A Palazzo Chigi e dintorni è, ormai, duello quotidiano tra i vari partiti che sostengono il Governo Draghi e i bene informati giurano che a ottobre, quando sarà scattato il vitalizio per tutti i parlamentari, ci sarà la corsa a togliere la fiducia al “Migliore”, così da avere le mani libere in vista delle elezioni politiche del 2023, che potrebbero essere anticipate ai primissimi mesi dell’anno (Mattarella preferirebbe fine maggio).
In tal modo, potrebbe esserci un’accelerazione anche per il voto regionale, comunque previsto per aprile 2023. E il Lazio, come sempre, scatena gli appetiti dei diversi schieramenti: le manovre sono già cominciate da tempo, ma a oggi la situazione è di scontro totale, sia a destra che a sinistra.
Il governatore uscente, Nicola Zingaretti, non può, infatti, essere ricandidato e il segretario regionale del Pd, il senatore Bruno Astorre, ha giocato d’anticipo, candidando Daniele Leodori, attuale vicepresidente della Regione Lazio. Una scelta maldigerita da Bettini e soci, i quali, al contrario, vedrebbero benissimo una candidatura di Enrico Gasbarra, ex presidente della Provincia di Roma ed ex europarlamentare, molto gradito a Santa Romana Chiesa. Zingaretti, da parte sua, sponsorizza, più o meno apertamente, il suo attuale assessore alla Sanità, Alessio D’Amato. Insomma, un caos. Tanto che è dovuto intervenire Enrico Letta, che, per evitare indecorosi scontri tra bande, ha bocciato l’ipotesi delle primarie: “Dobbiamo arrivare a un candidato condiviso”, ha detto, cercando di riportare la pace.
La situazione non è migliore in quella che una volta fu la casa delle libertà. Qui le libertà se le prendono un po’ tutti, autocandidandosi a governatore. Il primo è stato il leghista Claudio Durigon, il quale, malgrado abbia dovuto lasciare il Governo per qualche parola inopportuna, sostiene di essere l’unico candidato spendibile per la presidenza della Regione Lazio. Il senatore forzista Claudio Fazzone, da parte sua, fa trapelare da mesi che il suo nome, come candidato governatore del Lazio, raccoglie tanti consensi. Sarà, ma volenti o nolenti, tutti, nel centrodestra, dovranno fare i conti con i Fratelli d’Italia, che nel Lazio sono fortissimi e che a livello nazionale volano nei sondaggi, risultando primo partito.
Questo, ovviamente, ha infervorato i “fratellini”. Molti dei quali si sentono già ministri o sottosegretari del prossimo Governo a guida Giorgia Meloni (nelle chat romane dei Fratelli d’Italia non si parla d’altro…). Uno dei ministri in pectore è il cognato di Giorgia, il deputato Francesco Lollobrigida, che molti “fratellini” ritengono il candidato ideale alla presidenza del Lazio. “Non se ne parla”, ha però tagliato corto “Lollo”, che per sé vede, appunto, un futuro da ministro.
La cosa ha fatto infuriare il “guru” dei “fratellini”, Fabio Rampelli, che a microfoni spenti ha definito inaccettabile l’atteggiamento di “Lollo” e ha detto di essere pronto a scendere in campo personalmente. Del resto, Rampelli è un politico navigato (attualmente è vicepresidente della Camera) e sa bene che, malgrado FdI voli nei sondaggi, Giorgia Meloni troverà mille ostacoli sulla strada per Palazzo Chigi, quasi certamente senza arrivarci mai. Rampelli, dunque, si candiderebbe alla presidenza della Regione Lazio e, vincendo, avrebbe un ruolo di primissimo piano per i prossimi anni, anche se, come tutto lascia credere, a livello nazionale molti lavoreranno per riproporre Draghi premier, azzoppando i sogni di Meloni e compagnia.
Il quadro del Lazio, a pochi mesi da voto, è, dunque, quello di una situazione di scontro totale, da una parte e dall’altra. Ma, mentre a sinistra, come sempre accade, alla fine si troverà la quadra e le milizie andranno a votare compatte per un candidato, a destra si rischia l’ennesimo autogol. Sarebbe follia, dopo la vicenda Parisi delle ultime regionali laziali: sbagliare è umano, perseverare…
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