Pd, cambia tutto per non cambiare nulla
Con la vittoria di Elly Schlein alle primarie del Pd, sembrava dover cambiare tutto: sono bastate due settimane, anche meno, per comprendere che il Partito Democratico e i suoi sodali sono sempre gli stessi, immutabili. Sì, perché le prime parole e le prime azioni della “novità” Elly sono state improntate al vecchio ritornello dell’antifascismo. Possibile che nel 2023 un partito, che dovrebbe interessarsi dei problemi reali dei cittadini, non abbia altro di meglio da proporre che l’antifascismo? Possibile che l’onorevole Schlein non abbia una proposta, ad esempio, per ridurre le morti sul lavoro? O il numero dei poveri nel nostro Paese?
Niente di niente, la Schlein, il Pd e i media amici battono sempre sugli stessi tasti. La Russa va in Israele a rendere omaggio alle vittime della Shoah (ma ce n’era proprio bisogno?) e i giornalisti lo inseguono, chiedendogli se il fascismo sia stato il male assoluto. Lui non risponde e finisce, criticatissimo, sulle prime pagine dei giornaloni. Tutto questo mentre l’inflazione sale, gli infortuni sul lavoro si moltiplicano, così come i poveri, che riempiono le mense della Caritas, e Agenzia delle Entrate riscossione continua a “torturare” gli italiani, con l’invio di cartelle esattoriali sempre più pesanti.
Ecco, una sinistra che voglia davvero definirsi tale dovrebbe occuparsi di questo, nel Terzo Millennio, non di perpetuare l’antifascismo, di cui non interessa nulla a nessuno o quasi. Ma Elly Schlein, in definitiva, altro non è che la proiezione di Franceschini, Boccia e, quel che è peggio, Romano Prodi, il suo vero ispiratore. Non a caso, uno degli uomini di fiducia della nuova segretaria del Pd è quel Mattia Santori che, negli anni passati, era assurto alla notorietà per aver creato il movimento delle “sardine”, guarda caso a Bologna, città dove a sinistra non si muove una foglia senza che Romano Prodi non voglia.
Chi si aspetta grandi sconvolgimenti, dunque, può rassegnarsi: così come a destra non è cambiato nulla, malgrado la vittoria elettorale di Giorgia Meloni, a sinistra tutto resterà come prima, con i soliti noti che dettano la linea. L’unica differenza sembra essere un certo riavvicinamento al Movimento Cinque Stelle, il cui destino, però, appare segnato: l’inutile Giuseppe Conte lo ha ormai ridotto ai minimi termini e non è difficile prevedere che, con una segreteria del Pd almeno nominalmente più spostata a sinistra, dai grillini in parecchi approderanno, presto o tardi, al più sicuro porto piddino.
Si tratterà, insomma, di una mera operazione di potere, che non porterà assolutamente nulla di nuovo nel desolante panorama politico italiano. E gli elettori – i pochi che, ostinatamente, continueranno a recarsi alle urne – saranno ancora costretti a scegliere tra una destra che di destra, ormai, non ha più nulla e una sinistra che di sinistra ha soltanto il nome. Peggio di così…
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