Per un modello di sanità in una società comunitarista.
Ad oggi il preoccupante aumento di nuove epidemie di morbillo ha riproposto in maniera sempre più forte la questione vaccinazione no- vaccinazione sì, suscitando da più parti le dure prese di posizione di politicanti e medici a favore di quest’ultima ; entrambi, però, si ostinano a non capire le ragioni profonde che hanno portato i cittadini a maturare negli anni questa diffidenza nei confronti della vaccinazione obbligatoria, ovvero la mancanza di autorevolezza e l’incapacità comunicativa della classe medica e la distruzione capillare di quello che un tempo qualcuno osava definire “senso dello Stato”.
Questo è il motivo per il quale la sensibilizzazione sulla importanza della vaccinazione e di tutte le politiche sanitarie di prevenzione debba passare in primis da una profonda rielaborazione di cosa voglia dire Stato e Istruzione Pubblica: non si può infatti tirare in ballo la collettività solamente quando fa comodo per poi riporla nel cassetto quando desideriamo ingozzarci di individualismo sfrenato e malcostume liberale in nome dell’Io legislatore che tutto vuole e tutto può.
Per la stessa ragione è impensabile pretendere misure assistenziali per i malati cronici senza progettare adeguati percorsi di riabilitazione e di reinserimento all’interno della società, e questo può realizzarsi solo se liberiamo la dimensione della malattia dal perimetro liberal-capitalistico secondo cui solo chi può guarire e quindi tornare a essere utile merita di ricevere un investimento nella propria salute (altro elemento che rende estremamente naive l’articolo 32 della nostra carta costituente di cui abbiamo parlato in un precedente nostro articolo).
Il conclusione, risulta quindi prioritario rifondare la Sanità (così come qualsiasi altro aspetto della vita pubblica)proponendo una soluzione nel sociale, educando le masse non solo a un nuovo modello di Salute Pubblica, ma di Società!