindi acquisizioni in paesi lontani da New York, Londra ed Amsterdam, prevedono che il destinatario finale sia l’ultimo ad essere informato: in pratica il gioco funziona come le norme europee, che calano sulla testa di noi italiani come un fortunale improvviso, e la politica ci dice che non si possono fermare, perché calate da un Olimpo legalmente più potente del governo che regge lo stato. In America Latina gli effetti di questo gioco sono visibili da sempre.
“Nella provincia di Celendin, a 77 chilometri da Cajamarca, a nord del Perù – racconta Veronica Silva (che da anni si batte per i diritti umani in America latina) – la libertà di movimento è stata ridotta ai minimi termini, da quando la multinazionale Yanacocha, di proprietà della NewmontCorporation, ha acquistato i terreni della zona per ampliare la miniera d’oro omonima e sviluppare il progetto estrattivo Conga. Ha comprato anche la strada pubblica che conduce a casa di Máxima e alla comunità di Santa Rosa, dove vivono circa 200 famiglie. Yanacocha possiede tutto, tranne una terra. Da 24 anni, MáximaAcuñaChaupe, 44 anni e meno di un metro e cinquanta di altezza, vive a Tragadero Grande, nei suoi 24,8 ettari farciti d’oro, e non intende andarsene”. Il 9 agosto del 2011 la multinazionale Newmont Corporation ha fatto irruzione nei terreni di proprietà della contadina, usando le ruspe e con il consenso della polizia: il pezzo mancante al suo piano d’espansione è stato conquistato con la forza, nonostante Máxima avesse legittimamente acquistato quelle terre nel 1994.
Nel 1996 Yanacocha aveva comprato centinaia di ettari direttamente dalla comunità di Sorochuco, e mancava solo il terreno di Máxima; la proprietaria non è stata interpellata, è stata cacciata con la forza e denunciata per aver invaso illegalmente il suo stesso terreno: questo è frutto d’una legge statunitense ben nota, che permette alle multinazionali di espropriare palazzi o intere aree geografiche quando le società di capitale arrivano a detenere la maggior parte delle quote. L’esempio classico è il palazzo di dieci appartamenti: l’immobiliare di una struttura finanziaria ne acquisisce otto, quindi procede legalmente ad espropriare gli altri due. Negli Usa le multinazionali hanno anche i loro eserciti privati, infatti nel caso del terreno di Máxima gli uomini della vigilanza privata della Newmont Corporation avevano provveduto allo sgombero con l’assenso della polizia peruviana. Del resto John Steinbeck ci raccontava in Furore come i contadini Usa, già impoveriti dalla grande depressione del 1929, venivano espropriati delle terre e scacciati con le armi.
Dominic Morgan, Ceo della Jp Morgan, ha illustrato al WEF di Davos, ben due anni prima della Pandemia, la nota proposta che permetterebbe celeri espropri delle multinazionali in Occidente, nella nostra pacifica Europa. Atti forzosi, per certi versi simili a quelli che prevedeva l’Agip nel caso di rinvenimenti certi di giacimenti gassosi e petroliferi.
Dominic ha lasciato che fosse il capo della banca JP Morgan (Jamie Dimon) ad illustrare che “per rendere più rapido il procedimento autorizzatorio degli impianti fotovoltaici, ed in genere green, dovrebbe essere necessario l’esproprio”.
Questa timida ipotesi di cinque anni fa spalanca ora numerosi dubbi. Perché è certo che i fondi immobiliari abbiano messo a disposizione molti terreni per futuri impianti d’energia alternativa, che su quei terreni sono stati concentrati investimenti, soprattutto che i proprietari dei terreni non sappiano d’aver ceduto a chi sradicherà alberi per piantare pannelli fotovoltaici o pale eoliche. Una grandissima truffa che passa sulle teste di tutti, e che nessuna CONSOB potrà mai fermare, perché la delega politica dei popoli appare arma spuntata a cospetto del conciliabolo del Monopoli.
In Italia espropriare un bene per pubblica utilità in favore d’una multinazionale è più facile che in Francia, e perché negli anni ’50 la politica doveva trovare soluzioni amministrative per favorire il passaggio di opere pubbliche e metanodotti: quindi venne armata una legge che permetteva all’Agip d’operare manleva aggirando il proprietario, soprattutto per occupazioni d’urgenza, espropri e impianti di pubblica utilità; disciplina rinvigorita ultimamente dagli espropri per pubblica utilità nelle zone terremotate di Marche e Abruzzo e soprattutto dal partenariato pubblico-privato che ha realizzato la Tap togliendo le terre ai contadini del Salento.
Torniamo a monte, chiarendo di cosa dovrebbe rispondere l’ex direttore del Tesoro del 1991 Mario Draghi, che nel 1992 s’affacciava sullo yacht Britannia. Perché a questo punto entra in ballo il MES, il meccanismo di stabilità. Perché chi ha stretto accordi internazionali negli ultimi trent’anni sa bene che i mercati hanno messo i patrimoni italiani a leva finanziaria non informando i cittadini, trattandoli come si conveniva ai sudditi indiani della Regina Vittoria o ai congolesi di Leopoldo del Belgio. Ora occorre il pretesto per l’esproprio, o quanto meno il motivo che consenta d’imporre all’Italia che i diritti di proprietà vengano convertiti in diritti concessori, come si conviene ai sudditi delle multinazionali. Uno stato libero, uno stato che tutela i propri cittadini, processa i nemici del popolo. Quindi si spera il governo non ceda alle pressioni di chi ci ha messo a leva finanziaria senza dircelo.