Pensioni: Draghi getta la maschera
“Questo non è il momento di chiedere, ma di dare ai cittadini”. Mario Draghi si era presentato così, al suo debutto da premier, e ha ripetuto questa frase dopo qualche mese, mostrando al Paese un volto “buono”, che non gli appartiene. Il vero Draghi, infatti, è quello che non guarda in faccia nessuno, che va dritto sulla strada disegnata d’intesa con i suoi amici di Bruxelles e dei potentati economici-finanziari mondiali e che, dunque, se ne infischia degli interessi della comunità.
Balle, diranno i tantissimi sostenitori dell’ex presidente della Banca Centrale Europea, che, appoggiato da tutto il panorama mediatico nazionale e internazionale, è guardato dalle folle come il salvatore dell’Italia e addirittura dell’Europa. Sembra di sentire i suoi sostenitori: “Draghi è l’unico che può gestire bene i miliardi del Piano di ripresa e resilienza, senza di lui l’Europa ci farebbe a pezzi”. Già, chi meglio di Draghi per fare quello che ci chiede Bruxelles?
Il problema, il vero problema, è che quello che ci chiede l’Unione Europa non è quello che serve ai cittadini italiani. A partire dalle pensioni. Il governo gialloverde aveva introdotto quota 100, superando la legge Fornero, che aveva creato danni sociali inenarrabili. Quota 100, fortemente voluta dalla Lega di Salvini, si è rivelata una misura onerosa, ma giusta, anche se, a causa della crisi causata dalla pandemia, non ha ottenuto gli obiettivi prefissati, in termini di ricambio nei posti di lavoro. È servita, comunque, a mandare in pensione i tanti esodati, castigati dalla legge Fornero, e i tantissimi che, avendo raggiunto appunto la più che ragionevole quota 100 (tra età e contributi), lo hanno chiesto.
Draghi, però, nella sua prima manovra economica da premier, ha eliminato quota 100, un provvedimento che l’Europa ha sempre osteggiato. “Costa troppo e serve a poco”, hanno detto più volte da Bruxelles, senza guardare, in alcun modo, al positivo impatto sociale della misura. Cosa che, figuriamoci, anche Draghi si è ben guardato dal fare. “Non ci sono i soldi per rinnovare quota 100”, ha detto il presidente del Consiglio, nello stesso momento in cui il governo stava cercando altri miliardi per il Monte dei Paschi di Siena. La Lega ha protestato, insieme ai sindacati, ma niente da fare: quota 100 resterà un bel ricordo e, dopo una fase di transizione, si tornerà alla legge Fornero.
Così, anche i “tifosi” di Draghi sono serviti, ma, ne siamo certi, non apriranno gli occhi. Giornalini e giornaloni, infatti, continueranno a parlarne come del salvatore della patria e lui continuerà a fare il bello e il cattivo tempo, sempre all’insegna degli interessi dell’Unione Europea, degli industriali (che, detto per inciso, lo hanno sostenuto con forza nell’eliminazione di quota 100) e delle élite finanziarie.
È bastato poco, insomma, e Draghi ha gettato la maschera: sulle pensioni si è capito perfettamente da che parte sta. E, in linea con tutta la sua storia, non è certo quella dei cittadini.
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