Palazzo Chigi, Giorgia Meloni e i consigli mancanti
Mario Sechi, dal primo settembre, è andato a dirigere il quotidiano “Libero” ed è tornato non solo al suo mestiere naturale, ma anche a una vita normale, quella che è letteralmente impossibile a Palazzo Chigi, da quando vi alloggiano Giorgia Meloni e la sua “squadra”.
Il giornalista, certamente uno dei migliori in circolazione, deve aver maledetto il giorno in cui, alcuni mesi fa, accettò la proposta della premier di farle da portavoce. Lavorare con Giorgia Meloni, infatti, significa avere a che fare, in ogni momento, con la sua storica segretaria, Patrizia Scurti, che fa letteralmente il bello e cattivo tempo a piazza Colonna e dintorni. E i modi della signora Scurti sono spesso poco urbani. Racconta un alto funzionario di Palazzo Chigi che “dalla sua stanza si sentono di continuo urla e non è raro che la signora Scurti strilli anche in corridoio”. Immaginate un uomo educato e pacato come Mario Sechi, proiettato in quella realtà: la presidente del Consiglio che, in ufficio, si esprime urlando; la sua segretaria che la imita; e la portavoce, Giovanna Ianniello, che, per non essere da meno, adotta gli stessi metodi, anche se – sottolinea un’impiegata dell’ufficio stampa – “non è cattiva, è semplicemente stressata dal contesto”.
Così, Mario Sechi ha cercato, da subito, una via d’uscita che non sembrasse una fuga vera e propria: la direzione di “Libero”, in questo senso, è stata quella che si definisce una “mano santa”.
Il guaio è che non tutti coloro che popolano Palazzo Chigi possono scappare altrove, anche se molti, di questi tempi, lo farebbero volentieri. Un dipendente di lungo corso, ormai a pochi anni dalla pensione, sostiene che “la Presidente mi era molto simpatica, prima che arrivasse qua, l’ho anche votata. Sinceramente, però, dopo averla conosciuta personalmente, dopo aver visto gli atteggiamenti arroganti suoi e di alcuni suoi più stretti collaboratori, davvero non nutro più alcuna simpatia per lei. Guardi, Mario Draghi poteva risultare freddo, ma era certamente educato. Matteo Renzi era uno spasso, ma dava anche confidenza, scherzava con noi. Enrico Letta forse era un po’ triste, ma un signore vero, salutava sempre per primo. Lei no: testa bassa sul telefonino, entra in ufficio senza salutare nessuno e inizia con le urla…”.
Insomma, Palazzo Chigi, oggi, sembra ostaggio di Giorgia Meloni e della sua “banda”, composta da personaggi che seminano il terrore negli uffici. E le segretarie, non a caso, di primo mattino, si interrogano su quale sarà l’umore della Capa al suo arrivo. Un brutto clima, che non aiuta il lavoro di squadra: a un Capo irascibile chi darà consigli sinceri? Nessuno, perché nessuno vuole contraddirlo, per non farlo irritare.
Ecco, forse questa è la chiave giusta, per comprendere i mille errori commessi da Nostra Signora della Garbatella in questo quasi anno di Governo. In tanti, infatti, senza sapere cosa succede davvero nelle segrete stanze di palazzo Chigi, si chiedono: “Possibile che nessuno la consigli?”. Possibile, più che possibile…
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