Regionali, il centrosinistra somaro non ha imparato la lezione
Non è bastata la lezione dello scorso settembre, quando, in occasione delle elezioni politiche, il centrosinistra puntò tutte le sue carte sulla demonizzazione dell’avversario e venne letteralmente asfaltato dal responso delle urne: vittoria trionfale del centrodestra e, in particolare, dei Fratelli d’Italia, indicati come il nemico numero uno del Paese, in quanto eredi e seguaci del fascismo. Una balla bella e buona, alla quale gli italiani non credettero, punendo Enrico Letta e soci per la loro impalpabile proposta politica e premiando la ventata di novità rappresentata da Giorgia Meloni.
Oggi, a pochi mesi di distanza, la storia si ripete. A febbraio si voterà in Regioni importantissime, come Lazio e Lombardia, e la sinistra radical chic – che muove cifre rilevanti per i catering negli appartamenti del centro di Roma e Milano, ma che non sposta un voto – torna alla carica. Tra un involtino al salmone e un calice di champagne, banchieri e imprenditori, adulati dai soliti pseudogiornalisti, si spiegano che “questa destra è proprio barbara e non può andare a governare anche il Lazio”. In Lombardia, infatti, la partita è persa in partenza, ma nel Lazio, dopo dieci anni di bengodi, grazie al loro compare Zingaretti, sarebbe un vero disastro, per questi signori, dover prendere schiaffi dalla destra di governo, che si guarderà bene dal comprare, per milioni di euro, mascherine che non esistono o di foraggiare la sanità privata, anche quando non serve a migliorare le prestazioni del Servizio sanitario.
Così, durante aperitivi e cene a base di puzza sotto il naso e di disprezzo per Meloni e i suoi alleati, si sottolinea come “tutti devono sapere che razza di cialtroni sono questi Fratelli d’Italia”. Allora, i giornalisti-servi prendono appunti e il giorno dopo sparano veleno contro Tizio o Caio, oggi cinquantenni, ma in gioventù colpevoli di aver fatto a botte fuori da scuola o di aver distribuito volantini del Fronte della Gioventù, “che – assicura il ricco e pingue banchiere in pensione – era soltanto un focolaio di terroristi”.
L’obiettivo di questi prestigiosi fogli, la cui funzione più nobile è quella di fare da involucro per le uova al mercato, oggi è, dunque, quella di screditare il più possibile il candidato del centrodestra nel Lazio, Francesco Rocca, e chi lo sostiene. Perciò, dopo un pesante attacco personale a Rocca, per il quale è stato scomodato addirittura il fratello, che evidentemente ha motivi di rancore personale verso Francesco, si è passati a Martin Avaro, un imprenditore molto vicino a Giorgia Meloni, che in passato ha avuto qualche problema con la giustizia. Pagato il suo conto, Martin si è messo al lavoro e ha creato una realtà imprenditoriale solida, che ha un unico torto: lavorare tanto anche per i Fratelli d’Italia. Così, un giornale semiclandestino, ma molto vicino ai pentastellati, lo ha attaccato per un paio di giorni, chiedendogli addirittura di abiurare il fascismo.
Ridicoli. I signori del centrosinistra – tutti: dai grillini ai democratici, passando per il Terzo Polo – sono letteralmente ridicoli. E non hanno capito che i cittadini si aspettano proposte concrete, per migliorare la loro qualità della vita, non insulti all’avversario. Il centrodestra, ovviamente, ringrazia: senza alcuno sforzo, vincerà anche nel Lazio. E, se saprà governare, dopo dieci anni di nulla a guida Zingaretti, i “fratellini” e i loro alleati resteranno a lungo nella sede di via Cristoforo Colombo. Con buona pace dei salotti romani.
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