Quando i giovani nazionali pensavano, discutevano ed erano protagonisti

 

Quando i giovani nazionali pensavano, discutevano ed erano protagonisti

Vi è stata un’epoca in cui i giovani, liberi culturalmente e psicologicamente, hanno affollato le piazze e gli atenei italiani con l’intento di protestare, contestare ed indicare soluzioni indipendente-mente dal partito di appartenenza o addirittura in contrasto con le indicazioni dei partiti.

Questa è stata l’epoca dei giovani universitari del Fuan ( Fronte universitario di azione nazionale) almeno a partire dalla fondazione dell’organizzazione universitaria fino al 1968, anno della conte-stazione studentesca della quale essi fecero parte pur fra cruenti contrasti e scontri anche con la par-te politica di riferimento, il Msi. E’ la tesi fondamentale che emerge dal libro di Alessandro Amorese intitolato Fuan. Dai Guf al ’68. Gli studenti nazionali tra piazze ed atenei (Eclettica edizioni, settembre 2017), in fase di presentazione nelle varie sedi culturali, come la Fondazione Ugo Spirito – Renzo De Felice.

Oltre che a coloro che furono i protagonisti di quelle vicende e che oggi si riconoscono nelle più di-versificate parti e fazioni che costituiscono l’attuale panorama politico (di sicuro molto diverso da quello dei due decenni di contesto delle vicende narrate), la lettura del libro di Amorese non può non essere consigliata ai giovani di oggi, che hanno maturato convincimenti culturali e comporta-mentali molto diversi e contrastanti con quelli dei giovani presi in esame dall’Autore.

La lettura del libro di Amorese consente, infatti, di verificare la profonda differenza, quasi antropo-logica, fra i giovani di oggi succubi degli strumenti, i più sofisticati, della comunicazione mediatica e quei giovani fortemente caratterizzati da convincimenti personali autonomi e liberi dai pesanti condizionamenti di cui sono vittime le generazioni giovanili dei nostri giorni.

Amorese ha affrontato l’argomento con forte e rigoroso criterio di ricostruzione storica, senza in-dulgere a pregiudizi, ma con il solo obiettivo di ricostruire il quadro più veritiero possibile, supe-rando le difficoltà legate ad una materia e ad un mondo umano caratterizzato da molteplici sfaccet-tature spesso contrastanti. Archivi, documenti ufficiali e testimonianze orali hanno costituito, come lo stesso Autore afferma nell’introduzione, “le sue tre modalità di ricerca storica”. Lo stesso crite-rio che Amorese qualche anno prima aveva impiegato nel ricostruire la storia del Fronte della Gio-ventù. La Destra che sognava la rivoluzione. La storia mai raccontata.

In entrambi i volumi, ma soprattutto in quello sul Fuan, la costante permanente che emerge nelle va-rie fasi della narrazione è la difesa dell’autonomia dei “giovani nazionali” rispetto al partito di rife-rimento, il Movimento Sociale Italiano. Al contrario viene rilevata in molteplici occasioni la volon-tà della Direzione dello stesso Partito di controllare ed incanalare verso le proprie finalità l’azione politica dei giovani universitari del Fuan, di quei giovani che, in verità, erano impegnati anche in azioni di contestazione dei vertici del mondo accademico e che tendevano a costruirsi una cultura personale aprendosi a letture e a iniziative culturali libere e autonome.

Amorese sa raccontare, con riferimenti obiettivi, anche i contrasti all’interno della stessa organizza-zione universitaria, compresi quelli culminati nella contestazione del Sessantotto, che vide molti studenti del Fuan, in particolare della Caravella della Sapienza di Roma, schierarsi contro il sistema politico dei partiti succubi della logica di Yalta, come sostenevano i redattori della rivista L’Orologio diretta da Luciano Lucci Chiarissi, che appoggiava gli studenti nazionali coinvolti nel movimento della contestazione.

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